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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Messina
   4.27
   G. Torre pi Faro (?ul capo Peloro). — Vi si va con trammay a vapore dal corso Vittorio Emanuele che addirnandasi Aia Pompeia nel suo proseguimento. Codesto nome le fu dato per essere stata aperta da Pompeo quando andò in Sicilia per combattere Ottaviano. È una strada ampia ed amenissima, fiancheggiata a sinistra da basse e fertili colline e a destra dal mare. Passate le abitazioni campestri al Ri.niìo s'incontra, a sinistra, la chiesuola Gesù e Murici al Mingo con un bel dipinto della Vergine di Porto Salvo del Comandò (1610), e quindi il grande ex-convento basiliano Salvatore dei Greci, fondato nel 1086 dal gran conte Ruggero.
   A traverso lussureggianti aranceti, vigneti, uliveti e fruiteti si arriva al villaggio peschereccio Pace, con la Madonna della Grotta (lig. 117), edificata nel 1622 da Emanuele Filiberto di Savoia con cupola e porticato coperto a colonne sotto il quale corre la strada. Vuoisi sorgesse qui anticamente un tempio d'Artemide, o Diana, e un altro tempio di Nettuno ai non lontani laghi salsi, o pantani, congiunti al mare da canali di cui già abbiamo trattato nella descrizione della provincia.
   Segue da ultimo l'altro villaggio peschereccio Faro sul capo Peloro, venuto su durante la Guerra Anglo-franca. In sette minuti si arriva di là, per una strada arenosa percorsa ora dal trammay a vapore, alla Torre di Faro, col panorama indescrivibile dello stretto fino alle isole Lipari e la costa della Calabria distante 3 chilometri e mezzo soltanto, da cui, col vento favorevole, sì ode l'abbaiare dei cani e il cantar dei galli. Palma, Bagnara, Scilla e Villa San Giovanni stanno schierate immediatamente davanti allo sguardo estatico. Nello stretto di Messina dicesi avvenga quel fenomeno detto Iride Mamertina, o Fata Morgana, pel quale si vedono riflessi sull'aria mille varii oggetti. Fra gli antichi, parlano di questo fenomeno Aristotile, Policleto, Cornelio Agrippa; fra i moderni l'attesta il Chircherìo, che, riferendo il fatto in Roma, vi fu deriso; e Giuseppe Scilla figlio del celebre pittore Agostino e il poeta siciliano Campatila, e lo storico Fazello, ed altri.
   L'escursione a Scilla richiede una mezza giornata; in cambio è assai bella la vista che si gode dal suo Castello.
   L'escursione a Reggio è ancora più interessante, e permette di formarsi un'esatta idea dello stretto, esaminandolo dalla riva opposta. I vaporinì della Compagnia Florio vanno e ritornano da Reggio due volte al giorno.
   Merita una visita anche il Telegrafo, il quale sorge sopra un colle da cui si ha una veduta bellissima delle coste dello stretto, della penisola di Milazzo e dell' arcipelago delle Eolie. Recandovisi, si passa per le interessanti rovine del convento normanno di Santa Maria della Scala, comunemente conosciuto sotto il nome di Badiazza, già da noi descritto.
   Una gita più lontana da Messina è quella ad Antennamare. passando dal Camposanto. Vi è in cima una cappella e da niun punto si gode di una veduta più bella dell'Etna e dei monti Nebrodi.
   A 3 ore a nord da Messina ergesi Monte Cicci, a cui si sale per la strada al Faro e lungo la fiumara del Paradiso.
   Finalmente a 3 ore e Va a di Messina sta il Convento di San Placido, a cui si va in ferrovia per godere della superba veduta sino a Giamiglieri (16 chilometri) e si fa poi la salila di mezz'ora.
   Cenni Storici. — Messana in greco e in latino Itila mossi prima Za n eie, nome d'origine sicula significante falce applicato alla configurazione ricurva della peni-soletlà che circonda il porlo. Da questa derivazione del nome parrebbe probabile che vi fosse in quel luogo uno stabilimento siculo prima che l'occupassero i Greci, ma non se ne trova menzione nell'istoria e tutti gli antichi scrittori descrivono Zancle quale una colonia cai ci dica.