Messina
437
E il vero che Messina si è in seguilo ripopolata e rialzata, ma la perdita della sua indipendenza politica ed amministrativa fu un ostacolo al suo primo rifiorimento. A ciò si aggiunsero varie calamità : nel 1743 la peste bubonica uccise 40,000 persone; il 5 febbraio del 1783 un orrendo tremuoto distrusse la maggior parte della città, la quale situata in linea retta fra l'Etna, lo Stromboli e il Vesuvio, è esposta particolarmente a questi fenomeni sismici (1).
Messina vanta una parte gloriosa nei fasti del Risorgimento italiano, sebbene più d'ogni altra città della Sicilia essa fosse oppressa dalla tirannide borbonica che l'aveva fatta sede di imponenti forze militari, pronte a soffocare ad ogni momento la benché menoma aspirazione di libertà.
Tuttavia, il 1° settembre 1817, giunta l'eco delle riforme di Pio IX, un nucleo di coraggiosi patrioti tentò un'insurrezione al grido di Viva VIndipendenza ! movimento che sfortunatamente veniva sedato dal maresciallo Laudi e dal conte d'Aquila, che fecero in seguito segno ì cittadini a mille soprusi ed angherie.
Cionondimeno il G gennaio 1818 vennero tentate altre insurrezioni, e, finalmente, il 12 dello stesso mese, all'annunzio della Rivoluzione palermitana, tutta Messina sorse in armi Dopo aAer costrette le forze borboniche a chiudersi nella cittadella, accolse la domanda d'armistizio fatta dal Re a favore delle truppe stesse, i innovando cosi col proprio valore e con la propria concordia le eroiche gesta con cui erasi distinta nel 1282 contro gli Angioini e nel 1G74 a Villal'ranca.
Ma non era ancor suonata l'ora della liberazione definitiva, e la reazione trionfante, dopo aver rialzato gli abbattuti troni, fece segno delle sue ire Messina, siccome quella che in seguilo all'armistizio di cui è detto sopra, contava nella cittadella numerose milizie borboniche, e perciò stesso offriva la quasi certezza della vittoria. Infatti, la squadra borbonica giungeva il 3 settembre davanti a Messina, mentre il generale Filangieri scendeva per altra parte a terra riuscendo a eongiungere le proprie truppe con quelle rinchiuse nella cittadella; e cominciava quindi quel memorando e terribile bombardamento, che malgrado le opposizioni dei consoli, doveva ridurre buona parie dell'infelice città ad un mucchio di rovine, costringendola a cedere nel mattino del 7 settembre 1818.
Da questa data nefasta scorsero ben dodici anni, durante i quali Messina subì più di prima l'oppressione dei Borboni, finche sorse finalmente il 1860 a rendere un fatto compiuto le generose aspirazioni dei patrioti italiani.
Presa eli Messina per Garibaldi e della Cittadella per Cialdmi.
Immediatamente dopo la battaglia e capitolazione di Milazzo (che narreremo più innanzi) Garibaldi inviò sulla strada di Messina il suo vanguardo composto di Siciliani (Picciotti o Squadri) solto il generale Fabrizt, il quale s'imbattè, il 25 luglio 1SG0, sulle alture che separano la costa settentrionale dall'orientale nell'avanguardia della guarnigione di Messina sotto il comando del generale Clary.
(1) Narra il principe dei geologi, sir Carlo Lyell, nella 9a edizione de' suoi Principles of Geologi): « Quando Dolomieu visitò Messina dopo la scossa del 5 febbraio 1783 ei descrive la città come quella che offriva sempre, in distanza almeno, un'immagine imperfetta dell'antico splendore. Ogni casa era danneggiala, ma le mura eran sempre ritte: l'intiera popolazione era ricoverata nelle baracche in vicinanza e tutto era solitudine e silenzio nelle vie : pareva che la città fosse slata devastata dalla peste e l'impressione prodotta sui suoi sentimenti era quella della desolazione e della tristezza ». Non perirono però che 1200 persone, per avere una scossa del giorno innanzi posto sull'avviso gli abitanti che fuggirono. Non è da tacere che questa orribil catastrofe fa accompagnata da tre fenomeni : odore fortissimo di zolfo, rumore sotterraneo e vastissima aurora boreale che apparve sull'orizzonte per tre sere consecutive.