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Parte Quinta — Italia Insulare
Al principio della seconda Guerra Punica, una poderosa squadra cartaginese naufragò sulle sponde di Lipara e dell'adiacente Vulcano (Liv., xxi, 49); ma da quel tempo non ne troviamo menzione storica sino alla guerra fra Ottaviano e Sesto Pompeo in Sicilia nel 36 av. C., quando Lipara e le isole adiacenti compariscono di bel nuovo quale importante stazione navale. Fu occupata e fortificata da Pompeo, ma presa da Agrippa il quale stanziò poi la sua squadra nell'isola di Vulcano, minacciando di là le forze di Pompeo a Milazzo e a Messina (Appiano, B. C., v, 97,105,112).
Non sembra dubbio che Lipara continuasse a godere di molta prosperità sotto il governo romano. Diodoro (v, 10) loda la sua fertilità, del pari che l'eccellenza dei suoi porti, e dice che i Liparotti ritraevano larghi guadagni dal commercio dell'allume. Cicerone (Verr., ni, 37) in vero ne parla poco bene, qualificandola parva civitas in insula inculta tenuique posila; ma sembra un'esagerazione oratoria e il passo inoltre si riferisce principalmente al grano pel quale Lipara non era e non è adatta.
Sotto l'Impero romano Lipara servì sovente di luogo d'esilio pei delinquenti politici e, prima della caduta dell'impero d'Occidente, divenne la dimora favorita dei monaci. In un periodo primitivo dell'Impero era frequentata pei suoi bagni termali (Plin., xxxi, 6, s. 32), come ancora al dì d'oggi, ed alcuni avanzi ancora visibili di antiche costruzioni pare si connettano a questi stabilimenti antichi. Pochi frammenti di mura rintracciansi eziandio in sommità al monte incoronato dal moderno castello; e molte medaglie, frammenti di scolture, ecc. furono scoperti nell'isola (Smyth's, Sicilìj, p. 262).
Strabone (vi, p. 265) ed alcuni scrittori antichi parlano di fenomeni vulcanici occorsi nell'isola stessa di Lipari; ma, quantunque abbondi di acque termali e di esalazioni di vapori vulcanici, non pare probabile che, durante il periodo storico, vi accadesse alcuna rilevante eruzione. Quelle della vicina isola Vulcano, mera dipendenza di Lipari, per la sua vicinanza appunto furono spesso descritte come occorse in Lipari stessa (Oros., v, 10; Giul. Os., 89).
Coli, elett. Castroreale — Dioc. Lipari — P2 T. e Servizio piroscafi.
Vulcano (isola). — Un canale della larghezza di 800 metri separa l'isola di Lipari da quella di Vulcano (Hìera, Thermissa degli antichi), la più meridionale delle Lipari con un vulcano ancora attivo, donde il suo nome. Vi si va da Lipari in barca nello spazio di un'ora approdando a Porto di Levante.
L'isola, con una superficie di circa 21 chilometri quadrati, è incolta ed abitata soltanto dai lavoranti alle zolfare di una Società inglese; non ebbe mai abitanti stabili e, dopo l'eruzione del 1° agosto 1888, fu anche abbandonata dai suddetti lavoranti.
Dal luogo di sbarco, presso i suddetti calcaroni o zolfare, si sale per un viottolo a zig-zag al gran cratere alto 310 metri dal livello del mare. Se sì tenta, salendo, rimuovere una pietra o si pesta coi piedi, si sente sotto un forte rintronamento interno, simile a quello della solfatara a Pozzuoli; le pareti intorno sono rivestite di zolfo (1). In alto, dall'orlo del cratere, si gode di una veduta stupenda nel profondo di esso cratere tutto chiuso e rotondo con pareti quasi verticali e maravigliosamente screziate di fiori di zolfo, acido borico ed altri prodotti. Il poderoso semicircolo esterno del vulcano consiste in letti di antiche lave trachitiche (ricchi di bianchi cristalli feldspatici e di aghi verde-neri d'augite), di banchi di tufo e di scorie.
L'isola Vulcano è collegata da un banco piatto d'arena coll'isoletta Vulcanello la quale emerse dal mare, al dire di Orosio, nel 183 av. C. Essa ha in vetta una
(1) Vulcano è un'isola di un interesse speciale pel geologo e il mineralogista. Vi furono rinvenuti i più rari prodotti vulcanici, e, non ha gran tempo, il prof. Cossa di Torino scoprì la presenza dei Rarissimi metalli cesio, rubidio e tallio in una delle incrostazioni dell'interno del cratere.