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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quarta — Italia Meridionale
   artistici della provincia di Teramo (fig. 61). < Sei colonnine (dice il l'indi), le primo due, sul davanti, a spirale, le altre quattro sostenenti più archi concentrici a tutto sesto vanno man mano restringendosi e digradando s'intrecciano mirabilmente e sono alla vista di bellissimo effetto. Le basi di tutto il gruppo bene inteso di colonne sono
   disposte in modo che le due prime vengono sostenute da due leoni in atto maestoso di riposo. La bella proporzione del disegno, i capitelli istoriati, i vaghi fregi, i finissimi intagli, i magnifici festoni di foglie, i fiori che, separando una colonna dall'altra, corrono tutto in giro lungo l'arco, gli ornamenti di musaico, dai vivaci colori artisticamente fusi ed intrecciati, i bassorilievi e le scolture simboliche, rendono in tutte le sue parti bella ed armonica quest'opera egregia dell'arte cristiana del XIV secolo.
   < Sull'arco della facciata si erge un grosso fregio triangolare al quale l'arco medesimo serve di base, a pietra quadrata, racchiuso in una semplice cornice ; un tinestrone rotondo, anch'esso di più archi concentrici, ornati di bellissimi lavori di scalpello, è posto quasi nel centro del fregio: tre nicchie a sesto acuto, con colonnette attorte e statue di santi, delle quali le prime due a destra e a sinistra della base Fig. GO. — Teramo : Porla Madonna. sopra l'arco e l'altra sopra il
   tinestrone ; alcuni angeli in atteggiamento pudico e raccolto d'ingenua fattura; una grande aquila in atto di riposo guarda superba il cielo sulla sommità del descritto fregio triangolare, completando questa magnifica porta che presenta così un insieme bello e nuovo, non disgiunto da eleganza e da sveltezza. Un largo fregio a musaico ricorda il nome dell'artista: Alagister Deodatus de urie fecit hoc opus — Al CCCXXX11. Sull'architrave veggonsi tre scudi: quello del suddetto vescovo Nicolò degli Arcioni nel mezzo; quello di Teramo a destra e quello d'Atri a sinistra in testimonianza forse dall'amicizia che regnava fra le due città ».
   Nel 1483 fu anche ultimato il campanile in cui, fra le varie campane, uua ve ne aveva del peso di 11.000 libbre di metallo misto a qualche po' d'oro e molto argento, data in dono dalle donne divote. Per innalzare un'opera si poderosa fu mestieri chiamar ingegneri forestieri e metter su macchine con la spesa, non lieve a que' tempi, di 8000 scudi.