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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   2-50
   Parte Quinta — Italia Insulare
   Quindi, al tempo della spedizione ateniese nel 414 av. G., i suoi comandanti marciarono con tutte le loro forze contro Genturipa che fu indotta a stringere un trattato di alleanza con essi e successivamente rese loro un buon servizio assalendo gli ausiliari dei Siracusani nella loro marcia attraverso l'interno dell'isola (Tucid., vi, 90; vii, 32). Ci si dice, è vero, che Gellio d'Agrigento, inviato ambasciatore dai suoi concittadini a Genturipa, trattò con disprezzo gli abitanti come appartenenti ad una città povera ed insignificante; ma ciò vuoisi intendere soltanto rispetto alle grandi colonie greche, e non alle città siciliane (Dìod,, xui, 83).
   Poco appresso Dionisio il Vecchio conchiuse, nel 396 av. G., un'alleanza col reggitore di Genturipa, un despota di nome Danione; ma non pare ch'ei riducesse mai la città sotto la sua soggezione (hi, xiv, 78). Al tempo di Timoleone fu governata da un altro despota, Nicodemo, che fu espulso dal generale Corinzio e la città fu restituita a libertà nel 339 av. Ci (Ivi, xvi, 82): ma essa cadde in seguito in potere di Agatocle che vi pose una guarnigione.
   Durante però le guerre di questo monarca coi Cartaginesi, Genturipa, dopo alcuni tentativi infruttuosi per iscuotere il suo giogo, riuscì ad acquistare l'indipendenza che potè poi conservare (Ivi, xix, 103; xx, 36).
   Poco innanzi alla prima Guerra Punica troviamo i Genturipani in alleanza con Jerone di Siracusa a cui prestarono aiuto contro i Maniertini e da cui riceverono in guiderdone parte del territorio di Ameselo, fra Genturipa ed Agino, distrutta da questo monarca. Ma questa alleanza ebbe per effetto di trarre sopra di essi le armi romane e, nella seconda campagna della guerra, Genturipa fu assediata dai consoli Otacilio e Valerio Messala. Fu durante quell'assedio che gli inviati di molte città siciliane affret-taronsi a fare la loro sottomissione a Roma, e, quantunque non mentovata espressamente, è evidente che Genturipa stessa deve averne seguito di buon'ora l'esempio, essendoché la troviamo trattata con condizioni particolarmente favorevoli e Cicerone no parla come di un'alleata fedele dei Romani durante le loro guerre successive in Sicilia (Gic., Verr,, v, 32).
   Al tempo del grande oratore era una delle cinque città della Sicilia che godevano del privilegio della libertà e dell'immunità da ogni imposta; ed era con siffatte concessioni giunta a tale un grado di prosperità che divenne una dello più grandi e più ricche città dell'isola. 1 suoi abitanti sommavano a non meno di 10,000 e davano opera principalmente all'agricoltura. Oltre il territorio lor proprio assai vasto, ed uno dei più fertili in granaglie della Sicilia, essi occupavano e coltivavano una gran parte dei territori vicini di Enna e Leontini del pari che altri distretti più lontani di che Cicerone ebbe a dire ( Verr., n, 67, 69, ecc.) arant tota Sicilia fere Cenhiripinì.
   Soffrirono crudelmente per le esazioni di Verre e più ancora in seguito per . quelle di Sesto Pompeo. I loro servigi contro quest'ultimo furono ricompensati da Augusto il quale restaurò la loro città e fu senza dubbio in quel periodo che ottennero la franchigia latina di cui li troviamo in possesso a.i tempi di Plinio (Puh., m, 8, s. 14). Ma sembra probabile che la prosperità di Genturipa declinasse sotto l'Impero e poco più sene legge da quel tempo quantunque il suo nome trovisi in Tolomeo e negli Itinerarii.
   Plinio (xxi, 6, s. 17, ecc.) parla del territorio di Centuripa come producente un ottimo zafferano del pari che sale di colore purpureo.
   Sollevatasi nel medio evo contro l'imperatore Federico II Genturipe fu da lui intieramente distrutta e le pietre delle sue mura e dei suoi edifizi principali servirono a costruire la città di Augusto fondata dallo stesso Federico il quale vi trasportò per popolarla gli stessi Centuripini.
   Dopo la sconfitta di Corredino a Tagliacozzo, nell'odierna Genturipe, riedificata poco dopo la distruzione dell'antica, riparò Corrado Capece, principe di Antiochia,