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l'arte Quinta — Italia Insulare
della caccia del cinghiale è solo abbozzato. Il girgentino avv. Caglio, lodato dal Tiraboschi, fu il primo a ravvisarvi il nefando amore di Fedra per Ippolito, che è una copia romana di una stupendissima opera greca.
Nella navata laterale a destra e nella cappella di San Gerlando, dietro un graticcio ma perfettamente visibile, sta il reliquiario d'argento con rilievi di San Gerìando, primo vescovo di Girgenti, eseguito nel 1G39 da Michele Ricca di Palermo. Nel coro, decorato con poco buon gusto, stalli intagliati nello siile del Rinascimento. Nel Tesoro una piccola Madonna di un solo pezzo d'ambra e sopra una pergamena, la curiosa Lettera del Diavolo (seombiccheratura di una giovine di Girgenti che il diavolo tentava sedurre). Nella navata trasversale sinistra piccola madonna di Guido Reni, mal restaurata e in una cappelletta attigua, Sepolcro del cavallo- Marino (1492); dirimpetto tabernacolo d'avorio lavorato da un pastore. Sonvi pure dipinti pregiati di Nunzio Magro, girgentino, discepolo di Pietro Novelli, ed una grande urna rinvenuta nel 1743 in uno dei predetti antichi sepolcri. È singolare il portavoce nella Cattedrale, il quale, secondo la tradizione popolare, rivelò ad un marito geloso il segreto dell'infedeltà della moglie mentre si confessava, E un fatto che dai cornicione sopra l'altare maggiore si ode tutto quel che sì dice nella porta maggiore ad una distanza di 32 metri. L'archivio del Duomo finalmente possiede documenti dei secoli XI, XII, XIII e seguenti.
Seguitando a est lungo la facciata del Duomo giù per la seconda via laterale a destra noi arriviamo alla chiesa di Santa Maria dei Greci, con avanzi di un antichissimo tempio dorico su cui è edificata, probabilmente quello di Giove Atabirio, o di Minerva, come già abbiamo detto.
Qua e là per la città veggonsi ancora avanzi di edifizi medievali e del principio del Rinascimento, particolarmente alcuni bei portoni, fra cui quello della chiesa di San Giorgio, bellissimo saggio dell'architettura siciliana del secolo XIII (fig. 88). Presso San Domenico, su per via delle Orfane alla cosidetta Badi ella delle Orfane, è un portone del secolo XV; un altro alquanto più in alto nel palazzo Giteli; ancor più in alto, nel palazzo Fi lippa zzi, tre finestre gotiche; su per via Santa Sofia gli avanzi del palazzo normanno Buonadonna; e ne\V Ospedale militare un bel portone normanno ormai distrutto.
Nel Museo ammirasi una nascente collezione di antichi vasi, monete, frammenti architettonici e scoli ure, fra gli altri un sarcofago con fregio dorico, una statua arcaica dì Apollo, o forse del fiutiti cello Acragas, ed una copiosa raccolta di vasi preistolici trovati in una cripta nel monte Toro, ora Monserrato. Le grandi Grotte, dette il Labirinto, sono stupendi ipogei di cui si ignora la destinazione, ed hanno il loro ingresso nella chiesa del Purgatorio,
L'antica Necropoli stava a ovest della città di qua e di là dell'Ipsas (ora fiumi-cello Drago) e slendevasi sulle colline Monserrato, Molino del vento e Salita sino alle mura odierne della città. Nella costruzione della strada ferrata vi fu scoperto un gran numero di antichi sepolcri,
A mezz'ora di cammino sorge a 351 metri la Rupe Atenea, sulla cui base credesi si ergesse il tempio di Cerere e Proserpina ; vi si arriva passando a destra dalla Prefettura e dal Castello e vi si trovano in cima segnali di triangolazione.
La Rupe s'innalza 1G metri sul terreno circostante, è lunga 18 metri e larga 7.50 ed ampia appena per l'area del tempio del quale non appare vestigio. Mirabile la prospettiva, specie al tramonto: a nord, entro terra, sui monti ondulali, con valli profondamente incassate, i ripidi displuvii al fiume San Biagio (l'antico Acragas); a sud, la pianura inclinante dolcemente al mare col parapetlo delle colline su cui stanno le rovine dei tempii e stendenlesi per lungo tratto lungo la spiaggia.
La slradicciuola a est scendendo alquanto conduce in 10 minuti a San Biagio,