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l'arte Quinta — Italia Insulare
Prodotti minerali- — Trovasi piombo argentifero, rame, antimonio nelle vicinanze di Fiumedinisi; cinabro presso Galati; lignite e nafta presso Mistretta; crete finissime presso Patti; e Milazzo, Termini di Gastroreale, Messina, Ali e Mistretta hanno sorgenti minerali repulatissime.
industria e Commercio. — Poco florida generalmente è l'industria nel complesso della provincia, ma a Messina e a Milazzo sono parecchi stabilimenti manifatturieri, fra gli altri alcune fabbriche di tessuti diversi, concerie di pelli, filande di seta, oleifici, fabbriche di paste alimentari, di alcool, ecc. A Messina si estraggono essenze di limone, di cedro, di melarancio, si pesca il corallo e il pesce spada nello stretto. Codesta pesca dura poco più di un mese, dalla fine del maggio al luglio, ma è assai rimuneratrice, dacché questo pesce si vende bene, per la sua squisitezza, tanto a Napoli quanto in tutta la Sicilia ove se ne fa un consumo enorme. A Patti si fabbricano pentole; laterizi a Santo Stefano di Camastra e conserve di pesce a Milazzo.
Messina è, dopo Genova, il porto più commerciale del Regna, ove approdano tutti i vapori che fanno l'immenso commercio marittimo fra l'Europa occidentale e il Levante. Quando le navi provenienti dal Tirreno non osano, nei tempi cattivi, affrontare le correnti perigliose delio stretto hanno il sicuro avanporlo che offre loro Milazzo, sbocco delle ricche e popolose campagne di Patti e di Barcellona. La provincia lia 21 porti di quarta classe, 1 di seconda ed 1 di prima (Messina).
Antichità. — Fra i varii capi sporgenti in mare dalle coste della provincia di Messina, capo di Faro, capo Rasocolino, capo di Milazzo, capo Calavà e capo Orlando, è sopratutti notabile il capo 'Pindaro per 1' antichissima città di questo nome che vi sorgeva nella baia spaziosa rinchiusa fra la punta di Milazzo a est e il capo Calavà a ovest e discosta, secondo gli Itinerarii, 38 chilometri da Messina.
Era Tindari (TwSapk) una città greca, delle ultime fra quelle che potevano pretendere ad un'origine puramente greca, per essere stata fondata da Dionisio il Vecchio nel 395 av. C. Gli abitanti o coloni primitivi furono gli avanzi dei profughi di Messene espulsi da Naupato, da Zacinto e dal Peloponneso dagli Spartani al termine della Guerra Peloponnesiaca. Essi furono stabiliti dapprima a Messina da Dionisio quando ripopolò codesta città; ma, avendone gli Spartani preso ombra, furono trasferiti nel luogo di Tindari incluso in addietro nel territorio di Abaceno, di cui parleremo sotto Tripi. I coloni stessi diedero alla loro nuova città il nonio di Tindari dal nome delle loro deità natie, i Tindarici o Dioscuri, ed, ammettendo prontamente altri cittadini da altre parti, la popolazione crebbe in breve sino a 5000 anime (Diod.. xiv, 78). La nuova città per tal modo acquistò molta importanza e nel 344 av. C. fu delle prime a dichiararsi in favore di Timoleone dopo il suo sbarco in Sicilia (Id., xvi, 69).
In un periodo posteriore la troviamo ricordata per aver sposato le parti di Jerone, appoggiandolo nella sua guerra contro i Mamertini nel 269 av. G. In quell'occasione ei prese posizione a Tindari sulla sinistra e a Tauromenio (Taormina) sulla destra.
Nella prima Guerra Punica fu da principio in potere dei Cartaginesi i quali, temendo clic si dichiarasse in favore dei Romani, trassero in ostaggio ì principali fra i suoi cittadini. Nel 257 av. C. fu combattuta, fra Tindari e le Lipari, una battaglia navale in cui una squadra romana, sotto C. Attilio, riportò qualche vantaggio sulla cartaginese ma senza risultato decisivo. Dopo la caduta di Palermo, nel 254 av. C., Tindari cacciò la guarnigione cartaginese e strinse alleanza con Roma.