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Parte Quinta — Italia Insulare
19 luglio 1860 — Da questo luogo eminente — Osservata la posizione dei dintorni di Milazzo —~ Meditò la temeraria battaglia — Dell'alba successiva — Il Municipio a perpetua memoria. Egli fissò la dimane per un assalto generale di Milazzo, calcolando che le truppe che avanzavansi per terra a Patti potrebbero entrare in linea prima della fine del combattimento. Era sua intenzione diriger l'assalto principale contro la sinistra dei Regii per tagliare le loro comunicazioni con Messina. Fermato e confidato il suo piano eli battaglia al Medici, cui ordinò di pigliar le disposizioni speciali per la giornata del 20, Garibaldi pubblicò il seguente ordine del giorno, importante sopratutto perchè costituì VEsercito meridionale quale fu sempre in seguito:
La brigata Mediti ha ben meritato della patria; i suoi soldati, assaliti da forze superiori, hanno mostrato di nuovo quanto valgano lo baionette dei figli della libertà.
I brigadieri Gosenz, Medici, Garin' e Bixio sono promossi al grado di generali maggiori e il colonnello Eber al grado di brigadiere. L'esercito nazionale di Sicilia si comporrà quindinnanzi di quattro divisioni di fanteria, di una brigata d'artiglieria e di una brigata di cavalleria; le divisioni prenderanno i loro numeri dalla I5a sotto il comando del generale Tiirr. Per le formazioni delle brigate i generali maggiori mi faranno tosto le presentazioni d'uffiziali necessari pe' varii comandi, In avvenire le nostre truppe porteranno il nome d'Esercito meridionale „.
Tùrr, Sirtoi'i, Orsini erano già stati precedentemente promossi al grado di maggiori generali. Tiirr ebbe il comando della divisione 15a, la prima dell'esercito meridionale, Gosenz della 16a, Medici della 17a e Bixio della 18a. Quanto alla 19a, creata in seguito, ne parleremo più innanzi. Orsini comandava l'artiglieria, Carini la cavalleria.
La mattina del 20 a buon'ora le colonne di Garibaldi spiegaronsi per muovere all'attacco. Malenchini co' suoi Toscani, e un battaglione di Palermitani, doveva avanzarsi lungo la spiaggia respingendo la destra borbonica ed, impadronendosi del villaggio di Santa Marina, sforzare la porta Palermo di Milazzo. Garibaldi, con la colonna principale sotto Medici, comandava il centro e si avanzava per la strada diretta di S. Pietro, mentre il Gosenz dava mano all'attacco destro per Gorriolo ed Archi, sperando in tal modo sforzar la destra ed il centro napoletano, e, facendo impeto contro la porta Messina, pigliar la città in quella direzione. La destra e il centro erano composti pressoché di tutti i Cacciatori delle alpi; il reggimento siciliano Dunn formava la riserva, mentre il Fabrizi e le sue reclute spingevansi alla estrema destra olire Pace per impedire l'avanzarsi del battaglione a Gesso.
Giunto il Malenchini, trovò una seria resistenza nelle case e nelle masserie lungo la spiaggia San Papino. Alle 7 del mattino il fuoco incominciò su quel punto e durava da qualche tempo senza risultato definitivo, quando i Borbonici fecero avanzare l'artiglieria, formarono, sotto la sua protezione, la loro fanteria in colonne, inviarono qualche manipolo di cavalleria lungo il mare e mossero contro il nemico. I giovani soldati del Malenchini non ressero a codesto attacco, segnatamente all'urto della cavalleria, e cominciarono ad indietreggiare.
Fatto di ciò avvisato, Garibaldi, col suo intuito infallibile, ordinò al Medici di tener fermo sulla destra, di attaccare i mulini del Floripotoma e di marciar sempre di là direttamente su Milazzo. Mentre il Medici eseguiva quest'ordine, il Garibaldi tentò ristabilire in persona il combattimento pericolante sulla sinistra.
Non avendo con sè da principio che i Cacciatori genovesi, si volse a sinistra contro le case di San Papino e diede ordine al Gosenz di appoggiarlo con la riserva non appena giunto a Meri. Solo coi carabinieri genovesi ed alcune delle sue Guide, il Garibaldi piombò in mezzo alla linea dei Napoletani, i quali, dopo respinto Malenchini, stavano riordinando la loro cavalleria per inseguirlo. Garibaldi era deliberato di arrestare ad ogni costo quel nuovo attacco della cavalleria e il tentativo, che riuscì felicemente, per poco non gli costò la vita.