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l'arte Quinta — Italia Insulare
Tornando a villa Aurea, e piegando a est per la rotabile, trovasi a destra, un bianco muro ancora nel terreno dell'antica cinta di mura, la Grotta di Fragapani, catacomba del secondo secolo. Un breve corridoio, con loculi ed arcosolii, sbocca in una piccola sala rotonda con cinque nicchie; segue a est un cubiculo con quattro sarcofaghi tagliati nella roccia naturale. Gli altri sepolcri all'aperto sino al tempio di Giunone, appartengono al tempo postcostantinico.
Da villa Aurea la strada conduce in quattro minuti al cosidetto Tempio delta Concordia ((ìg. 81-82), uno dei meglio conservati fra gli antichi tempii dorici del classico periodo edificatorio della Grecia. Tutto il circuito colonnare e persino tre mura della Cella sono ancora in piedi E questo superbo edifizio, la gloria della Sicilia, sorge in libera e solitaria maestosità in un'altura naturale sull'orlo della balza in mezzo al più ridente dei paesaggi. Trentaquattro colonne doriche scanalate, ciascuna di quattro pezzi, ergonsi ancora sullo stereobativ (la sostruzione) primitivo, tredici per ogni lato longitudinale, sei davanti e sei di dietro, formando quel che i Greci chiamavano Hexastylos Peripteros. La gradinata all'ingresso della Cella è manomessa. Saliti dentro si ha una veduta stupenda dell'insieme di codesto tempio che per bellezza armoniosa e semplicità maestosa si avvicina al Partenone e lo supera pel materiale e l'esecuzione.
La conservazione di questo stupendo monumento è dovuta ai primi tempi del Cristianesimo. Gregorio II agrigentino, vescovo di quella città, nel V secolo lo ridusse a chiesa cattedrale, e lo dedicò agli apostoli Pietro e Paolo. Egli chiuse il colonnato con muro tra l una e l'altra colonna, ruppe il quarto muro della Cella da est, ed aprì, negli altri due del nord e del sud, gli archi che tuttora vi si vedono, in modo che quel tempio divenne a tre navate. Trasferita la città nella collina, santificato quel dottissimo uomo ed erettavi l'attuale grandiosa cattedrale, quella fu poi dedicata a lui e fu volgarmente denominata San Gregorio delle liape. Codesta chiesa fu poi abbandonata e nel 1718 fu restaurato il tempio in parte per cura del principe di Torremuzza e in parte per ordine del Governo.
Il tempio fu denominato impropriamente della Concordia a cagione di un'iscrizione romana rinvenuta nelle adiacenze nel secolo scorso, iscrizione che ricorda un monumento eretto dalla repubblica LTibetana alla concordia degli Agrigentini, il che fa supporre a gravi dissidii cittadini, dei quali si è perduta la rimembranza. Abbiamo detto impropriamente] non vi avendo alcuna connessione fra il tempio che ò di archi lettura dorica e l'iscrizione che è dell'ultimo periodo romano
Non ha molti anni furono risarcite e rinzeppate tutte le corrosioni delle colonne e dei pilastri e suppliti nello stilobato (piede delle colonne) e nelle gradinate i pezzi mancanti, colmandosi ad opera di muratura interna i vuoti che vi si erano formati.
Il colore del tempio è di un rosso gialliccio per essere la pietra ond'è costruito di qualità arenacea, rossiccia e con conchiglie fossili. Le colonne hanno 20 scanalature ; l'interstizio fra di esse misura metri 1,76, il loro diametro 1.44, e la loro altezza metri G.83. 11 tetto ha ancora i frontoni del lato est e ovest. Al pronao manca soltanto il tetto; VOpistodomos (retrocella pel tesoro del tempio) è affatto intiero ed ha le proporzioni del pronao La Cella lia una lunghezza di 28.80 metri ed una larghezza di 9.32. La lunghezza totale del tempio con la gradinata è d metri 42.12, la larghezza di metri 19.68 e l'altezza di metri 11.
Procedendo per la strada rotabile sull'altura verso est si arriva 'n 12 minuti al Tempio di Giunone Lacinia (fig. 83) (vale a dire Giunone sul promontorio Lacinio presso Grotona) anch' esso antico edifizio dorico del 500-480 av. C. formante un gruppo sommamente pittoresco di colonne nell'angolo sud-est dell'antico Acragas, con superba veduta di esso e delle rovine dei suoi tempii. Sorge sopra un alto basamento sormontato da quattro gradini ed aveva 13 colonne, con le angolari, a ciascun