Mandamenti e Comuni del Circondario di Girgenti 3r>7
ragguardevole di esportazione di grano (Gic., Verr., nr, 83). Ma al tempo di Strabene pare fosse piombata nel medesimo stato di decadenza delle altre città sulla costa meridionale della Sicilia, posciachò ei non la registra fra le poche eccezioni (Strati,, vi, p. 272). Plinio invero annovera Finzia fra le città stipendiarle della Sicilia ed il suo nome trovasi anche in Tolomeo, ma è strano che ambedue questi scrittori la pongano fra le interne città siciliane quantunque la sua situazione marittima sia attestata chiaramente cosi da Diodoro come da Cicerone.
Anche VItinerario d'Antonino registra un luogo detto Plintis, corruzione, non ha dubbio, di Phmtias, eli'ci pone sulla strada da Agrigento lungo la costa verso Siracusa alla distanza di 37 chilometri dalla prima città (Ititi, Anton., p. 95). Codesta distanza consuona tollerabilmente con quella da Girgenti a Licata quantunque un po' disotto dal vero e sembra perciò probabile che quest'ultima città occupi il luogo dell'antica Finzia.
Dagli avanzi, comecché poco rilevanti, sul colie immediatamente sopra Licata non vi ha alcun dubbio che il luogo era occupato nell'antichità; e quantunque codesti avanzi sieno stati considerali dagli antiquari' locali quali rovine di Gela, è palese la correttezza dell'opinione messa innanzi dal Gluverio che Gela si ha a porre sul luogo di Terranova e che lo vestigia che rimangono a Licata sieno quelle dell'antica Finzia (Gluv., SiciL, pp. 200, 214. Vedi anche Terranova e la storia dell'antica Gela nei Cenni storici).
Anche il c.osidetto monte di Licata ha la sua storia antica. Aveva nome Ecnomus, e sorge fra Agrigento e Gela alla foce dell'Imera meridionale o Salso. Secondo Diodoro (xix, 10ò) il celebre tiranno Falari o Falaride aveva su questo monte un castello in cui teneva il famoso toro di bronzo ila lui adoperato come strumento di tortura e da questa circostanza derivò il nome del luogo (1). L'etimologia è ovviamente immaginaria, ma par chiaro che il luogo fosse abitato in un periodo primitivo, quantunque non vi fosse città, dacché Plutarco ci dice che Dione, nel suo avanzarsi contro Siracusa (357 av. C.), fu raggiunto dai cavalieri agrigentini che dimoravano intorno ad Ecnomo (Plut., I)ion., 26).
Fu successivamente occupato e fortificato dai Cartaginesi nelle loro guerre contro Agatocle; e nel 311 av. G. fu testimone di una grande sconfitta del tiranno siracusano. In questa occasione ì Cartaginesi sotto Amilcare eransi posti a campo immediatamente presso Ecnomo sulla sponda destra delPImera, mentre Agatocle occupava un colle sulla sponda opposta del fiume dov'era anche un posto fortificato attribuito a Falari e detto perciò Phalariutn. I particolari della battaglia narrati da Diodoro (xix, 107-110) concordano pienamente con questa relazione della posizione dei due eserciti e con la natura presente del terreno : i luoghi furono descritti dal D'Or-ville (Siculo, pp. 112,113) il quale ha stabilito chiaramente la vera situazione d'Ecnomo. Il colle a cui fu dato codesto nome è l'estremità di una catena di poca elevazione che stendesi fra il mare ed una pianura di circa 10 chilometri la quale prolungasi sino al fiume Imera. In codesta pianura avvenne il grande eccidio delle schiere di Agatocle nella loro fuga dopo di essere stale respinte dal campo cartaginese.
Alle radici del colle di Ecnomo, sopra una lingua sporgente di terra immediatamente a ovest della foce delfiniera o Salso, sorge la moderna Licata da cui il
(1) Questa macchina o strumento di tortura fu inventato dall'ateniese Perillo. Per uno sportello aperto in uno dei fianchi del toro introducevansi nel vuoto ventre uomini ed animali, e, per mezzo di un fuoco acceso sotto, i miseri venivano arsi a poco a poco e carbonizzati. Con crudeltà raffinata era stato collocato nella testa del toro un apparato acustico per il quale risuonavano fuori i lamenti ed i gemiti dei torturati, rassomiglianti ai muggiti di un toro. Dopo di averla acquistata dall'artefice Perillo, il tiranno volle farne sopra di lui la prima prova.