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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   Imperocché dopo la grande vittoria di Gelone e Terone ad Imera un gran numero di prigionieri cartaginesi cadde nelle mani degli Agrigentini i quali li adoperarono parte nella coltivazione del loro ampio e fertile territorio e parte nella costruzione nella città stessa di opere pubbliche la cui magnificenza è divenuta per lungo tempo oggetto di ammirazione,
   Terone, dell'antica nobile prosapia degli Emmenidi, fu uno dei migliori principi antichi della Sicilia ed è assai lodato, come abbiamo visto, da Pindaro per la sua generosità ed umanità. Egli conservò il potere sovrano sino alla sua morte nel 4-72 av, C, ; ma il suo figliuolo e successore Trasideo si alienò al contrario rapidamente, con la sua condotta arbitraria e violenta, l'animo degli Agrigentini i quali lo espulsero un anno appena dopo la morte del padre suo.
   Fu allora stabilita in Agrigento una forma democratica di governo (con un consiglio di 1000 membri eletti per tre anni fra gli abbienti, il quale fu poi abolito per opera di Empedocle) che introdusse il suffragio popolare, ed ammise alle cariche della repubblica qualunque ceto. Questa forma di governo durò ininterrottamente per oltre CO anm sino all'invasione cartaginese del 40G av. C., periodo che puossi considerare come il più prospero e florido nell'istoria di Agrigento del pari che delle altre città della Sicilia.
   — In quel tempo, narra Diodoro, regnava in Aeragas il maggior benessere; eranvi vasti e bei vigneti e la maggior parte del territorio era piantata di uliveti; i loro ricchi prodotti vendevansi a Cartagine da cui si avevano in cambio i tesori della Libia (oro ed avorio fra gli altri), sì che gli Acragantini arricchirono straordinariamente come attestano i sacri edifizi, principalmente il tempio dì Giove, la grande piscina pei pubblici banchetti, i sepolcri fastosi, ecc. Il vincitore alle corse dei Giuochi Olimpici, Exeneto, fu condotto sopra un carro trionfale in città con un corteo di 300 paia di cavali: bianch; tutti d'Acragas. Già sino dalla gioventù gli abitanti indossavano vesti preziose ed ornamenti d'oro, ed adoperavano persino striglio ed utelli d'oro e d'argento. —
   11 loro stesso illustre concittadino Empedocle vuoisi dicesse che essi edificavano le loro case come se dovessero vivere per sempre, ma davansi in preda ai piaceri come se avessero a morir la dimane (Diog. Laer., viti, 2, § 03). Gli abitanti erano divenuti così effeminati che durante il primo assedio dei Cartaginesi fu ordinato che le sentinelle notturne non potessero toglier seco che una inaterazza, una coperta e due guanciali.
   Il numero degli abitanti a quel tempo viene ragguagliato da Diodoro a 20,000; ma egli calcola l'intiera popolazione (compresi probabilmente gli schiavi e gli stranieri) a non meno di 200,000 (I)iod., xiu, 84 e 90), numero certamente non improbabile, mentre quello di Diogene Laerzio (l. c.) fa ascendere la popolazione della sola città a 800,000, compresi i popolosi borghi dell'Acropoli e dello Emporio, e le prossime Arci di Erbesso, Camico, del Falario e dello Ecnomo, Codesto periodo non godè però di una pace ininterrotta. Agrigento non poteva non partecipare — comecché in grado minore di molte altre città — nei torbidi concomitanti alla cacciata della dinastia Geloniana da Siracusa ed alle rivoluzioni che le tennero dietro m varie parti della Sicilia.
   Poco appresso noi la troviamo alle preso col capo siceliota Ducezio e la condotta dei Siracusani verso codesto capo addusse una guerra fra essi e gli Agrigentini che andò a finire in una grande sconfitta di questi ultimi sul fiume Imera nel 44G av. C. (Diod., xi, 76, 91, ecc.). Troviamo anche notizie oscure di dissìdii intestini composti dalla saviezza e moderazione di Empedocle (Diog. Laer., vili, 2, § 64-67).
   In occasione della grande spedizione ateniese in Sicilia nel 415 av. C. Agrigento mantenne una stretta neutralità, e, non solo ricusò d'inviare ausiliari all'una od