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Parte Quinta — Italia Insulare
La citlà è ricca d'industrie e di commerci, ha parecchi istituti bancarii, tipografi e librai e i suoi abitanti hanno fama di molto abili nelle arti. Oltre le suddette vaghissime figurine colorate vi si fabbrica un bel vasellame di finissima argilla per ornamento e per uso domestico. Il commercio maggiore di esportazione comprende grano, soda, regolizia, sughero, vasi e figurine.
Il bilancio preventivo del Comune di Caltagirone era nel 18S9 il seguente :
Attivo
Entrate ordinarie.......L. 608,590
Id. straordinarie.....» 57,864
Partite di giro e contabilità speciali » 130,143
Totale L. 706,597
Passivo
Spese obbligatorie ordinarie . . . L. 391,398
Id. straordinarie « . » 125,900
Partite di giro e contabilità speciali. » 130,143
Spese facoltative.......» 149,156
Totale L. 790,597
Cenni storici. — lucerla è l'origine di Caltagirone: alcuni la vogliono fondata dai Saraceni, mentre altri fanno risalire la sua fondazione a tempi remotissimi, sul sito dell'antica Gelonìo, fabbricata, secondo la mitologia, da Gelone, figliuolo dì Imari e di Etna, ed altri ancora la voglion fondala da Gelone prode guerriero siracusano che visse quasi cinque secoli prima dell'era volgare. Checché ne sia, certo è che nel secolo VIII fu conquistata dai Saraceni che la chiamarono Kalat-al-Girche dal nome di un loro capitano che la munì di mura.
Il P. Mario Paci (L'antichità di Caltagirone), il dott. Pier Paolo Morretta (De Calate/girono brevis notitia) ed il P, Francesco Aprile (Cronologia di Sicilia) sostengono con chiari argomenti che essendosi rinvenuti qui e nei dintorni molti cadaveri di giganti che si valutarono a circa 23, questa città deve necessariamente vantare una remota antichità. Per istoriche e valide testimonianze sostenute da scrittori eruditi e per monumenti antichissimi, Caltagirone potrebbe segnarsi tra le più vetuste città sicane, o almeno, venuti i Siculi dall'Italia (607 av. C.) governati da un tiranno, tra le sicule o greco-sicule. Ciò chiaro dimostrasi e confermasi per le monete antichissime qui rinvenute, greco-sicole, vai quanto dire siracusane, agrigentine, gelcnsi, leontinc, mamertine, catanesi, selinunlme, nassesi, di Pirro, di Agatocle, di Gerone, di Tisistide, di Geronimo, puniche o cartaginesi, per i molti vasi, le varie lucerne greco-sicole, lavori finissimi di figuline con fondo rossiccio a figure nere ed altri oggetti archeologici dissotterrati in diversi punti di essa entro a sepolcri che contenevano lagrimatorii.
Nel 1030 se ne insignorirono i Genovesi cacciandone i barbari invasori (1). Ma durò poco quella franchigia. Appena i Genovesi tornarono a casa loro, l'unghia africana, fatta più aguzza dalla sofferta vergogna, tornò ad inferocire sulla desolata citlà; e vi si tenne durissima per circa 60 anni,, sino al giorno del completo riscatto, allorquando le schiere normanne capitanate dal conte Ruggero apparvero, dopo la conquista di gran parte della Sicilia, in queste contrade.
Caltagirone subì tutte le vicende delle città dell'isola. Cadde sotto gli Aragonesi verso il 1283; sotto gli Spagnuoli nel 1435; sotto gli Austriaci nel 1516. Nel 1693
(1) A monumento della vittoria clic, nella fervenza della prisca fede riconobbero da S. Giorgio protettore di quella italiana repubblica, levarono un tempio a Dio, sotto il patrocinio del sullodato santo cavaliere e martire, sur un poggio che a greco-levante era disgiunto dalla città; e sulla torre delle campane stette segnato in pietra quel fausto avvenimento sino a che questa non venne perduta per il treinuoto del 1693. Il governo della citlà fu allora ordinato a Comune, e la croce rossa in campo bianco fu aggiunta in petto all'aquila con le ali spiegate, che ghermisce un osso gigantesco, antico stemma della città.