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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quinta — Italia Insulare
   Virgilio (Eneide, in, 701), e, come ne' tempi antichi, formano sempre una delle regioni più feraci di grano dell'intera Sicilia ; di che Gela fu detta la granifera (™po'oopo;) in un antico epigramma, e secondo uno scrittore più antico andava rinomata per l'eccellenza delle sue lenticchie (fav.%). Apprendiamo anche da Plinio (xxxi, 7, s. 39, 41) che il suo territorio abbondava di sale.
   Il qual territorio era assai vasto nei tempi della sua potenza e floridezza, quantunque mal se ne possano precisare i limiti. Probabilmente esso era separato da quello di Agrigento a ovest dal fiume Irnera ; della sua estensione nell'interno non abbiamo contezza; ma il nome di una stazione dato negli Itinerari come Gelasium Philosophianis par provi che questo punto (il quale coincide apparentemente con la moderna Piazza Armerina, a circa 50 chilometri da Terranova) doveva essere compreso nel territorio di Gela (1).
   Uomini illustri. — Gela fu la patria di Apollodoro, poeta comico di qualche grido e confuso di frequente col suo più celebre omonimo di Carisio. Gela fu anche il luogo ove si ritirò il sommo tragico Eschilo verso il termine della sua vita, dopo la rappresentazione della sua Orestekle in Atene, ove erasi tirato addosso il mal talento di un partito potente. Ei vi morì nel 456 av. C. e in un modo singolare. Un'aquila, scambiando la testa calva del poeta coricato per una pietra bianca, vi lasciò cader sopra dall'alto una testuggine che aveva ghermito per infrangerne il guscio, e fu adempito per tal guisa un oracolo, giusta il quale Eschilo era destinato a morire per un colpo dal cielo. Gli abitanti di Gela celebrarono pubbliche feste in onore di lui e rizzarongh un nobile monumento, con suvvi un epitaffio compósto da lui stesso (Paus., i, 14, § 4; Aten., xiv, 627).
   Nei tempi moderni Terranova diede i natali al poeta Pietro Donzella e ad Antonio Giurato, giureconsulto, il quale fu reggente, nel 16S3, del supremo Consiglio di Spagna.
   Coli, elett. Terranova di Sicilia — T>ioc. Piazza Armerina — P2 T. e Str. ferr. Siracusa-Noto
   e Terranova-Licata.
   Mandamento di BUTERA (comprende il solo Comune di fiuterà). — Territorio alquanto montuoso e reso fertile in grano, vino, olio, fruita, ecc., da due ri^i che congiungendosi assumono il nome di Naufrii.
   Butera (5739 ab.). — Sorge in forma di falce sopra una vetta composta eli sabbie con petrefatti marini, circondata da alte rocce verticali, a 402 metri da.l livello del mare. Sopra una di coteste rocce vedesi un antico castello di architettura normanna, da cui non mollo lontano spiccia una sorgente d'acqua solforosa. Pascoli eccellenti, grano ed orzo. Zolfara di Macaluso, che produce 1680 tonnellate annue di minerale di zolfo, del valore di lire 162,120 e in cui lavorano 166 operai.
   Cenni storici. — Vogliono alcuni che questa piccola città sorga nel luogo d'una delle due Iblee fondate dai Sicani ed abbia avuto origine da Bute re dei Siculi. Ma il Cluverio (Sic.il., p. 363) congettura invece ch'essa occupi il sito di Maclorium (MsKTuptou), città in vicinanza di Gela mentovata da Erodoto (vìi, 153), il quale dice che fu occupata da un corpo dì Gelensi cacciati dalla loro città e ricondottivi da Telines, antenato di Gelone, com'è narrato più sopra.
   (1) L'errore di alcuni storici nel mettere il sito di Gela in Licata proviene dal fatto che composero le loro storie senza verificare i luoghi, e ignorando il fiume Gela, attribuirono questo nome all'Imera o Salso, e perciò sostennero che Gela era nel sito di Licata. Una delle fonti del Gela, a nord di Piazza, appellasi Giozzo o Giazzu (Gelo); alle falde del Mangone le due fonti del Gela riu-nisconsi, e quivi trovasi la contrada Casale ove esistono pavimenti a mosaico ed altri di marmo, e si sono trovate belle colonne di granito e di marmo che si conservano nel duomo di Piazza.