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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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l'arte Quarta — Italia Meridional!!
rimasero bruciati il palazzo Marchesato, i conventi di Sant'Agostino (oggi San Giuseppe), di San Francesco d'Assisi (oggi Sant'Antonio), dell'Annunziata (1) (oggi San Domenico), di Santo Spirito e le chiese di Santa Maria Maggiore, di San Pietro, di Santa Maria in Valle (oggi di Santa Lucia) e di Santa Maria delle Grazie (2). Il danno patito dal Vasto in questo incontro fu valutato 300.000 scudi (3). Duecento cittadini rimasero uccisi, centocinquantanove furono fatti schiavi (4).
Verso le prime ore della notte del 14 giugno 1590, seicento banditi, condotti da Marco Sciarra e fuggiti dagli Stati romani, dove Sisto V faceva dar loro la caccia, con l'intelligenza di alcuni della città, scalarono il baluardo di Santo Spirito ed entrati improvvisamente nel Vasto lo saccheggiarono. I più ricchi della città vennero imprigionati, e solo versando forti somme di danaro potettero finalmente riacquistare la libertà. Rimasero però uccisi dai banditi: Giovanni Antonio di Santo della Rocca, Ginlio Cesare Ventura ed Antonio di Pietra Abbondante, famiglio del vice-marchese (5).
La rivoluzione francese, la quale, nel 1789, scoppiò in Francia per abbattere i privilegi che stabilivano la nobiltà ed il clero, sole classi dominatrici, si propago anche nel Regno napoletano, dove le truppe repubblicane entrarono vittoriose nel 1798 dichiarando decaduto il governo dei Borboni.
Ma nell'anno seguente molte popolazioni si ribellarono ai Francesi; e nel giorno 2 febbraio 1799, sotto l'onesto apparato del ritorno al primiero governo, ma in effetto per mettere tutto a ruba ed a saccheggio, scoppiò nel Vasto una terribile rivolta, che durò ventotto giorni, cioè sino al 1° marzo, quando il generale Goutard venne a reprimerla. In quei tristi giorni, la plebe, abbandonata a sè stessa, commise efferatezze inaudite ed atrocità senza nome: l'Archivio comunale venne completamenti incendiato, trenta case appartenenti alle persone più agiate della città subirono il saccheggio e più di duecento cittadini vennero massacrati, fra i quali il presidente della Municipalità Paolo Codognone ed i municipalisti Floriano Pietroeola, Francescantonio Ortensio e Paolo Tambelli.
Finalmente, l'ultima grave sciagura da cui il Vasto venne colpito, fu quella del 1° aprile 1816, quando, nella parte orientale della città, incominciò un lungo scoscendimento di terreno (fig. 58). Durante il giorno tre larghe voragini si aprirono dalla Madonna delle Grazie sino alla Ripa dei Ciechi, estendendosi complessivamente per circa 2500 metri. Questo terribile cataclisma, che per poco non rovinò il Vasto, distrusse cinque magazzini, due belle fontane, tredici casini e le chiese di San Leonardo, dì Santa Maria della Neve, della Madonna di Cona a Mare e di San Donato (6).
DOMINI
L. V. l'udente. — Fra i tanti cittadini che diedero lustro all'aulica Istonio, rifulse sopra tutti L. V. l'udente,, il quale, nell'anno 106 dell'era cristiana, nei giuochi quinquennali, che erano una specie di palestra letteraria istituita da Augusto,appena tredicenne, fu dichiarato vincitore e coronato poeta latino in Campidoglio (7).
ILLUSTRI
A ricordo imperituro di questo fatto i suoi concittadini gli innalzarono nel Foro istoniese un monumento, di cui sono giunti sino a noi la testa della statua e la lapide, rinvenute ambedue il giorno 27 gennaio 1548 scavandosi nel l'attuale strada Luigi Marchesani t'8). La testa del l'udente trovasi presso la famiglia Spalare liti dal
(1) Viti, Memoria, ecc., pag. il.
(2) L. Marchesati, Storia di Vasto.
(3) T. Palma, Compendio {storico del Vasto.
(i) Betti Storia ili Vasto, doc. pat„ voi. XVili, f. 351.
(5) Viti, Memoria, ecc., pag. 58.
(6) L. Marchesana Storia di Vasto, pag. 2X7 e scg.
(7) .....in quo lustro sexto, hoc est Ah. Ch. 106 Valerius l'udens poetica ce.rtamìna vidi (Tìomanei.i.1,
Seoverle. frentane. tomo I, pag. 179).
(8) B. M. Betti, Storia di Vasto.