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l'arto Quinti — Italia Insulare
CHIESE
Prono (figg, 19-17). — Il Duomo di Palermo, dedicato all'Assunta e rinomatissimo a buon diritto, risale ad una grande antichità. Già sin dal 1100 Adelasia, nel luogo ove sorgeva dal C00 una basilica convertita in moschea dai Saraceni, aveva fatto incominciare la struttura di una nuova cattedrale, di cui rimane un residuo a est; nel 1170 ebbe principio la quasi compiuta ricostruzione del Duomo presente sotto la direzione di Walter of the MiM (Gualterio del Molino, Gualterius Ophamilins in latino e Gualterio OfTamilio in italiano) inglese, ex-cappellano di Enrico II d'Inghilterra, quindi alla corte normanna in Palermo e dal 1170 arcivescovo.
Noi secoli XIV, XV, XVI nuove costruzioni furono aggiunte e nel 1784 il celebre architetto Ferdinando Fuga (quel desso che disegnò la facciata di S. Maria Maggiore in Roma) trasformò l'intorno in un tempio moderno, stile romano, in piena contraddizione coll'esterno. Il quale è tutto a piccole pietre da taglio con tre porte, la maggiore dello quali fu decorata solfo gli Aragonesi con sei colonne di marmo bianco poggianti sur un plinto. Nel lato meridionale è uno stupendo portico (fig. 15) edificato dall'arcivescovo Simone Bologna nella metà del secolo XV: ha tre archi a sesto acuto, il centrale più grande, che poggia su quattro colonne di granito egiziano: e nell'ultimo a sinistra vedesi un'iscrizione araba ricavata dal Corano. Le due torri della facciata di ponente sono della metà del secolo XIV.
La chiesa è a tre navate e forma una croce latina. Il predetto Fuga trasformò gli archi acuti in tondi e i gruppi di colonnine leggiere in pilastri pesanti, e dischiuse le pareti longitudinali a 14 cappelle con le loro cupole nelle navate laterali. L'altare maggiore e tutto di diaspri, d'agate, di lapislazzuli e di legno pietrificato: nei pilastri prossimi all'altare sono il solio regale a musaico e quello dell'arcivescovo. Lungo le pareti della tribuna veggonsi undici statue di marmo, cioè Cristo risorto in mezzo agli apostoli, e sotto ciascuna di esse un bassorilievo rappresentante il martirio di quei Santi, lavori veramente insigni del Gagini e della sua scuola. Al lato destro sono i sepolcri reali (fig. 10), cioè quello dol re Ruggero, morto il 1154, quello dell'imperatore Federico II, che è il più hello e simile all'altro di Arrigo VI, morto il 28 settembre 1107, e quello di Costanza la Normanna, morta il 27 novembre 1198. Annesso al muro destro è il sepolcro della regina Costanza di Aragona, moglie dell'imperatore Federico II, morta il 23 giugno 1222, e deposta in un antico sarcofago romano, nel quale è rappresentata una caccia. Finalmente nel lato opposto è il sepolcro ove giace Guglielmo, duca d'Atene e di Neopatria, figliuolo del re Federico II d'Aragona, morto il 1338. Sulla lapide vedesi scolpita la figura giacente dell'estinto in abito di frate domenicano.
Oltre quelle menzionate, la Cattedrale possiede altre sculture del Gagini; fra le quali citeremo quelle della cappella di Santa Rosalia. 11 corpo della Santa è deposto in una bara d'argento del peso di 412 chilogrammi, fabbricata nel 1031, e scoperta soltanto l'I! gennaio, il 13 giugno e il 1° settembre. Nelie processioni della Santa (pompose e popolarissime in addietro) solo i tagliapietre hanno il diritto di portar la bara come quelli che scopersero nella grotta di monte Pellegrino le ossa della Santa.
Fra i capi d'arte ondo va ornato il Duomo voglionsi ancor ricordare Santa Cecilia di Antonio Crescenzio ; due rilievi della storia di S. Rosalia di Valerio Villa-reale, allievo del Canova ; una Statua della Madonna del veneziano Francesco Laurana (1469); la Pila dell'acqua santa (fig. 18), con due divisioni di rilievi, della scuola fiorentina (secolo XV), ecc.
La Cripta, o Cimitero di tutti i Santi, a cui si scende presso il trono regale, ora in origine a tre navate e, pei cambiamenti nella chiesa soprastante, fu ridotta a due, con due ordini di otto corte colonne di sienito. In codesta cripta stanno sarcofaghi di 21 arcivescovi di Palermo.