Palermo
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Giorgio d'Antiochia, il lusso delle donne e i palazzi privati del Cusr (Cassero, ora ria Vittorio Emanuele). —
Palermo fiori in stimino grado anche sotto gli IfohemhUtfcn, Nei suoi giardini, come scrisse Manfredi, Federigo II brillò come un sole che illumina i popoli; qui sviluppossi il suo amore all'aite e alla poesia, ini anche i suoi pensieri di calilo; egli fu uno dei primi che introdusse in Italia costumi arabi e provenzali nella corte, e recitò versi nel linguaggio inteso da tutti; egli comprendeva il provenzale, il francese, parlava l'italiano, il latino, l'arabo, il tedesco; prediligeva la matematica, la medicina e le scienze naturali clic trovò già molto avanzate presso i Musulmani; ed amava anche il lusso principesca negli edifizii ina con piena intelligenza della nobiltà e della bellezza. L'agricoltura e il commercio fiorivano; Palermo va debitore a Federico della palina dattilifera, della migliorata coltivazione del cotone, della piantagione dell'indaco, dell'estensione della canna da zucchero e del perfezionamento della sua raffineria, del commercio attivo della seta, delle granaglie e delle frutta secche, e filialmente del fiorir della marina.
Per lo contrario, Carlo D'Anyiò nulla fece per Palermo. — Sotto gli Aragonesi Palermo rimase capitale e sede dell'amministrazione (nell'assalto degli Angioini del 1325 erano rimasti distrutti i giardini intorno alla città, i magnifici principalmente della Cuba). — Dopo la morte di Federico III la Sicilia fu divisa in quattro vicarie; in Palermo, che stava a capo di vai ili Mazzara, era il vicario Manfredi Chiaramonte, che s'innalzò quasi al grado di principe indipendente, diede la figlia in moglie al re di Napoli, edificò un palazzo principesco in Palermo, e, nonostante la guerra Hi vile, trovò modo di ampliar la città a est verso il mare e di arricchirla di chiese monumentali. Ma quando le discordie dei baroni ralfoizarono la potenza regale, l'isolata Palermo non potè, nonostante la strenua difesa sotto Andrea Cbiaramonle, oppor resistenza; Cliiaramonte fu decapitato sulla piazza davanti la sua casa e il re Martino andò a por dimora nel.palazzo baronale.
Sotto il Governo spaglinolo furono costruiti palazzi signorili con facciate sontuose e molte nuove torri; e, sotto il viceré Marcantonio Colonna, anche chiese maestose ed un nuovo molo (compiuto nel 1590) con un bel passeggio lungo la marina. Nel 1609 fu costruita e riccamente ornata piazza Vigliena e rimosse le antiche mura interne con le porte.
Ma la dominazione degli Spagnuoli non fu meno tirannica della francese, e i Siciliani tentarono nuovamente di scuotere il giogo pesante. Cominciò il moto in Palermo .1 20 maggio 1640, col pretesto del caro dei viveri. Sedato questo primo tentativo con trattazioni amichevoli, il 15 agosto Giuseppe d'A lessi si mise a capo dei rivoltosi, dette loro le armi dell'armeria reale e assali il castello del viceré. I nobili, che parteggiavano per questo, uscirono contro ai rivoltosi e uccisero Giuseppe d'Alesai e suo fratello Francesco. I torbidi non si quetarono. e il viceré Don Pietro Faiardo né morì di cordoglio. Il cardinal Trivulzio che gli successe riuscì a pacificare Palermo, quindi il resto di Sicilia, dove la rivolta andava propagandosi.
Continuò il governo spagnuolo, finché la Sicilia fu ceduta a Vittorio Amedeo di Savoia che venne con gran pompa a Palermo a pigliar possesso dello Stato.
Palermo ridivenne sede della corte, quando Ferdinando IV, Borbone, fu costretto a fuggire da Napoli dinanzi alle armi vittoriose della repubblica francese. Nel 1S12 vi fu un breve periodo in cui la Sicilia potè temperare la tirannide borbonica con la Costituzione che si istituì a somiglianza della inglese.
Ma, abolita quella, il peso del dominio borbonico si aggravò. Palermo si agitò e minacciò d'insorgere il 12 gennaio 1848 se non venivano ristabilite le franchigie. In fatto, all'alba del 12 gennaio, i cittadini in armi percorrevano le vie di Palermo, al grido di Vìva la Costituzione del 12! S'impegnò il combattimento; ben 16,000