Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Sicilia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (470/721)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (470/721)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   438
   l'arte Quinta — Italia Insulare
   Ne seguì un lnngo ma irrilevante combattimento a fuoco. Il Glary operava sotto l'influsso delle istruzioni, indeterminate a dir vero, che gli eran pervenute da Napoli in seguito alle trattative del Manna e di Winspeare col conte di Cavour.
   Il governo borbonico era già disposto a sgombrar la Sicilia ed a cederla al nuovo regno dell'Italia unita sotto : Sabaudi purché fosse vietato al Garibaldi di assalire il reame di Napoli di là del Faro o del Continente.
   Il Glary diede a vedere la sua intenzione di sgombrar la città e d'imbarcare tutte le truppe sol che gli avamposti smettessero il fuoco. Nella notte dal 25 al 26 luglio il fuoco cessò; il Glary ritirò gli avamposti ed abbandonò il 26 luglio anche gli ultimi posti della città, i quali furono tosto occupati dalla guardia nazionale e sul meriggio incominciò l'imbarco delle truppe che non erano necessarie a guernir la cittadella. Il Garibaldi non vedeva l'ora, dopo la vittoria di Milazzo, di giungere a Messina, e, ricevendo contìnui rinforzi, mandò il Medici e la sua divisione a Spadafora e il 25 il suo vanguardo era a Gesso di dove erasi ritirato il battaglione napoletano che vi stanziava. Nuove schiere da Palermo, fra le quali i 1000 uomini del colonnello inglese Forbes, ingrossarono l'esercito garibaldino sino a 10.000 combattenti, i quali si accinsero a guadagnar le alture che dominano Messina.
   11 25 il conte Litta Modignani giunse da Torino recando una lettera di re Vittorio Emanuele il quale lo pregava di voler restringere le sue operazioni alla Sicilia. In una risposta, piena d' affetto e di devozione al re, Garibaldi rispose eh' ci non credeva di dover ringuainare la spada se non dopo di aver compiuto il proprio programma e dopo di averlo fatto re d'Italia. Fu anche inviato a dare spiegazioni verbali il conte Treccili, mediatore confidenziale tra il re ed il generale.
   11 25 luglio il Clary incominciò l'imbarco delle truppe borboniche. 11 26 a sera il Medici giunse a Messina per intavolare nuovi negoziati col comandante di quella piazza e fece ritorno, il 27, alla sua divisione, la quale erasi, in quel mezzo, avanzata per entrare con esso, sul mezzogiorno, nella città. Poco appresso giungeva anche il Garibaldi. Il Medici ebbe ancora una conferenza col Clary e il 28 fu conchiusa una convenzione fra i due generali la quale portava che le truppe regie, in numero di 12,000 uomini sgombrerebbero Messina ove entrerebbero le schiere del Garibaldi. I due forti Castellacelo e Gonzaga sulle alture sarebbero somigliantemente sgombrati dai regii ed occupati dai garibaldini. La cittadella, il bastione Don Blasco, la Lanterna e il forte S. Salvatore all'estremità della talee del porto rimarrebbero nelle mani dei regii, ì quali si asterrebbero da ogni ostilità sin tanto che non fossero aggrediti o non si facessero nella città lavori di approccio. 11 territorio neutro fu circoscritto nella pianura di Terranuova ove trovavansi gli uni in faccia agli altri: da uni parte gli avamposti della cittadella e dall' altra quelli della brigata siciliana di Nicolò Fabrizi che formò la guarnigione di Messina.
   11 Garibaldi aveva avuto cura di non ammettere veruna clausola che potesse frapporre ostacolo a' suoi disegni di passaggio sul continente ; al contrario era stata stipulata libertà di navigazione : i legni siciliani e garibaldini potevano circolare nello stretto al paro dei legni napoletani; e i forti eli Messina, confoime la convenzione, non potevano più impedire il tragitto di esso stretto alle truppe garibaldine.
   Ogni giorno giungevano rinforzi a Messina verso la quale avvia valisi tutte le truppe disponibili tranne la seconda brigata della prima divisione sotto il comando del prode Bixio stanziata a Taormina per sorvegliare le guarnigioni borboniche dì Siracusa e di Augusta. Garibaldi stava l'intiero giorno al Faro sopravvcgliando i vasti apparecchi di preparazione per passare lo Stretto. I vapori e i trasporti napoletani continuavano a portar truppe a Reggio e in altri luoghi, talché la guarnigione borbonica nella cittadella fu assottigliata e ridotta a circa 3500 uomini e i due