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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
C1U
l'arte Quarta — Italia Meridionale
di Francia collegato con papa Paolo IV contro la Spagna, assediò, nel 1557, Civitella con 16,000 soldati. La fortezza, difesa da Carlo Loffredo, figliuolo del marchese di Trivico, e dal conte di Santa Fiora, oppose, per cinque mesi, una strenua resistenza, finché, giunto in loro aiuto il viceré Ferrante Alvarez di Toledo, duca d'Alba, con 22.000 fanti e 2000 cavalli che si posero a campo nella vicina Gìulianova, i Francesi furono costretti a togliere l'assedio e a riparare in Ascoli Piceno. In guiderdone Filippo II di Spagna conferì alla città il titolo di fedelissima.
Il 20 dicembre del 1798 fu di nuovo assediata dal generale francese Duchesne. Aveva iì comando della fortezza il tenente colonnello spagnuolo, Giovanni Lacombe, il quale, comecché con presidio sufficiente e ben rifornito di anni, di munizioni e di viveri, in capo a 18 ore di assedio, si arrese.
Nel 1805, durante i moti e le guerre che sconvolsero tutta Italia, il maggiore Matteo Wade, clic occupava la fortezza di Civitella con 300 militi provinciali e pochi artiglieri, la difese eroicamente pei Borboni di Napoli. La fortezza fu assediata da soldati francesi e italiani sotto il comando in prima del generale Miollis, quindi sotto quello del generale Lechi di Brescia e, per ultimo, sotto quello del generale Frigeville. Per ben quattro mesi gli assediati opposero una resistenza valorosa e solo dopò la presa della città la fortezza, già sgominata dalle bombe, si arrese coll'onore delle armi col presidio ridotto ad undici artiglieri, dieci soldati della milizia provinciale e nove uffiziali oltre il comandante (1).
Civitella va anche rinomata nell'istoria recente del Regno d'Italia. Nei primi mesi del 1861, anche dopo la presa di Gaeta per l'esercito italiano sotto Ci aldini, essa era divenuta il propugnacolo del brigantaggio e il punto intermedio per appoggiare dal palazzo Borbonico in Roma la reazione nelle due provincie napoletane. La fortezza era armata allora di ventitré cannoni di vario calibro e presidiata da duecento soldati, fra i quali cento carabinieri, e il rimanente abitanti della campagna. Il generale Luigi Mezzacapo, postosi il 22 febbraio 1861 a campo in Ponzano a est di Civitella, mandò ad intimare la resa che fu respinta. Ei fece allora piantare venti pezzi sulle alture contro Civitella ed aprì un fuoco intenso che non addusse però gravi danni a cagione della distanza troppo grande. Dopo tentato indarno un assalto in tre colonne, si diede mano a piantare batterie nei punti più opportuni e finalmente, la mattina del 17 marzo 1861, incominciò un vivo bombardamento il quale costrinse la guarnigione discorde ad arrendersi il 20 a discrezione. Essa fu inviata dal generale Mezzacapo ad Ascoli Piceno e, con la resa della fortezza di Civitella e di quella di Messina poco appresso, ebbe fine la potenza militare dei Borboni in Italia. È deplorevole come questa cospicua fortezza fosse, dopo il 1860, dai cittadini in gran parte distrutta, senza pensare che poteva essere addetta a molteplici altri usi ! Ma l'odio intenso al passato fece velo alla riflessione.
Uomini illustri. — Diede i natali a papa Leone II, e nel secolo scorso a Francesco Filippo Pepe, dotto medico e poeta latino; nel secolo attuale a Luigi Vinciguerra, insigne cultore delle lingue classiche.
Coli, elett. Giulianova — Dioc. Teramo — P2 e T. locali, Str. ferr. a Marino del Tronto.
Mandamento di GÌULIANO VA (comprende 3 Comuni, popol. 20.102 ab.). — Territorio in colle lungo l'Adriatico, bagnato dal Salinello e da molti rivoli affluenti del Tordiuo (l'antico Batinus) e ferace di olio, vino, frumento.
(1) Merila di essere qui riferito l'aneddoto seguente che leggesi nell'oliera più volte da noi citata di Giuseppe Del Re: « l'or dare un'idea del valore della guarnigione cade in acconcio notare elio nella resa della fortezza non ci fu chi avesse cuore, di consegnare la bandiera reale; c però fu scelto un prode soldato il quale, accecato combattendo, poteva compiere l'ingrato ullicio senza esserne spettatore. L'ullizialc francese die doveva ricevere la bandiera considerò quest'atto come un insulto e, ne cìiiese conto al comandatili il quale rispose con fermezza clic aveva desliuato a tale ullkio un cieco per risparmiare ad altri il dolore di vedere in mani nemiche quel sacro deposito commesso alla loro lede ed al loro valore s>.