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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Nicosia
   quale fu perciò inscritto il verso seguente: Quoti Siculis plucuit sola Sperlinga negavit. L'ebbero in feudo gli Oneto, principi di San Bartolomeo.
   Colt, elett. Nicosia — Ilioc. Nicosia — Pa T. a Nicosia.
   Mandamento di AGIRA (comprende 2 Co numi, popol. 18,303 ab.). — Territorio assai fertile in uli\i, biade e vini e contenente in alcuni punti rame piritoso argentifero e marmi bellissimi
   Agira (13,098 ab.). Già San Filippo d'Argirò, a 13 chilometri a est da Leon-forte e a 18 da Nicosia, sopra un ripido monte conico (831-metri sul mare), con le rovine di un castello costruito dai Saraceni al posto dell'. Icws romana, da cui sta innanzi allo sguardo meravigliato 1111 oceano di colline di varie altezze, alcune con castelli, città e borghi abitati anticliissimamentc dai Sicelii.
   La chiesa di Santa Maria è uita chiesa primitiva con colonne massiccie ed archi acuti nella sua duplice navata; e San Salvatore ha un'abside con archi tondi e un buon campanile. La Reni Malia (Badia), chiesa nella parte bassa della città a ovest, contiene nella sua cripta la tomba di San Filippo, che convertì gli abitanti al Cristianesimo. con una figura coricata. Vicino ad essa è un antico sepolcro scavato nella roccia che vuoisi fosse la cella dell'apostolo. Biblioteca fondata nel secolo nostro. Grano, olio, vino, mandorle, zolfo. Miniera di zolfo greggio che produce annualmente 156 tonnellate di minerale.
   Cenni storici. — Ay^piov, Aggradii, ora Agira, stava fra Ernia e Centuripe, distante dalla prima 18 miglia romane e 12 dalla seconda (Toh. Pcutin. Itiner. Anton.). Era considerata come una delle più antiche città della Sicilia. Credesi fondata dai Siculi con Centuripe ed Assoro. parecchi secoli prima che i Greci trasportassero le loro colonie nell'isola. Ne ò sì antica l'origine, che fu (come dice il Cluverio) annoverata tra le favolose imprese d'Ercole che ebbe l'onore del primo sacrifizio in Agira. Da ciò risulterebbe la sua fondazione molto anteriore alla distruzione di Troia.
   Storicamente parlando pare fosse una città sicelia e non ricevesse una colonia greca. È mentovata primamente nel 404 av. C. quando stava sotto il governo di un principe di nome Agiride il quale era amico ed alleato di Dionisio di Siracusa e lo aiutò in varie occasioni. Agiride estese il suo dominio su varie città vicine e fortezze dell'interno si da divenire il principe più potente in Sicilia dopo Dionisio stesso; e la città di Agirio dicesi fosse così ricca e popolosa a quel tempo da contenere non meno di 20.000 abitanti (Diod., xiv, 9, 78, 95).
   Durante l'invasione dei Cartaginesi sotto Magone nel 392 av. C. Agiride continuò ad essere alleato di Dionisio e gli prestò valido aiuto contro il generale cartaginese (Diod., xiv, 95, 96). D'allora in poi nulla più udiamo di Agiride o della sua città durante il regno di Dionisio; ma nel 339 av. C. troviamo Agirio sotto il giogo di un despota di nome Apolloniade, il quale fu costretto da Timoleone ad abdicare. Gli abitanti furono allora dichiarati Siracusani. 10,000 nuovi coloni ricevettero appezzamenti nel suo vasto e fertile territorio e la città stessa fu ornata di un magnifico teatro e di altri pubblici edilizi (Diod., xvi, 82, 83).
   In un periodo posteriore Agirio fu sottomessa a Finzia re d'Agrigento ; ma fu una delle prime città che scosse il suo giogo e pochi anni dopo troviamo i suoi abitanti in buoni termini con Jerone re di Siracusa, di che furono ricompensati col dono di mezzo il territorio che apparteneva ad Ameselo, situato fra Centuripe ed Agirio.
   Sotto il governo romano Agirio continuò ad essere una florida e ricca comunità e Cicerone ne parla come di una delle città più ragguardevoli della Sicilia. La sua ricchezza derivava principalmente dalla fertilità del suo territorio in granaglie, territorio che. prima dell'arrivo di Verre, dava da lavorare a 250 aratores, numero scemato dalle sue estorsioni a non più di 80 (Cic., Verr., m, 18, 27-31, 51, 52).
   40 — La Patria, voi. V.