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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Termini Imerese
   185
   andavano commisti molti profughi siracusani, di che consegue che, quantunque le istituzioni della nuova città fossero calcidiche, il suo dialetto aveva una mescolanza di dorico.
   La fondazione di Imera è detta posteriore a quella di Milazzo, così da Strabene come da Scimno Ohio; la sua data non è ricordata da Tucidide, ma afferma Diodoro (nili, 62) ch'essa esisteva già da 210 anni quando fu distrutta dai Cartaginesi, il che fisserebbe la sua fondazione nel 648 av. G.
   Poco sappiamo della sua storia primitiva e solo in Aristotele (Iihet., rr, 20) è una notizia oscura, da cui pare ch'essa cadesse sotto il dominio del tiranno Falaride. Verso il 490 av. G. diede un rifugio temporaneo a Scite, tiranno di Za nel e, dopo la sua espulsione da questa città ; e non molto dopo Imera stessa cadde sotto il giogo di un despota di nome Terillo, il quale tentò di fortifìcarvisi stringendo alleanza con Anassila, tiranno di Reggio insieme e di Messina. Ma Terillo non potè resistere a Terone, tiranno di Agrigento, il quale lo espulse da Imera, ed egli invocò allora l'aiuto dei Cartaginesi, circostanza che divenne occasione immediata della prima grande spedizione di questo popolo in Sicilia nel 480 av. C.
   Le grandi forze inviate da Cartagine sotto il comando d'Amilcare, il quale dicesi sbarcasse in Sicilia con 300,000 uomini* bastano per sè a dimostrare che la conquista d'I mera era piultosto il pretesto che la mira della guerra ; ma è probabile che la potenza crescente di cotesta città, in vicinanza immediata degli stabilimenti cartaginesi in Palermo e a Solunto, avesse già dato ombra a Cartagine.
   È quindi contro Imera che si rivolse primamente Amilcare; ma Terone, che vi si era gittato dentro con tutte le forze di cui disponeva, vi si difese sino all'arrivo di Gelone di Siracusa, il quale, nonostante l'inferiorità numerica de' suoi combattenti. sconfisse il grande esercito cartaginese con tale un eccidio che la battaglia d'Imera fu considerata dai Greci di Sicilia come meritevole di essere paragonata alla contemporanea di Salamina [Era'L, vii. 166, 167; Pindaro, Pijtìi., i, 152).
   Codesta grande vittoria lasciò Terone padrone assoluto d'Intera del pari che di Agrigento: ma pare rivolgesse la sua principale attenzione a quest'ultima città ed affidasse il governo della prima al figliuolo Trasideo. Ma, col suo governo violento ed oppressore, codesto giovine suscito in breve il malcontento dei cittadini, i quali chiesero aiuto a Jerone di Siracusa, allora in guerra con Terone. Il despota siracusano però, invece di porgere aiuto ai malcontenti d'Imera. rivelò la loro richiesta di aiuto a Terone, il quale prese fiera vendetta degli infelici Imeresi, ponendone a morte un gran numero e cacciando gli altri in esilio (Diod.. xi, 48). Poco appresso, vedendo che la città aveva molto sofferto per siffatti rigori e che la popolazione era mollo scemata, tentò ripristinare la sua floridezza introducendovi un nuovo corpo di abitanti racimolati in varie parti. 11 maggior numero dì essi erano d'origine dorica; e, quantunque i due corpi di cittadini fossero amalgamati e continuassero a vivere ri buon'armonia, noi troviamo che da quel periodo Imera divenne una città dorica e che anibidue adottarono le istituzioni e seguirono la politica degli altri Stati dorici della Sicilia.
   Codesto assetto pare sia avvenuto nel 476 av. C., ed Imera continuò ad essere soggetta a Terone sino alla sua morte nel 472 av. C., ma Trasideo conservò la sovranità per poco tempo dopo la morte del padre suo. ed alla sua sconfitta per •Jerone dì Siracusa tenne dietro tostamente la sua cacciata così da Agrigento come da Imera.
   Nel 466 av. C. noi troviamo gli Imeresi che inviano alla lor volta forze ai Siracusani per aiutarli a scuotere il giogo di Trasibolo ; e nell'assetto generale degli affari, che seguì poco appresso, ai profughi fu data balia di far ritorno ad Imera, ove pare siensi posti tranquillamente d'accordo coi nuovi abitanti. Da quel periodo
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