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Parte Quinta — Italia Insulare
scienze, lettere, arti, ecc. La chiesa è una lunga basilica a tre navate con sedici colonne marmoree e sontuosi ornati.
Notiamo fra i busti: quello del pittore Vincenzo Rìolo di Palermo (1772-1837); quello di Giuseppe Velasquez, altro pittore di Palermo (1750-1827); quello di Giuseppe Patania, anch'esso pittore (1780-1852); quello dello storico Rosario Gregorio, posto dal Senato nel 1872; quello di Giovanni Salenti, professore di chirurgia, morto nel 1819 ; quello del tante volte citato Pietro Novelli, detto il Monrealese, di Mario Villareale, allievo del Canova, a spese del suo biografo, Agostino Gallo ; quelli del Venanzio (morto nel 1814) e di Emanuele Marvuglia (morto nel 181-5), ambidue architetti palermitani, i primi che dal barocchismo manieralo tornarono alla semplicità romana; quello di Valerio Villareale (1773-1851), scultore di Palermo, allievo del Canova; quello di Gioachino Ventura (1792-1861), celebre predicatore e anche storico, morto esule a Versaglia; quello del suddetto Agostino Gallo (1790-1S72), biografo del Novelli e del Meli ; quello di Giuseppe Piazzi (1746-1826), celebre astronomo che nel 1801 scoprì il pianeta Cerere; quello di D. Scinà, letterato, archeologo, professore di fìsica (17G5-1837); quello di Ruggero Settimo (1778-1863); quello del duca di Serra di Falco (1783-1863) e del filosofo e giurista Enterico Amari (morto nel 1875), ecc.
Sant'Agostino (nella via omonima). — Risale al 1278; nell'interno non soprav-vanza però alcun segno della antica architettura, come quella che fu riformata nel 1306 e quindi da Giorgio Bracco e ricostruita nel 1627. 0 prospetto esterno ò rimasto per altro intatto e fu eseguito sul principio del secolo XIV a spese delle famiglie Sclafani e Chiaramonte delle quali veggonsi gli stemmi. Nell'interno, stucchi del Serpotta e quadri della scuola siciliana.
San Giorgio pe' Genovesi (a capo di via Squarcialupo). — Costruita nel 1391 a spese dei mercanti genovesi, ha un interno in bello e semplice stile del Rinascimento, con cupola ottagona sorretta da 16 colonne corinzie e in alto da 16 composite, tutto di marmo bianco-giallo, con pareti e volte dipinte e il pavimento coperto di lapidi mortuarie. Dipinti di Luca Giordano, di Bernardo Castelli, genovese, di Palma Vecchio (forse), ecc.
Sant'Annunziata (via Squarciafìco). — Con facciata del Rinascimento del 1501 e l'interno, del 1345, con tre navate e tre absidi; le navate ad archi acuti e colonne marmoree con sibille ai capitelli. Vòlta in legno, con dorature e sedici figurine nei cassettoni. Nell'abside destra, sotto un trittico con Santi, si legge: Jacopo Migele dipintore detto Gerardo da Pisa me pinse (XV secolo).
Santa Maria degli Angeli (via Quattro Aprile), con l'antico Ospizio o Gancia, compiuta nel 1480. —Tanto la facciata occidentale quanto il lato settentrionale hanno conservato il carattere antico e son fabbricate in pietra da taglio. L'interno forma una croce greca e contiene, fra gli altri capi d'arte, la Madonna di Monserrato fra S. Caterina e Sant'Agata di Antonello da Orosio Quinor.es (morto nel 1563); I'J»-nunziazione, medaglione ili rilievo di Antonio Gagini; lo Sposalizio della Vergine, con dodici figure al naturale di Aincmolo ; San Pietro d'Alcantara di Pietro Novelli e il celebre Bambino della Gancia.
La chiesa della Gancia ha un nome nella storia del risorgimento italiano per la celebre congiura del 4 aprile 18C0, a capo della quale stava il popolano fontaniere Francesco Riso. A questa congiura credesi erroneamente da molti che avessero anche preso parte i monaci del convento francescano della Gancia, annesso alla chiesa. Ma ciò non è vero; i frati furono ospiti forzati de'congiurati, i quali all'alba del 4 aprile, dal campanile della chiesa, fecero fuoco contro le soldatesche borboniche, le quali, scopertasi la congiura, avevano assediato chiesa e convento. Dei congiurati, com'è noto, parte furono uccisi sul luogo, parte giustiziati; pochissimi