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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quinta — Italia Insulare
   Da quel periodo poche altre notizie abbiamo d'Agirio nei tempi antichi. È classata da Plinio fra populi stipendiarti di Sicilia e il suo nome trovasi in Tolomeo e negli Itinerarii. Nell'evo medio divenne celebre per una chiesa di San Filippo con un altare miracoloso, donde il moderno suo nome di San Filippa di'Argiva. Ad essa traevano pellegrini in gran numero da tutte le parti della Sicilia (Fazell., De Beh. Sic., voi. i, p, 435; Ortolani, Diz. Gcogr. della Sicilia, p. 111).
   Nativo d'Agirio fu lo storico Diodoro Sìculo, il quale visse ai tempi di Cesare e di Augusto, e, per iscrivere la sua storia (la cronaca più ricca della Sicilia, giuntaci sfortunatamente incompiuta), perlustrò per ben 30 anni l'Asia, l'Africa e l'Europa in malagevoli e pericolosi viaggi, come ai dì nostri gli esploratori africani. Numerose memorie furonvi preservato della pretesa visita di Ercole: le orme dei suoi bovi additavansi sempre sulla roccia ed un laghetto, della circonferenza di quattro stadii, credevasi fosse stato scavato da lui.
   Un temenos, o bosco sacro, in vicinanza della città era consacrato a Gerione ed un altro a Jolao che ora oggetto di una grande venerazione; e giuochi e sacrifizi annuali celebravansi in onore di cotesto eroe e di Ercole (Diod., l 4; iv, 24).
   In un periodo posteriore Tirnoleone fu il benefattore principale della città, ove costruì parecchi templi, un bulenterion e un agora del pari che un teatro, il più bello della Sicilia dopo quello di Siracusa al dire di Diodoro (xvi, 83). Di tutti questi edilìzi non rimangono più vestigia.
   Agira ebbe a signori fra gli altri: Guglielmo Malo Spataio (1094); Roberto, vescovo di Catania (1170); Galvano Lancia, conte di Salerno (1250); Ferrando Bello, di stirpe catalana (1320); Enrico di Chiaramonte, che la tolse al precedente (1344); Artale Alagona (1390); Corrado Tommaso Spatafora (?); Sancitì Ruis de Lihori (139G); Raimondo Aprile (1400). Nel 1625, venduta por ordine di re Martirio, ne presero possesso Ottavio Centurione, Carlo Strada e Vincenzo Squarciafico, genovesi; ma i cittadini, mutuandosi, offrirono 38,000 aurei che vennero pagati come riscatto ai Genovesi.
   Uomini illustri. —Fu patria al suddetto storico Diodoro ed ai seguenti: Isacco, monaco Benedettino, discepolo di Barlaamo, celebre matematico e poeta che fiorì nel secolo XI; Fortunato Fedele, insigne medico, che primo ridusse a corso di scienza la medicina legale; Raffaele Bonerba, agostiniano, profondo teologo ed oratore valentissimo; Bonaventura Attardi, uomo dottissimo, primo rettore della cattedra di Teologia polemica in Catania od autore d'una Storia patria; Luigi Rosselli, valentissimo poeta estemporaneo ed autore della Filippeide, poema tuttora inedito; Proposto Pietro Mineo, autore d'una Storia dei Papi, e alla cui munificenza deve Agira la sua biblioteca, ricca di manoscritti, palinsesti ed opere pregevolissime.
   Coli, elett. Regallmlo — Dioc. Nicosia — P2 T. e Slr. ferr. Gatanìa-Caltanissetta.
   Gagliano Castelferrato (Ì605 ab.). — Giace in alto colle a 7 chilometri da Agira e a circa 66 dal Mediterraneo, in territorio fertilissimo di grano, orzo, olio, legumi di cui si fa esportazione. Nelle vicinanze si trova un asfalto di pregiata qualità. Chiesa dì San Cataldo e vasta piazza con fontana di marmo.
   Cenni storici. — Stefano Bizantino registra un'antica città della Sicilia dì nome Galarìa o Galeria ch'ei dice fondata dal capo siculo Morgete; sebbene di grande antichità, noi non ne troviamo menzione nell'istoria che nel 345 av. G. quando fu la sola città che osò inviare soccorsi agli Entellini assediati dai Cartaginesi sotto Annone. Ma le loro piccole forze sommanti appena a 1000 uomini, furono intercettate e intieramente tagliato fuori (Diod., xvl 67). Nel 311 av. C. Cataria fu occupata dagli esuli Siracusani sotto Dinocrate, i quali furono però poco appresso sconfitti e cacciati dai generali di Agatocle. Non ve n'ha più notizia successiva nell'istoria; e siccome il