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Parte Quinta — Italia Insulare
Da quel tempo non ne troviam più menzione che ai tempi di Cicerone il quale ne parla reiteratamente come dì una città municipale di grande importanza con un territorio dei più feraci in granaglie nell'intiera Sicilia. I suoi abitanti ebbero molto a soffrire per le estorsioni di Verre e dei suoi agenti (Cic., Verr., m, 23, 44, ecc.).
Gli Etnensi sono anche ricordati da Plinio fra i populi stipendiarli della Sicilia ; e il nome della città trovasi così in Tolomeo come negli Itinerarii, ma la sua storia successiva e il periodo della distruzione non si conoscono.
Gran dubbio regna intorno al sito di Etna. Ben ci dice Strabone (vi, p. 273), che essa sorgeva vicino a Centuripi e ch'era il luogo donde muovevano per solito i viaggiatori per salire al vulcano. Ma in un altro passo (Ivi, p. 268) ei diee espressamente ch'essa non distava che 80 stadii da Catania. L'Itinerario d'Antonino (p. 93) pone Etna a 12 M. P. da Catana e la medesima distanza da Centuripi ; la sua situazione fra queste due città è inoltre confermata da Tucidide (vi, 96). Ma, nonostante codeste date insolitamente precise, la sua esatta situazione non si può fissare con certezza.
Gli antiquari siciliani la pongono generalmente a Santa Maria di Licodia il che consuona con la forte posizione della città, ma è certamente troppo distante da Catania. D'altra parte, San Nicolò dell'Arena — convento sopra Nicolosi considerato dal Cluverio qual sito di Etna — è troppo in alto sulla montagna da essere stato sulla strada maestra da Catana a Centuripi. Il Mannert per altro parla di rovine in un luogo detto Castro a nord-est e poco lungi da Paterno sur un colle che ei tiene qual sito di Etna e che ben concorderebbe al certo con le condizioni richieste. Egli non cita la sua autorità e il luogo non è descrìtto da alcun recente viaggiatore (Cluverio, SiciL, p. 123; Ajiic., Lex. Topogr. Sic,, voi. in, p. 50; Mannert, Hai., voi. u, p. 293).
Ed ora che abbiamo recato quel che si sa e si conghiettura dell'antica scomparsa città d'Etna torniamo a Catania.
11 periodo che tenne dietro al ritorno degli antichi abitanti Calcidici in Catania pare fosse prospero in sommo grado per questa città non solo, ma anche per le città siciliane in generale ; ma non abbiamo particolari della sua storia sino alla grande spedizione ateniese in Sicilia.
In quell'occasione i Gatanesi, nonostante le loro attinenze Calcidicbe, non vollero dapprima accogliere nella loro città gli Ateniesi ; ma, essendo riusciti questi ultimi a penetrarvi, trovaronsi i Gatanesi costretti a sposare le parti degli invasori, e Catana divenne per conseguenza il quartiere generale degli Ateniesi durante il primo anno della spedizione e la base delle loro successive operazioni contro Siracusa (Tuoid., vi, 50-52, 63, 61, ecc.; Plut., Nic., lo, 16).
Non abbiamo notizie intorno al fato di Catana dopo il termine di quella memorabile spedizione; e la troviamo di bel nuovo mentovata nel 403 av. C. quando cadde in potere di Dionisio di Siracusa il quale ne vendè gli abitanti come schiavi e l'abbandonò al saccheggio, dopo di che vi stabilì un corpo di mercenari Campani. I quali l'abbandonarono però dì bel nuovo nel 396 av. C. ritirandosi nella sudde-scritta città d'Etna all'appressarsi della grande armata cartaginese sotto il comando di Indicane e di Magone. La grande battàglia navale in cui quest'ultimo sconfisse Leptine, fratello di Dionisio, fu combattuta nei paraggi immediati di Catana la quale per conseguenza cadde probabilmente nelle mani dei Cartaginesi (Dioi)., xiv, 15,58,60).
Ma noi siamo privi di notizie intorno alle successive sue sorti e alla sua nuova popolazione; certo è soltanto ch'essa continuò ad esistere. Catlippo, l'assassino di Dione, quando fu espulso da Siracusa, s'impadronì per un tempo di Catania (Plut., lì imi., 58): e quando Timoleone sbarcò in Sicilia noi la troviamo soggetta ad un despota di nome Mamcrco, il quale si unì dapprima al generale corinzio, ma abbandonò in seguito la sua alleanza per quella dei Cartaginesi e fu per conseguenza