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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Catania
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   costruito a pezzi riquadrali di lava con tre nicchie a vòlta arcuata e con altre quattro solto il pavimento disposte a croce greca.
   Cenni STonioi. — Catana o Catina (kxtàvr,) è rappresentata concordemente da tutti gli autori antichi quale una colonia greca d'origine Calcidica, ma fondata ini mediatamente dalla vicina città di Nasso sotto la direzione di un capo di nome Evarco. La data precisa della sua fondazione non è registrata, ma sembra da Tucidide sia avvenuta poco dopo quella di Leontini (Lentini) eh' oi colloca cinque anni dopo quella di Siracusa, vale a dire, nel 730 av. G. (Tucid., vi, 3; Strab., vi, p. 208). Però sembra indubitato che ì Calcidesi vi si stabilirono cacciandone i Sìcoli che vi si erano stabiliti.
   L'unico evento trasmessoci della sua storia primitiva e la legislazione di Caronda e anche di quest'evento la data è intieramente incerta. Ma dal fatto che la sua legislazione si estese alle altre città calcidiche, non solamente della Sicilia ma anche della Magna Grecia (Arisi., Poi., n, 0), è evidente che Catania continuò le sue intime relazioni con codeste città affini.
   Sembra conservasse la sua indipendenza sino al tempo di Jerone Siracusano; ma nel 470 av. C. codesto despota espulse tutti gli abitanti d'origine che egli stabili a Leontini e ripopolò Catana con un nuovo corpo di coloni, non meno, dicesi, dì 10.000, e Composto in parte di Siracusani e in parte di Peloponnesiaci. Neil' istesso tempo ei cambiò il nome di Catana in quello di Aetna e fecesi proclamare Oekista, vale a dire fondatore della nuova ciltà. Come tale fu celebralo da Pindaro (Pyth. 1 e Scoliaste, ad loc.) e dopo la sua morte ottenne onori eroici dai cittadini della sua nuova colonia (Diod., xj, 49, 60; Strab., vi, p. 268).
   Ma questo stato di cose fu di breve durata, e, poco dopo la morte di Jerone e l'espulsione di Trasibolo. i Siracusani si accordarono con Ducezio, re dei Siculi, per cacciare i nuovi abitanti intrusi di Catana i quali furono costretti a ritirarsi nella fortezza dì Inessa (a cui diedero il nome di Aetna od Etna) mentre gli antichi primitivi abitanti Calcidici e Sicoli venivano reintegrati nel possesso di Catana nel 461 av. C. (Diou., xi, 76; Strab., /. e.).
   E qui occorre toccare due parole di questa antica scomparsa città di Etna situata alle falde del vulcano omonimo sul suo declivio meridionale.
   Era in origine una città sicelia di nome Inessa o Inessum (Iv/.wx, Tucid., Strab.), nome cambiato poi in quello di Etna come abbiamo detto. Non pare però che il nuovo nome fosse universalmente adottato e noi troviamo l'antico nome d'Inessain Tucidide in un periodo posteriore. Pare cadesse in potere dei Siracusani ì quali l'occuparono con una forte guarnigione, e nel 426 av. C. troviamo gli Ateniesi sotto Ladies sforzantisi indarno di strapparla dalle loro mani (Tucid., hi, 103).
   Durante la grande spedizione ateniese, Inessa, del pari che la vicina città d'Hybla (vedi Paterno), si mantennero fedeli all'alleanza con Siracusa, di che i loro territori furono devastati dagli Ateniesi.
   In un periodo posteriore la forza della sua situazione come fortezza la resero un luogo importante nelle civili discordie della Sicilia e divenne il rifugio dei cavalieri siracusani ch'eransi opposti all'innalzamento di Dionisio. Ma nel 403 av. C. codesto despota s'impadronì di Etna ove stabilì poco appresso un corpo di mercenari Campani ch'erano stati stabiliti previamente in Catana. Costoro si mantennero fedeli a Dionisio nonostante la defezione generale dei suoi alleati durante l'invasione cartaginese nel 396 av. C. e conservarono il possesso della città sino al 339 av. C. in cui fu presa da Timoleone e i suoi abitanti Campani messi a fil di spada (Diod., siti 13; xiv, 7, 8, 9, ecc.).