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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
C1U l'arte Quarta — Italia Meridionale
situata a 18 miglia da Castrimi Truentinum sulla via Salaria. Sorgeva in amena situazione in vicinanza del mare con ampio porto pel commercio dell'intiera regione Pretu-ziana. L'importanza di questo porto, superiore di gran lunga a quella dell'altro sul Matnno, è attestata da parecchi documenti e durò sino al 1328.
Il nome ili Castrimi Nomini accenna evidentemente ad un altro più antico di cui gli avanzi rinvenuti attestano l'esistenza, comechè non si sappia a qua! popolo appartenesse, forse agli antichi Etruschi (?)• Di Castrimi Novum fanno menzione Strabone, Paternale, Tolomeo, il Geografo di Ravenna e gli Itili erari I Antoniniano e I'eutinge-riano; e fu città potente e ragguardevole sotto i Romani che vi dedussero due colonie, la prima sotto Curio Dentato e la seconda al princìpio della guerra contro Cartagine. La città fu di bel nuovo munita sotto Siila. Che poi la colonia avesse grandissima importanza così politica come commerciale lo provano eziandio quelle grandi strade militari e consolari che solcavano il Prettizio passando per Castrimi Novum. Dopo la via Appia — la Regina Viarum che andava da Roma a Brindisi — una delle principali era la Salaria, la quale correva lungo la sponda destra del Tronto e, giunta a Castrum Truentinum, ripiegava a destra percorrendo l'Adriatico e mettendo in comunicazione Castrimi Truentinum e Castrimi Novum con Atri. Probabilmente fu denominata Salaria perchè i Sabini, come dice Festo, traevano per mezzo di essa il sale.
Vie comode ed un porto amplissimo furono i due fattori principali della floridezza industriale e commerciale dei Pretuziani i quali avevano in Castrum Novum il loro emporio principale. Le due vallate feracissime, irrigate dall'Elvino e dal Patino, pro-ducevano cereali e derrate d'ogni sorta e le colline circostanti squisitissimi vini celebrati da Plinio, Dioscoride e Strabone fra i più squisiti (l'Italia. Nò mancavano pubbliche terme prossime al mare di cui scorgonsi ancora i ruderi, e palazzi e ville sontuose di cui rimangono ancora avanzi numerosi.
Non è ben certo in quale anno Castrum Novum cambiasse il suo nome in quello di Castrimi Divi Flaviani, o di San Flaviano, le cui ossa furono trasportate da Costantinopoli a Castrum Novum. Noto è però ch'esse giunsero ben custodite in un'arca di argento e che nel 1004 furono cinte di marmi preziosi e venerate dai fedeli nella Chiesa che prese il nome di San Flaviano che possedè grandi ricchezze e grande autorità nella diocesi Aprutina.
Mal si può determinare con certezza il luogo ove sorgeva il tempio di San Flaviano che vuoisi fosse a sud-est dell'odierna Giulianova, ove fu rinvenuta un'enorme quantità di ruderi, basi e fusti di colonne di marmo bianco, grandi lastre quadrilunghe di travertino e capitelli finamente lavorati. Che se è malagevole rintracciare l'ubicazione del tempio, assai più difficile è il determinarne la forma architettonica e descriverne gli ornati che lo resero famoso nella diocesi Aprutina.
Nella pianura presso le rovine di San Flaviano fu combattuta, il 27 luglio del UGO, la Serissima battaglia fra gli eserciti di Giovanni duca (l'Angiò, sotto il comando di Niccolò Piccinino, e degli alleati milanesi di Ferdinando 1 di Aragona, sotto quello di Alessandro Sforza e Federigo di Montefeltro. Questa battaglia, una delle più sanguinose nell'istoria d'Italia, durò sette ore, tre delle quali, le ultime, al chiarore delle fiaccole. Quando i generali ebbero raccolti i loro uomini, niuno dei due era in grado d'inseguir l'altro ed altro far non poterono che ritirarsi dal campo della strage abbandonando il bagaglio. Al nascere del giorno seguente il burrone presso il castello era stipato di morti e di moribondi; ed un cronista contemporaneo e locale riferisce che non vi era rimasto un palmo di terra che non fosse coperto di cadaveri, di sangue e di armi.
Questa battaglia terribile di San Flaviano fu descritta dal Pontano, da Angelo di Costanzo, dal Cono, dal Muratori, dal Camera, dal Snmmonte e da altri ancora. Il castello di San Flaviano rimase quasi distrutto e grandemente danneggiata la famosa