Mandamenti e Comuni del Circondario di Piazza Armerina
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silenzio di Tucidide là dove parla delle altre colonie di Siracusa fondate in quel turno (vi, 2), toglie fede alla sua asserzione, non avvalorata da alcun'autorità. E, del resto, improbabile die i Siracusani deducessero una colonia cosi dentro terra in un periodo così precoce, ed è certo che quando Enna comparisce primamente nell'istoria, vi comparisce quale una città sicula e 11011 greca.
Dionisio pare apprezzasse pienamente la sua importanza quale fortezza naturale inespugnabile e tentò reiteratamente d'impadronirsene, dapprima aiutando od incoraggiando Àmnesto, cittadino d'Enna, ad impadronirsi del potere sovrano, ed in seguito, non riuscendo per questo mezzo a' suoi fini, rivolgendosi contro di lui ed aiutando gli Ennesi a sbarazzarsi del loro despota (Diod., xiv, 14). Ei non potè però giungere allora al suo intento, e solo in un periodo posteriore, dopo reiterate spedizioni contro le \ icine città siciliane, anche Enna cadde per tradimento in suo potere (Io., xiv, 78). Al tempo di Agatocle noi troviamo Enna soggetta per un tempo a codesto tiranno, ma quando gli Agrigentini, solto Xenodico, incominciarono a proclamare la rivendicazione a libertà delle altre città della Sicilia, gli Ennesi furono i primi che schieraronsi sotto le loro bandiere ed aprirono, nel 309 av. C., le loro porte a Xenodico (Id., xx, 31).
Nella prima guerra Punica Enna è mentovata più volte; fu presa primamente dai Cartaginesi solto Amilcare, e ripresa in seguito dai Romani, ma in ambedue le volte per tradimento e non per forza delle anni (Diod., xxm, 9, p. 503; Pol., 1, 24), Nella seconda guerra Punica, mentre Marcello stava assediando, nel 214, Siracusa, Enna divenne la scena di un orribile eccidio. La defezione di parecchie città siciliane da Roma aveva fatto temere a Pinario, governatore d'Erma, che anche gli Enneani imitassero il loro esampio ; e, per antivenire il temuto tradimento, piombò, con la guarnigione romana, addosso ai cittadini adunati in teatro e li uccise tutti, senza distinzione, a fil di spada, abbandonando la città al saccheggio (Liv., xxiv, 37-39).
Ottani'anni dopo Enna ridivenne cospicua come quartier generale della gran guerra Servile in Sicilia (131-132 av. G.), che vi scoppiò sotto il comando di Enno, il quale s'impadronì, la prima cosa, d'Enna, che, per la sua situazione centrale ed inespugnabilità naturale, divenne il centro delle sue operazioni e il ricettacolo del saccheggio della Sicilia. Fu il primo luogo che resistè al console Rupilio, il quale l'ebbe da ultimo per tradimento, non avendo potuto impadronirsene con le armi (Diod., xxxiv, pp. 526-529; Strab., vi, p. 272).
Soggiunge Strabone che Enna soffrì mollo (com'era naturale) in quest'occasione e considera codesto periodo come principio della sua posteriore decadenza. Cicerone però parla di Enna reiteratamente e in maniera che pare implichi come ella fosse sempre una florida città municipale: essa aveva un territorio fertile atto alla coltivazione del grano, e ben coltivalo in effetto finché fu quasi devastato dalle estorsioni di Verre (Cic., Verr., ni, 18, 42, 83).
D'allora in poi poco sappiamo d'Enna: Strabone ne parla come sempre abitata, tuttoché da scarsa popolazione, a' suoi tempi ; e il nome occorre in Plinio fra le città municipali della Sicilia, del pari che in Tolomeo e negli Itinerari di Antonino e Peutingeriano.
Rispetto al precitato famoso Tempio di Cerere Cicerone ci apprende che esso era di sì grande antichità e santità che i Siciliani vi si accostavano con un senso di tremor religioso come se andassero a visitare, non il tempio, ma la dea in persona. Ciò non tolse però che le mani sacrileghe di Verre ne rapissero la statua in bronzo di Cerere, la più antica come la più venerata in Sicilia (Cic., Verr., iv, 48). Di questo tempio più non rimangono avanzi : al dire del Fazello (x, 2, p. 444) esso sorgeva sull'orlo del precipizio e andò interamente in franLumi inghiottito dallo sfranare delle rocce sull'orlo.