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Parte Quinta — Italia Insulare
Nella rivoluzione del 18G0 Caltagirone soffrì gravi danni dalle truppe borboniche quando la sera del 20 maggio vi si accampava, a circa 2 chilometri dall'abitato, il generale Afan de Rivera, il quale, sgomento dall'avanzarsi delle squadre siciliane insorte, lasciata Caltanissetta, muoveva a corsa alla volta di Catania, Quantunque avesse dato parola di risparmiare la città, il generale estorse 7000 razioni di viveri, 200 barili di vino, 10 quintali di cacio e 50 oncie in danaro pei foraggi della cavalleria, e, nonostante che il Comune avesse provvisto e pagato quanto gli era richiesto, permise ai soldati di dare il sacco alle case e guastare il territorio ricco di biade immature.
Uomini illustri, — Molti vi ebbero la culla, fra i quali meritano di essere rammentati il filosofo e giureconsulto Antonio Polizio; il medico e teologo di grido Giovanni Burgio, che fu arcivescovo di Palermo; Baldassare Paglia, poeta e filosofo; Giovanni Mistretta, chiaro giureconsulto del secolo XVI, che commentò le patrie consuetudini; Giuseppe Scorno, giureconsulto anch'esso che visse nel secolo XVII e scrisse varie opere legali e storiche; Mario Trabucco, medico erudito, autore di varie opere ; il P. Nicolò Longobardo, gesuita e missionario nella Cina, che divenne peritissimo in quella lingua e compose un Trattato della dottrina di Confucio; e finalmente Gerolamo Bonanno dei baioni Rosabìa che raccolse, nel secolo scorso, le memorie di Caltagirone. Di esse si hanno Consuetudines urbis Calataieronis conservate manoscritte nella segreteria di quella città ed approvate nel 1299 dal re Federico. Un altro volume manoscritto dal titolo Consuetudini di Caltagirone conservasi nella biblioteca comunale di Palermo.
Coli, elett. Caltagirone — Dioc. Caltagirone — P3 T.
Mandamento di GRAMMICHELE (comprende 2 Comuni, popol, 19,094 abitanti). — Il territorio si estende in allipiano, avendo all'intorno ridenti colline e pianure. Ha suolo, per quanto ristretto, fertilissimo per cereali come per viti; abbonda di acque sorgive e salubri ; ha importanti pascoli e ricchezze minerali. Aria saluberrima.
Grammicheìe (11,872 ab.), — Piccola città di forma esagona, a circa 3G chilometri dal mar Tirreno, posta in altipiano, verso mezzogiorno, con bella ed estesa veduta del mare a ponente e dell'Etna a levante. Nella piazza grande e centrale del Duomo s'intersecano la strada carrozzabile delle regie Poste per tutta l'isola e la strada in comunicazione colla provinciale per Catania.
strida di chi perdeva fra le rovine il congiunto, l'amico. Le vie erano ingombre di rottami e tra questi quando alcun semivivo, quando cadaveri e quando membra lacere e mozze. Rovinò del tutto il Duomo dedicato a Dio, sotto il patrocinio di S. Maria del Monte o Assunta, col suo altissimo campanile. Crollarono le cappelle e cadde intero il campanile del tempio di S. Giuliano, oggi Cattedrale, nonché quello del tempio di San Giorgio e con esso parte delle mura; e per non dire di tanti altri sacri edifizi, su] popolo che pregava precipitò, schiacciando un 700 persone, tutto il tempio di S. Giacomo ornato ad oro, a stucchi; e, quel ch'è più da rimpiangere, dipinto dal rinomatissimo Epifanio. Rovinò del tutto il regio castello che sin dal 1542 aveva perduto anche per tremuoto un'ala verso borea. Ter lungo volger di giorni trasse il popolo alla pianura di S. Maria di Gesù lasciando vuota e deserta la città pericolante; e quivi rizzò capanne e baracche e vi si ammucchiò dentro. I ministri del Santuario ufficiarono all'aperto e sopra altari di legno Ma non cessando di tremar la terra, scorsa una settimana o più, si fecero tatti più presso alla città. Anzi vi rientrarono e rizzaron tende nei larghi di essa; e nella quaresima di quell'anno si predicò all'aperto. Alla fine, costretto il popolo da un incendio appiccato alle baracche a ritirarsi di là, veduto che il pericolo e i disagi dello starsi luori erano forse maggiori di quelli clic potevano scontrare nelle abitazioni, prima a famiglie poscia a brigate il popolo si ridusse a casa. Il viceré Pietro Colon Portogallo, duca di Veragua, commise al duca di Camastra, suo vicario generale, di trasferirsi in Caltagirone e provvedere ai danni patiti da questa città. La quale, comecliè svigorita per effetto dogl'ingentissimi donativi, risorse più bella da sè, senza che venisse sussidiata dal real patrimonio o dalla Deputazione del regno.