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Parte Quinta — Italia Insulare
L'interno, assai grandioso, è diviso in tre navate, di cui la centrale ha doppia larghezza, separate da 15 colonne di granito bigio ed 1 di cipollino, con capitelli e basamenti di bianco marmo sorreggenti archi acuti. L'estremità orientale è alta quattro gradini sopra l'occidentale e termina in tre absidi.
All'ingresso della tribuna son due troni marmorei — a destra pel vescovo e a sinistra pel re — ornati ambidue di mosaici; e sopra di essi altri belli mosaici Alessandrini nelle pareti. Sul pavimento veggonsi alcuni avanzi di una decorazione consimile.
La metà interna della tribuna e l'abside intiera sono coperte di mosaici su fondo d'oro, i più antichi e perfetti in tutta la Sicilia, ed attribuisconsi ad artisti greci. Un'iscrizione in latino arcaico ricorda il loro complemento per re Ruggero nel 1148.
Nella semicupola dell'abside ammirasi una semifigura colossale del Salvatore, con espressione maestosa ma ascetica, tunica purpurea, orlata in oro, in atto di benedir con la destra e tenendo un libro aperto nella sinistra. Sotto sta la Vergine con quattro arcangeli e più sotto gli apostoli. Sulle pareti della tribuna veggonsi teste di patriarchi, figure intiere di profeti (Gioele, Amos, Obadia, Giona, Michea, Naìium), e sotto due schiere di santi : Ss. Pietro, Vincenzo, Lorenzo, Stefano, Gregorio, Agostino, Silvestro, Dionisio a sinistra; e Teodoro, Giorgio, Demetrio, Nestore, Nicolò, Basilio, Griaostomo, Gregorio Nazianzeno a destra, tutti con libri e rotoli nelle mani, in abiti ecclesiastici e in ordine ierarchico. Nella vòlta della tribuna l'esercito celeste.
I panneggiamenti sono ampii e naturali, ben disegnate le figure, alcune delle quali piene di dignità e di grandezza, sì che il duca di Serradifaleo non dubita di affermare esser questi mosaici i più preziosi come opera d'arte di quanti ve n'ha a Palermo, a Monreale e in tutta l'isola.
Ma anch'essi furono negletti e scrostavansi coli'andar degli armi, e i ricchi prelati stavansi paghi a farli impiastricciare di calce e insudiciar di colori per nascondere i guasti ed evitar la spesa dei restauri. Il caduto Governo borbonico volle prendersi pensiero dei mosaici, ma ordinò che si prelevassero i quattrini dal fondo delle sedi vacanti. Per tal modo i restauri furono portati innanzi, ma i fondi mancarono prima che fossero interamente compiuti. Fu allora che la Commissione di antichità e belle arti della Sicilia si rivolse al successivo Governo italiano, il quale assegnò tosto sul fondo delle sedi vacanti una prima somma di lire 5000 in conto delle 13,000 circa che occorrevano per terminare i lavori previsti m una relazione del 1862. Il restauratore dei mosaici fu il signor Riolo e gli smalti furono eseguiti in Roma.
Tornando alla cattedrale di Cefalù aggiungeremo che la vòlta della navata di mezzo è in legno e i travi ne erano indorati in addietro ed ornati d'iscrizioni gotiche (fra cui una col nome di Manfredi e la data 1263), le quali andarono perdute in parte nei restauri del 1559. Le navate laterali sono a vòlta, con stuccature moderne. L'aitar maggiore è composto di varie qualità di marmi ed ha una balaustra di marmo bianco e rosso.
La cattedrale contiene inoltre molti monumenti, principalmente di vescovi della diocesi dal secolo XVI in giù. Nella seconda arcata a destra è una l'onte battesimale circolare di marmo nero, ornata di quattro curiosi leoni in rilievo. A ciascun lato della navata sorge un pulpito di bianco marmo su quattro colonne granitiche.
Nella navata a destra si vede il sarcofago del marchese di Ceraci (1200) e sotto la tomba di Eufemia, sorella del re Federico di Aragona. Sull'ultima colonna della navata a sinistra è dipinta una figura al naturale con un'urna, su cui son figurate due piccole teste. Chiamasi volgarmente re Buggero, ed è in istile antichissimo ma quasi obliterato.