Provincia di Messina
399
Poco sappiamo di Tindari sotto il governo romano, ma pare fosse una città florida e ragguardevole. Cicerone ( Verr., ut, 43) la chiama nobilissima civitas, ed apprendiamo da lui che gli abitanti avevano dato prova in molte occasioni del loro zelo e della loro fedeltà verso i Romani. Fra le altre cose somministrarono forze navali a Scipione Africano il Giovane, il quale li ricompensò restituendo loro una statua di Mercurio ch'era stata portala via dai Cartaginesi e che continuò ad essere un oggetto di grande venerazione nella città finché fu di bel nuovo portata via dal rapacissimo Verre (Gic.I Verr., iv, 39-42; v, 47).
Tindari fu anche una delle 17 città scelte dal Senato romano a titolo onorifico per contribuire a certe offerte al famoso tempio di Venere in Erice. Per altri rispetti non ebbe privilegi particolari ed era nella condizione di un'ordinaria città municipale coi magistrati suoi proprìi, il suo senato locale, ecc., ma era certamente, al tempo di Cicerone, una delle città più ragguardevoli della Sicilia Ebbe però molto a soffrire per le estorsioni di Verre e gli abitanti per vendicarsene atterrarono la sua statua tosto che parti dall'isola.
Tindari rappresentò anche una parte importante nella guerra fra Sesto Pompeo ed Ottaviano nel 3G av. C. Fu uno dei punti occupati e fortificati dal primo quando apparecchiavasi alla difesa dello stretto; ma fu presa da Agrippa dopo la sua vittoria navale a Mile, o Milazzo, e divenne uno dei suoi posti principali, donde mosse guerra offensiva contro Pompeo (Appian., B. C., v, 105, ecc.). Successivamente nulla più udiamo di Tindari nell'istoria; ma non v'ha dubbio ch'essa continuò a sussistere per tutto il periodo dell'Impero romano. Strabone (vi, p. 272) ne parla come di una delle città sulla costa nord della Sicilia che ai tempi suoi meritavano sempre il nome di civitates e Plinio (in, 8, s. 14) le dà il titolo di colonia. È probabile ricevesse infatti una colonia sotto Augusto giacché la troviamo in un'iscrizione registrata coi titoli di Colonia Augusta Tyndaritanorum (Orellt, Inscr., 955). Plinio ricorda una grande calamità, che le incolse quando metà della città (dice egli) fu inghiottita dalle onde, probabilmente per avere un tremuoto rovinato metà del colle su cui sorgeva. Gli Itinerarii attestano l'esistenza di Tindari nel secolo IV dell'era nostra.
Il luogo ov'era Tindari è ora deserto affatto, ma il suo nome conservasi in una chiesa che corona il punto più alto del colle su cui stava, ed è la chiesa detta la Madonna di Tindaro. ben nota ai naviganti che la scorgono dall'alto mare. Sono anche visibili gli avanzi delle antiche mura della città in giro al sommo del colle, eccettuato dal lato del mare, e vi si rintracciano ancora due porte. Le rovine entro il circuito delle mura sono: quelle del teatro simile al famoso di Taormina; di un cosidetto ginnasio ; di altre costruzioni romane di carattere incerto, oltre un pavimento in mosaico ed alcune tombe romane. Numerose iscrizioni, frammenti di scolture e di ornati architettonici, del pari che vasi, medaglie, ecc. furono rinvenuti nell'area della scomparsa Tindari.
Strade ferroviarie, nazionali, provinciali e comunali. — Le strade da cui è attraversata la provincia di Messina sono 2 ferroviarie, 2 nazionali, 8 provinciali e 211 comunali tra sistemate e da sistemarsi. La prima linea ferroviaria parte da Messina, e percorrendo il litorale dal mar Jonio entra in provincia di Catania proseguendo sino a Siracusa. La seconda, ancora in costruzione, percorre il litorale del Tirreno verso Palermo