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Parte Quinta — Italia Insulare
ANTICHITÀ.
Le antichità di Catania sono descritte dal principe di Discari nel suo Viaggio per le antichità della Sicilia (cap. v), dal duca di Serradifalco nelle Antichità della Sicilia (voi, v, p. 3-30) e nella Guida dei Giannotta.
Degli splendidi monumenti, di cui andava ornata Catania nell'epoca greca e in quella romana, non restano che pochi ruderi. Le eruzioni dell'Etna, i freninoti, le guerre, il vandalismo con cui s'innalzarono mura e chiese distruggendo maestosi edifizi, non lasciarono che pochi avanzi, bastatoli nondimeno a testimoniare della antica grandezza della città.
Anfiteatro. — Questo monumento è il testimonio della antica catanese grandezza. Ma quanto si può oggi osservare non ò che un piccolissimo avanzo. L'anfiteatro era situato nell'area dell'odierna piazza Stesicoro. Di una forma leggermente elittica, il suo grande asse esterno misurava metri 125, l'interno 71, il piccolo asse esterno ni. 100, l'interno m. 51, la circonferenza esterna ni. 389, l'interna m. 193.
Vi erano 56 archi, 32 sedili a tre ordini, due numeri di produzioni; era aito metri 31 e vi entravano 15,591 spettatori. Ora non resta che una parte del corridoio, che trovasi all'ovest, tra la collina tagliata a picco ed il muro di cinta; una parte di quest'ultimo formato di grandi archi a vòlta è rivestito esteriormente di bei pezzi di lava tagliati ; vòlte sovrapposto che sostenevano i seggi degli spettatori, e alcuni resti di acquidotto. E dubbio a chi debba attribuirsi una tale opera; ma tutto induce a credere che fosse opera dei Romani. I tremuoti, gl'incendi, le guerre lo ridussero presto in un mucchio di rovine. La mano dell'uomo concorse a renderne peggiore la condizione. Teodorico e Totila re dei Goti permisero che se ne cavassero i materiali per cingere di mura la città. Il conte Ruggero fece uso delle magnificenze dell'Anfiteatro onde adornare la Cattedrale da lui fondata. Nel secolo XVI il Senato concedeva le rovine dell'Antiteatro per farne abitazioni, e servirsi dell'Arena per uso di giardini. Per ragiono di difesa e di sicurezza, perchè reputato come propugnacolo contro la città stessa, venne, per eccesso di barbarie e di vandalismo, spianato non solo, ma il sito stesso fu colmato di terra per dar comodo alla fanteria ed alla cavalleria di faro le loro rassegne. Altro ordine del Municipio fece spianare il rimanente, ed il materiale servì a riempire i corridoi che restavano e a coprire più profondamento l'Arena. Con il tremuoto del 1693 vi si ammassarono sopra altre rovine, e l'Anfiteatro sparì quasi intieramente.
Teatro Greco (via omonima). — È situato al sud, addossato al pendìo di una collina che offre naturalmente la inclinazione necessaria alla disposizione dei sedili secondo l'uso dei teatri greci. Quanto in oggi si osserva è costruzione romana; gli avanzi dell'opera greca si osservano nella cavea ed in talune costruzioni da poco scoperte da Sciuto Patti. La pianta del teatro è un semicerchio la cui semicirconferenza interna è di m. 40.1 e l'esterna di m. 161.8. Dalla scena (la parte più bassa destinata agli attori) s'innalzano dei sedili in forma di gradini, ciascuno dei quali forma pure un semicerchio tanto più esteso quanto più elevato. Di questi gradini destinati agli spettatori, sì conservano in parte i primi 21 a partire dalla scena, che t'ormano ciò che negli antichi teatri chiamasi la prima precinzione, alla quale si giunge per un corridoio semicircolare largo metri 4.2 e solidissimamente arcuato. Dall'insieme della costruzione si rileva che dopo i 21 gradini della prima precinzione ne esistevano 12 altri che formavano la seconda precinzione, ed ai quali si perveniva per un secondo corridoio più elevato, ma simile al primo, e che esiste ancora in parte. In ciascun corridoio erano praticate otto aperture, che conducevano sull'alto della. precinzione corrispondente, e di dove si scendeva per una scala sino al gradino più basso. Queste otto scale della prima precinzione sono fatte di lava, mentre i gradini