Circondario di Sciacca
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Tucidide (vi, 20) parla di Solino, prima appunto della spedizione ateniese, come di una città ricca e potente, agguerrita in terra e in mare e con grandi ricchezze accumulate nei suoi templi : e Diodoro altresì (xm, 55) ce la dipinge al tempo dell'invasione cartaginese come uscente da un lungo periodo di tranquillità e fornita di una popolazione numerosa.
Nel 410 av. G. il rinnovarsi delle antiche contenzioni fra Solino e Segesta pel possesso in gran parte della ricca pianura occidentale, porse occasione alla grande spedizione ateniese in Sicilia. I Selinuntini furono i primi ad invocare l'aiuto potente di Siracusa e ad ottenere così per qualche tempo un vantaggio assoluto sui loro nomici che poterono bloccare per mare e por terra; ma i Segestani, ridotti agli estremi, chiamarono alla loro volta in aiuto gli Ateniesi (Tucid., vi, 6; Diod., xn, 82).
Quantunque questi ultimi non pare prendessero alcun provvedimento pel soccorso immediato di Segesta, è probabile che i Selinuntini e i Siracusani ritirassero ad un tempo le loro forze, dacché nulla si legge più delle loro operazioni contro Segesta. Nè ebbe Selino una parte importante nella guerra, di cui fu occasione immediata. Ben è vero clic Nicia all'arrivo della spedizione in Sicilia (115 av. C.) propose di muovere immediatamente contro Selino e di costringerla a sottomettersi a condizioni moderate (Tugid., vi, 47); ma, respinta la proposta, gli sforzi dell'esercito furono rivolti contro Siracusa e i Selinuntini non ebbero per conseguenza che una parte secondaria nelle operazioni successive. Essi sono però ricordati in parecchie occasioni e a Selino, nella primavera del 413 av. C,, approdò, spinta dalla tempesta, la grande armata peloponnesiaca inviata in aiuto di Gilippo (Tugid., vii, 50,58; Diod., xm, 12).
La sconfitta dell'esercito ateniese sulPÀssinaro lasciò i Segestani ili balìa dei loro rivali, i Selinuntini, ai quali cederono spontaneamente il distretto di contine che aveva dato origine alla vertenza. Ma questi ultimi non si tennero paghi della cessione e continuarono le aggressioni sì che i primi chiesero da ultimo aiuto a Cartagine. Dopo qualche esitazione l'aiuto fu accordato ed inviato tostamente un picciol nerbo mediante il quale ì Segestani sconfìssero in uno scontro i Selinuntini (Diod., xni, 43, 44). Ma di ciò non paghi, i Cartaginesi spedirono, nella primavera dell'anno seguente un esercito formidabile sotto il comando di Annibale della potente famiglia Magone, nipote di Amilcare vinto ed ucciso nella battaglia d'Imera,
Egli aveva seco una squadra di trasporto d: 1500 vele scortata da G0 legni da guerra, con circa 150,000 combattenti, i quali sbarcarono a Marsala, e s'impadronirono di Mazzara, fortezza di confine dei Selinuntini, e posero l'assedio a Selino.
Gli abitanti erano al tutto impreparati e indarno aspettarono i soccorsi promessi e non ancora in pronto di Siracusa, di Agrigento e di Gela. La città fu per ben nove giorni assaltata con furia indescrivibile finché venne fatto ai Cartaginesi penetrarvi per le breccie aperte nelle mura. I Selinuntini combatterono disperatamente nelle strade; le donne e i ragazzi salirono in folla sui tetti gettando sassi e tegole sui Cartaginesi, i quali non riuscirono a vincere la resistenza che impadronendosi del mercato. I difensori trovarono combattendo la morte e solo furono risparmiate le donne rifuggite nei templi per teina che vi appiccassero il fuoco e distruggessero i tesori ivi accumulati. Nella città si continuò a combattere nel cuor della notte e ad uccidere senza distinzione di sesso; i lattanti, i bambini, le donne ed i vecchi furono sgozzati nelle case, le quali furono arse od atterrate; 10,000 i morti per le
Fig. %, — Medaglia di Selinunte,