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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Palermo
   1-123
   Dintorni di Palermo.
   Castello della Zisa (fig. B4-), appartenente ora al marchese di San Giovanni.HB È un alto dadil'orme castello normanno fatto costruire con grande dispendio da re Guglielmo I (morto nel UGO) d quale gli diede il nome arabo di El-Aziz (Gloria) che fu italianizzato in seguito in Zisa. Le iscrizioni nel cornicione e nella sala a terreno sono arabe; anche i rabeschi, i colonnini, gli ornati e la struttura hanno il tipo arabo.
   L'edifìzio è a tre piani con un vestibolo al primo in forma di croce greca, e con pareti ornate di magnifici mosaici a piante ed animali, e una vòlta moresca di quelle dette a favo di miele, come quella dell'Alhambra. Sotto di questa una fontana spiccia da blocchi di marino artificiali, rigando in un canaletto lo spazzo. I piani superiori furono internamente modificati. La cima del castello slendesi in ispazioso terrazzo da cui si gode di un'estesa e pittoresca veduta dell'agro palermitano. Anticamente la Zisa era cinta da anipii giardini ed oggi ancora le son presso lussureggianti arariceli.
   Necropoli dei Cappuccini. — Lungo poi la facciata della Zisa, a sud per via dei Cipressi, perviensi in 7 minuti alla celebre Necropoli dei Cappuccini (fig. 3f>), costruita nel 1621 e successivamente ampliata. E affatto sotterranea, sorretta da enormi arcate comunicanti fra di loro ed illuminate da finestrelle nella vòlta a ino' di abbaini. Vi si scende per una scala ni marmo di trenta gradini e tosto parasi innanzi allo sguardo sgomento lo spettacolo di una fantastica e lugubre galleria di migliaia di cadaveri mummificati, schierati in tanti compartimenti dall'alto al basso, in piedi, vestili di un sacco uniforme di stoffa grossolana e con in mano una scritta col nome del defunto.
   Ecco come Pindemonte descrive questa scena :
   Foscolo, è vero, il regno ampio de' venti lo corsi a' miei verdi anni, e il mar Sicàno Solcai non una volta, e a quando a quando Con piò leggier dalla mia fida barca Mi lanciava in quell'isola, ove Ulisse Trovò i Ciclopi, io donne oneste e belle. Cose ammirande io cola vidi: un monte, Che fuma ognor, talora arde, e i macigni Tra i globi delle fiamme al cielo av\enta. Ternpj che vider cento volte e cento Riarder l'Etna spaventoso e ancora Pugnan con gli anni, e tra l'arena e l'erba Sorgon maestri ancor dell'arte antica. Quell'Aretusa che di Grecia volve Per occulto cammin l'onda d'argento, Com'è l'antico grido, e il greco Alféo Che dal fondo del mar non lungi s'alza, E costanti gli affetti, e dolci l'acque Serba tra quelle dell'amata Teti. Ma cosa forse più ammiranda e forte Colà m'apparve: spaziose oscure Stanze sotterra, ove in lor nicchie, come Simulacri diritti, intorno vanno Corpi d'anima vóti, e con que' panni Tuttora in cui l'aura spirar fur visti. Sovra i muscoli morti e su la pelle Così l'arte sudò, cosi caccionne Fuori ogni umor, che le sembianze antiche,
   Non che le carni lor, serbano i volti Dopo cent'anni e più : Morte li guarda, E in tema par d'aver fallito i colpi. Quando il cader delle autunnali foglie Ci avvisa ogni anno che non meno spesse Le umane vite cadono, e ci manda Su gli estinti a versar lagrime pie, Discende allor ne' sotterranei chiostri Lo stuol devoto : pendono dall'alto Lampade con più faci; al corpo amato Ciascun si volge, e su gli aspetti smunti Cerca e trova ciascun le note forme; Figlio, amico, fratel trova il fratello, L'amico, il padre; delle faci il lume Così que' volti tremolo percuote, Che della Parca immemori agitarsi Sembran talor le irrigidite fibre. Quante memorie di dolor comuni, Di comuni piacer! Quanto negli anni Che si ratti passar, viver novello ! Intanto un sospirar s'alza, un confuso Singhiozzar lungo, un lamentar non basso, Che per le arcate ed echeggianti sale Si sparge, e a cui par che que' corpi freddi Rispondano. I due mondi un picciol varco Divide, e unite e in amistà congiunte Non fur la vita mai tanto e la morte.