Circondario di Sciacca
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A 50 passi verso nord e paralleli al precedente stanno gli avanzi del più piccolo Tempio F, esempio notabile dello stile dorico, rigorosamente arcaico del VI secolo av. C. Era un exastilo-periptero, circondalo da 36 colonne, 6 nei lati piccoli e 14 (comprese le angolari) nei longitudinali 1 tamburi inferiori di 24 colonne sono ancora ni loro posto. Il tempio si accosta ai più antichi per l'intiero ordinamento del disegno ed a quelli della miglior epoca per la proporzione dell'altezza delle colonne, la semplicità dell'architrave, le proporzioni dei triglifi, delle metope e delle nmtule del pari che pel carattere del rilievo delle metope, delle quali due, rinvenute nel 1822 dai precitati architetti inglesi Angeli e Harris e rappresentanti guerre dei Titani, ammiransi ora nel museo di Palermo. Veggonsi ancora le vestigia dei colori e molti fusti colonnari serbano ancora avanzi del loro stucco dipinto.
A 62 metri più oltre verso nord giacciono, parallele al tempio F, le rovine del poderoso
Tempio G, dedicato, giusta un'iscrizione rinvenuta, ad Apollo, uno dei più grandiosi e più bei templi greci di due periodi costruttori il VI secolo e la metà del V av. G. È un Octastiìo-pseudoperiptero, vale a dire, ha 8 colonne nei lati piccoli e 17 (con le angolari) nei longitudinali ed un circuito le cui colonne distano per due intercolunni! dalla cella. Le dimensioni sono colossali, misurando la superficie totale del tempio 6126 m. q. mentre quella del Partenone in Atene non arriva che a 2461. Almeno 2000 persone -w si potevano radunare e passeggiare comodamente sotto i colonnati esteriori, avendo il circuito una superficie di 2750 mq. La cella aveva una lunghezza di 69.77 metri ed una larghezza di 18.04.
11 tempio è il Partenone di Sclino, come dice il suddetto Berndorf, ha il medesimo numero di colonne nei lati piccoli e longitudinali, il medesimo doppio ordine di colonne nell'interno ed una cappella consimile per la statua del Dio. Quando i Cartaginesi distrussero, nel 409 av. G., la città, codesto tempio non era ancora compiuto. Sfortunatamente i suoi ruderi sono più scomposti e più malagevolmente discernibili degli altri.
Dalla collina orientale un sentiere conduce a ovest, a traverso la bassura, all'occidentale. In fondo alla valletta paludosa, coperta ora dalla spiaggia in su due strati arenosi, stendevasi l'antico porto di Sellilo di cui due muri paralleli da nord a sud segnano ancora gli avanzi. La parte interna, alquanto piti elevata, della valletta pare fosse la piazza del mercato.
Salendo la collina occidentale si arriva in prima al più meridionale Tempio A della metà del V secolo av. G. in istile dorico sviluppato, le cui proporzioni già si avvicinano alle attiche più compiute: ma sgraziatamente è assai vasto e più non rimane in piedi fusto alcuno di colonna per averne il mare asportato i rottami. Scarsi gli avanzi di questo tempio ch'era un piccolo exastilo (a sei colonne nei lati minori) periptero (con tulli i quattro lati cinti da colonne).
A ovest di questo tempio veggonsi gli avanzi di un antico edifizio e 20 metri a nord-est giace il
Tempietto B, o piuttosto edicula, senza cìnta colonnare e con pochi ruderi dai quali il precitato Hittorf argomentò essere questo il primo monumento di vera origine greca in cui si presentano colonne ioniche con triglifi dorici. Lo stesso Hittorf lo crede un Ileroon, in onore del grande Empedocle che liberò la città dalla peste e dalle febbri, scavando canali e rizzando argini. La cappella presenta dentro e fuori vestigia di stucco e i membri erano tutti dipinti m rosso, turchino o nero. Nel museo di Palermo si conservano molti frammenti, ridipinti in parte, di codesto tempietto
Alcuni passi più a nord stanno i ruderi del Tempio G, il più antico di tutti, probabilmente un santuario d'Apollo del tempo della fondazione della città (628 av. C.). È il maggior tempio della collina occidentale