_22 Parte Quinta — Italia Insulare
Pompeo, Panormo perdè la sua libertà, ma ricevè una colonia romana (Sthaeone, vi, p. 272), di che noi la troviamo nelle iscrizioni col titolo di Colonia Augusta Panor-milanorum. Parrebbe da Pione Cassio ch'essa ricevesse codesla colonia nel 20 av. C. e le monete, del pari che la testimonianza di Strabone, dimostrano incontestabilmente ch'essa divenne una colonia sotto Augusto.
Ricevè in seguito un'aggiunta di colonisti militari sotto Vespasiano e di bel nuovo sotto Adriano (Lib. Colon., p. 211). Numerose iscrizioni attestano che Panormo continuò ad essere una florida città provinciale per tutto il periodo dell'impero romano ed il suo nome trovasi reiteratamente mentovato negli Itinerarii (Itin. Aut., p. 91, 97; Tav. Petit.; Castelli, Inscr. Sicil., pp. 20, 27, ecc.).
Nella guerra dei Bizantini contro i Goti Palermo fu l'ultima città in Sicilia che fu tolta, nel 535, da Belisario ai Goti che avevano invaso l'isola; narra Procopio ch'essi vi si erano chiusi confidando nelle fortificazioni che la munivano; ma Belisario spingendo la sua squadra nel porto, che addentravasi allora nella città, le superò e costrinse i Goti ad arrendersi. Palermo rimase in potere dei Bizantini sino all'831 e papa Gregorio I la dice (nel G00) una città ricca e popolosa.
Nell'830 resistè coraggiosamente per un anno intiero ai Saraceni, sì che alla rosa, di 70,000 abitanti, non ne rimanevano più in vita se non 3000. I Saraceni non tardarono a ridonarle l'antica potenza e floridezza come nucleo di uno Stalo poco dipendente dall'Africa sotto un Wali, o comandante proprio e residente. 11 monaco Teodosio, che vi dimorò prigioniero ncll'878, parla del suo ingrandimento fuori le mura e delle sue velleità di sottomettere Siracusa e persino Costantinopoli; e d mercante di Bagdad. Ihn Haukal, che dal 972 dimorò molti anni in Palermo, la descrive divisa in cinque regioni popolose, con sobborghi, mercati, industrie, commerci, campagne floridissime — in una parola in uno stalo di prosperità non inferiore al presente.
Ter le guerre intestine fu chiamato l'intervento straniero in Sicilia, ove giunsero, come abbiam visto, ì Normanni in prima col generale bizantino, indi sotto i proprii capi i fratelli Roberto (Guiscardo) e Ruggero di Palermo.
Nel secondo assedio pei Normanni sol dopo 5 mesi venne fatto a Ruggero, con un finto assalto contro la città vecchia, superare le mura del mal difeso quartiere Kalesa (sede del sultano e della sua corte) e d'impadronirsene. Palermo cadde così in potere dei Normanni; l'arcivescovo bizantino Nicodemo (di cui era tollerato fra i Saraceni 1 culto cristiano) lasciò la sua chiesuola di Santa Ciriaca e si ritirò nel Duomo, il quale, di moschea qual era, fu convertilo in chiesa principale dei Normanni.
Roberto costruì una fortezza sul porto (ora Castellammare) ed una cittadella. Sotto Ruggero II, incoronato nel 1130 nel Duomo, Palermo divenne il centro ove affluiva il commercio dell'Europa e dell'Asia del pari che i portati delle loro civiltà. All'antica popolazione composta di elementi indigeni ed arabi si aggiunsero Siciliani dell'isola intiera, Italiani delle provincie sottomesse di là del Faro, mercanti di Pisa, Genova e Venezia, baroni e vescovi sotto il patronato della casa normanna d'Altavilla, e questa popolazione mista esercitava ì culti rispettivi nelle chiese greche e latine, nelle moschee e nelle sinagoghe, si parlava in italiano, arabo, greco, latino, francese. Anche l'arte orientale disposavasi all'occidentale.
L'arabo-spagnuolo Ibn Giobair scriveva nel secolo XII: — Palermo, la metropoli, accoppia due grandi prerogative : comodità e splendore. L'antica elegante, sontuosa e graziosa città si espande con la sua forma seducente nelle sue piazze e nei suoi giardini; questa ciLtà inaravigliosa è edificata nello stile architettonico di Cordova, il palazzo reale con la superba cappella (Palatina) e ì regi giardini sparsi all'intorno con le ville somigliano ad una ricca collana intorno al collo di una leggiadra fanciulla; ne men sorprendenti sono le fontane copiose d'acqua, la chiesa dell'Ammiraglio