Provìncia di Catania
2.17
Ne troviam poi menzione nel 424 av. C. quando, al dir di Tucidide (tv, 65), fu stipulato nella pace conchiusa da Ermocrale che Morganzia (o Morgantina come egli scrive il nome) dovesse appartenere ai Carnai-inani con che pagassero una somma fissa ai Siracusani. E impossibile comprendere codesto accordo fra due città così discoste l'una dall'altra e probabilmente v'ha qualche errore nei nomi. Certo è però che nel 396 av. C. Morganzia ricomparisce quale citta indipendente dei Siculi e fu una di quelle che caddero sotto le armi di Dionisio di Siracusa in un con Argino (ora San Filippo d'Argirò), Meneno (ora Mineo) e altre città (Diod., xiv, 7S).
In un periodo posteriore diede asilo ad Agatocle cacciato in esilio da Siracusa e fu in gran parte mercè l'aiuto di 1111 corpo di mercenari da Morganzia e da altre città dell'interno che questo tiranno riuscì a stabilire, nel 317 av. G, il suo potere dispotico in Siracusa. Morganzia è reiteratamente ricordata nella seconda Guerra Punica. Durante l'assedio di Siracusa per Marcello fu occupala da una guarnigione romana efuromi rizzati vasti granai; ma gli abitanti la diedero per tradimento al generale cartaginese Iniilccme e fu occupata per qualche tempo da Ippocrate siracusano che sorvegliava ili là le vicende dell'assedio (Liv.. xxiv, 36, 39). Fu ricuperata da ultimo dal generale romano, ma si ribellò di bel nuovo dopo la partenza di Marcello dalla Sicilia nel 211 av. G. e ripigliali ambedue, città e territorio, dal pretore M. Cornelio, furono assegnati ad un corpo di mercenari spagnuoli che avevano disertato unendosi ai Romani sotto Merico (Liv., xxvi, 21).
Morganzia pare continuasse ad essere una città ragguardevole sotto il dominio romano. Nella grande insurrezione Servile del 102 av. C. fu assediata dai caporioni degli insorti, Trifone ed Atenione; ina, essendo una piazza forte e ben munita, oppose una resistenza vigorosa ; e non è chiaro se essa cadesse 0 non da ultimo nelle lor mani (Diod., xxxvi, 7). Cicerone fa reiteratamente menzione del suo territorio come ferace di grano e ben coltivato, quantunque crudelmente devastato dalle estorsioni di Terre (Cicer., Fm\, 111, 18, 4, 3). Essa era sempre perciò a' tempi suoi una città municipale e noi la ritroviamo ricordata come tale da Plinio (111, 8, § 14); cotalchè deve errare Platone quando parla di Morganzia come città che più non esisteva (Strab., vi, p. 270). Può però probabilissimamente essere stata in gran decadenza essendoché la notizia di Plinio sia l'unica menzione posteriore del suo nome e d'allora in poi se ne smarrisce ogni traccia.
La situazione di Morganzia è un soggetto di grande incertezza ed è impossibile conciliare le relazioni contraddittorie degli antichi scrittori. La più parte pero si accordano nell'associarla alle città sieule dell'interno sui confini delle valli del Simelo e dei suoi tributari, Meneno. A girici ed Assoro (Diod., xi, 78; Gic., Verr., I. e. ; Sil. Ital., xiv, 265) ; ed una testimonianza più precisa rinviensi nell'asserto che il generale cartaginese Magone si pose a campo nel territorio eli Agirlo (San Filippo d'Argirò) presso il fiume Chrisas (Dittamo) sulla strada che conduce a Morganzia (Diod., xiv, 95), La narrazione del suo assedio durante la guerra Servile la indica altresì quale una città naturalmente forte edificata sopra un'alta collina (Diod., xxxvi, l. e.). È quindi assai strano che Livio parli in un passo della squadra romana ancorata a Morgantìa come fosse una città sulla costa; asserzione contraria affatto a tutte le altre notizie sulla sua situazione e in cui deve essere incorso manifestamente qualche errore (Liv., xxiv, 27).