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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Castroreale
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   connesso con le isole Eolie e non vi può esser dubbio che la sua dimora fu collocata dalle prime tradizioni mitologiche in Li para stessa, quantunque in tempi posteriori fosse soventemente trasferita a Strongile ora Stromboli.
   Nel periodo storico, la prima menzione che troviamo di Lipara è lo stabilimento di una colonia greca assegnata da Diodoro (v,9) alla 50a Olimpiade (580-577 av. C.); e non pare abbiasi ragione di porre in dubbio codesta data, quantunque Eusebio (non sappiamo su quale autorità) la trasporti indietro di quasi 50 anni, ponendola nel 627 av. G.
   I coloni erano Dorii di Gnido e Rodi, ma i primi predominavano, e il capo della colonia, Pentallo, era egli stesso un Gnidio, cotalchè la città fu sempre considerata una colonia Gnidia (Dio»., v, 9; Tucin., ni, 88). Secondo alcune relazioni, Pentahlo non giunse a Lipara sopraccolto dalla morte, e la colonia fu fondata dai suoi figliuoli. Della colonia stessa non è nota l'istoria che per lo spazio di un secolo e mezzo, e narrasi generalmente ch'essa pervenne ad un alto grado di potenza e prosperità e che la necessità di difendersi contro i pirati Tirreni indusse i Liparclii a mettere su una forza navale con cui riportarono alcune brillanti vittorie sopra i Tirreni e commemorarono i loro splendidi successi con preziose offei te a Delfo (Diod., v, 9). Pare però che i Liparotti stessi non rifuggissero a volte dalla pirateria e m un'occasione i loro corsari intercettarono un'offerta di gran valore inviala dai Romani a Delfo ; ma il loro magistrato principale, Tiinositeo, la fece immediatamente restituire e portare al suo destino (Diod., xiv, 93).
   Quantunque poco esteso, il territorio di Lipara era fertile e produceva frutta in gran copia; ina la sua maggior ricchezza consisteva nelle miniere d'allume provenienti dalla natura vulcanica del terreno, e nell'abbondanza delle sorgenti termali derivanti dalla medesima causa. Gli abitanti di Lipara coltivavano, non solo la propria isola, ma anche le adiacenti di Hiera, Strongile e Didime ( Vulcano, Stromboli e Salina), d che prova che la popolazione di Lipara stessa doveva essere assai ragguardevole (Tucm., ni, 88).
   Al tempo della prima spedizione ateniese in Sicilia sotto Ladies (427 av. C.), i Liparotti erano alleati al Siracusani, probabilmente a cagione della loro discendenza dorica; per la qua! cosa essi furono aggrediti dalla squadra ateniese unita a quella di Reggio (Tucid., I. c.). Nel 396 av. G. erano di bel nuovo in amichevoli relazioni coi Siracusani e furono per conseguenza assaliti dal generale cartaginese Imilcone, il quale s'impadronì della città ed impose agli abitanti una contribuzione di trenta talenti (Diod., xiv, 56).
   Non pare che i Cartaginesi ritenessero a quel tempo Lipara, che noi troviamo in seguito indipendente sino al 301 av. C . quando l'isola fu assalita improvvisamente da Agatocle in mezzo ad una pace profonda e senza neanche un pretesto per l'aggressione. L'invasore se ne portò un bottino di 50 talenti i quali andarono però perduti durante una tempesta al suo ritorno in Sicilia, il che fu attribuito naturalmente alla collera d'Eolo re dei venti.
   Non dovette correr molto tempo che Lipara cadde sotto il giogo di Cartagine a cui era soggetta allo scoppio della prima Guerra Punica (264 av. G,), e pe' suoi porti eccellenti e la sua situazione vantaggiosa per dominare la costa nord della Sicilia, divenne una stazione navale favorita dei Cartaginesi.
   Nel quinto anno della guerra (260 av. C.) il console romano C. Cornelio, ingannato dalla speranza d'impadronirsi dell'isola, vi fu catturato con tutta la sua squadra (Pol., i, 21); e nel 257 av. C. fu combattuta nella sua vicinanza immediata una battaglia navale fra le squadre cartaginese e romana ; ma pochi anni dopo fu occupata da ultimo dai Romani (sotto C. Aurelio), i quali da quel tempo (251 av. C.) la conservarono (Diod., xxm, 20; Zonar., vm, 14).