Provincia ili Girgenti
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avremmo potuto altrimenti assegnarlo; mentre dall'assenza d'ogni notizia intorno ad Eraclea durante il secolo susseguente e le guerre di Dionisio coi Cartaginesi pai-certo che essa allora non esisteva od era ridotta a minimi termini.
La notizia successiva che troviamo di essa (sotto il nome di Minoa) nel 357 av. G. quando vi sbarcò Dione, la rappresenta quale una piccola città nel territorio agrigentino ma sottomessa a quel tempo a Cartagine (Plut., Dion., 25). è quindi probabile che il trattato fra Dionisio ei Cartaginesi che aveva fissato l'Alico (Plafoni) qual loro contine avesse lasciato Eraclea, quantunque sulla sponda sinistra, sempre nelle loro mani, e in conformità noi troviamo stipulato nel trattato consimile conchiuso con essi da Agatocle (314 av. C.) che Eraclea, Solino ed Iinera continuerebbero ail essere sottomesse a Cartagine com'erano prima (Diod., xix, 71).
Da quel tempo Eraclea ricomparisce nell'istoria ed assume il posto di una città importante. Noi la troviamo infatti impegnata poco appresso nel moto, originato (307 av. C.) da Xenodico di Agrigento in cui si dichiarò libera così dai Cartaginesi come da Agatocle, quantunque fosse poi risottomessa da quest'ultimo al suo ritorno dall'Africa.
Al tempo della spedizione di Pirro essa era di bel nuovo nelle mani dei Cartaginesi e fu la prima città tolta loro da quel monarca mentre avanzavasi a ovest da Agrigento (Dion., xxu, 10). Per simil guisa nella prima Guerra Punica fu occupata dal generale cartaginese Annone nella sua mossa al soccorso di Agrigento assediata in quel tempo (2G0 av. C.) dagli eserciti romani. E di bel nuovo nel 256 av. C. in Eraclea si appostò la squadra cartaginese di 350 legni per impedire il passo in Africa alla romana e in Eraclea toccò una grande sconfìtta dai consoli Regolo e Manlio (Pol., i, 25-28. 30; Zonara, vi», 12).
Pare invero che essa fosse a quel tempo una delle principali stazioni navali dei Cartaginesi in Sicilia, e quindi nel 249 av. C. noi troviamo il loro ammiraglio Car-talone ivi appostato per sorvegliare la squadra romana che avvicinavasi in soccorso di Lilibeo. Al termine della guerra Eraclea passò naturalmente, col rimanente della Sicilia, sotto il dominio romano ; ma nella seconda Guerra Punica tornò in potere dei Cartaginesi e fu una delle ultime città che resistè a Marcello anche dopo la caduta di Siracusa (Liv., xxiv, 35, ecc.).
Poco sappiamo di essa sotto il dominio romano, ma pare soffrisse molto nella Guerra Servile (134 e 132 av. C.) e ricevette per conseguenza un corpo di nuovi coloni che vi fu stabilito dal pretore P. Rupilio; e nell'istesso tempo le relazioni dei vecchi coi nuovi cittadini furono regolate da una legge municipale che vigeva sempre al tempo di Cicerone (Cic., Verr., n, 50).
Nei giorni del grande oratore Eraclea pare fosse sempre una città fiorente, ma dovette poi tosto volgere in decadenza in un con la più parte delle città sulla costa meridionale della Sicilia (Strab., vi, p. 272). Ma, quantunque non annoverata da Strabone fra le città esistenti sempre su quella costa, la è una delle tre ricordale da Mela (u, 7, § 16) e la continuazione della sua esistenza è attestata da Plinio e da Tolomeo. Questi è l'ultimo autore che fa menzione di Eraclea la quale pare fosse scomparsa prima della compilazione degli Ttincrarii (Tol., iii, 4, § 6).
Il luogo ove sorgeva Eraclea è ora deserto affatto e non rimangono che alcune rovine per segnarlo; ma la situazione dell'antica città si può ancora rintracciare