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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Catania
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   assalito ed espulso da Tirnoleone (Diod., xvi, 09; Plut., Timo!., 13, 30-34). Catana fu rivendicata a libertà e pare continuasse a conservare la sua indipendenza. Durante le guerre di Agatocle coi Cartaginesi parteggiò ora col primo ed ora coi secondi; e quando Pirro sbarcò in Sicilia, fu la prima a schiudergli le porte ed a riceverlo con la massima pompa (Diod., xix, 110: xxn, 8).
   Nella prima Guerra Punica, Catana fu una delle prime città siciliane che si sottomisero, dopo i primi trionfi delie loro armi nel 263 av. C.. ai Romani, i quali la chiamarono Catina come si legge nelle Iscrizioni riferite dall'Orchi (3708, 3778). Pare continuasse poi a mantenere relazioni amichevoli con Roma e quantunque non godesse i vantaggi di una città confederata (focdcrata ehilas) come le sue vicine Tauromenium e Messana (Taormina e Messina) essa giunse però ad un alto grado di prosperità sotto il dominio romano. Cicerone ne fa reiteratamente menzione come città ricca e florida a'tempi suoi; essa conservo le sue antiche istituzioni municipali e pare fosse uno dei porti principali della Sicilia per l'esportazione del grano (CiG., Verr,, in, 43. 83, ecc.; Lrv., xxvn, 8). Ma nella guerra di Ottaviano Augusto contro Sesto Pompeo (padrone della Sicilia) Catina soffrì sì fattamente che Ottaviano fu costretto a rifornirla di una nuova popolazione, creandola colonia romana e come tale pervenne di bel nuovo ad un allo grado di prosperità, come leggesi in Strabone e in Dione Cassio e come attestano gli avanzi dei monumenti da noi suddescritti, l'Anfiteatro, il Teatro, l'Odeo, le Terme, ecc. Nel 121 av. C. gran parte del suo territorio fu devastato da correnti di lava e le ceneri infocate dell'Etna piovvero in tanta quantità nella città stessa da sfondare i tetti delle case. Catina fu per conseguenza esentata per 10 anni dalle contribuzioni usuali allo Stato Romano (Orosio, v, 13). Essa conservò il suo grado coloniale e la sua prosperità durante il periodo dell'impero romano, cotaìchò nel quarto secolo Ausonio, nel suo Ordo Kobilium Urbium, annovera soltanto Catania e Siracusa fra le città della Sicilia.
   Nel 535 dell'era volgare Belisario la tolse ai Goti e ridivenne, sotto l'Impero bizantino, una delle città più importanti dell'isola, come testimoniano a gara Plinio (m, 3, 8, s. 14), Tolomeo (ni, 4, § 9), Procopio (B. G., 1, 5).
   Come le altre città siciliane Catania passò poi successivamente sotto il dominio degli Ostrogoti, dei Vandali, dei Saraceni, finché, conquistata dai Normanni che la ricinsero di nuove mura, ricuperò gran parte della primitiva importanza. Ma il 4 febbraio del 1169, sotto il regno di Guglielmo il Buono, un orrendo tremuoto distrusse quasi per intiero la città; contaronsi più di 15,000 morti, e i fedeli, che trovavansi riuniti col vescovo nella cattedrale, rimasero schiacciati sotto le macerie.
   Ciò non di manco Catania resistè valorosamente all'assedio postole da Arrigo VI di Svevia. marito di Costanza figlia del re Ruggero, finché alcuni traditori la diedero in mano ad Arrigo, il quale prese orribile vendetta dei cittadini ed appiccò il fuoco alla città. Codesto incendio e il suddetto tremuoto, avvenuto 25 anni prima, distrussero per avventura i residui di taluni antichi edilìzi, come il Ginnasio, il Circo, la Naumachia e trassero a compiuta rovina tali altri, come l'Anfiteatro, il Teatro, l'Odeo, le Terme e i Sepolcreti.
   Nel 1232 Catania fu di bel nuovo devastata dagli ITohenstaufen e per tenerne a freno gli abitanti Federico II fece costruire l'imponente Castello Ursino (Bocca Orsina) esistente tuttora.
   Fig, 73. — Medaglie di Catania.