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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Vasto
2-21
segnalati servigi resigli nelle guerre da Innico II D'Avalos, lo nominò marchese del Vasto (1); e con diploma del 1° marzo donò al nuovo feudatario 1000 ducati l'anno in perpetuo, da riscuotersi ili diritti sulle vettovaglie importate ed esportate dal porto del Vasto (2). Questa Università, vedendo conculcati i suoi privilegi* reclamò; ma non essendo ascoltata prese le armi e serrò le porte al D'Avalos. Tutto però fu vano: Federigo d'Aragona venne di persona con forte esercito nel Vasto: e la presenza del sovrano fece sì che, nel 1499, l'Università fu costretta ad ubbidire e ad accettare l'indulto della ribellione sostenuta per due anni.
Ad Innico D'Avalos seguì Alfonso, il valoroso e galante generale di Carlo V; poscia Francesco Ferrante, viceré di Sicilia; e nel 1571 Alfonso II, comandante della cavalleria del re Cattolico nelle guerre di Fiandra.
Innico D'Avalos, nipote di Alfonso li, alla morte dello zio divenne quinto marchese ed a lui successe il figlio Ferrante Francesco, il quale legò la signoria del Vasto al fratello Diego. Morì giovanissimo Ferrante Francesco, primo tiglio di Diego, ed il secondogenito, Cesare Michelangelo, divenne nono marchese. Egli morì nel 1729 senza prole, e dei suoi feudi dispose a favore di G. Battista D'Avalos, figlio del principe di Troja. A G. Battista D'Avalos successe il fratello Diego nel 1749 (3), ed a costui il figlio Tommaso clic, nel 179S, seguì i Borboni a Palermo.
Con Tommaso D'Avalos si chiuse finalmente la dolorosa e lunga lista dei feudatari nel 179S, quando la rivoluzione francese pose fine a quell'odioso e triste regime.
Da gravi sventure fu colta più volte Vasto. Il 2 maggio 937 venne saccheggiata ed incendiata dagli Ungheri. tanto che in quei tempi si cantava nelle chiese dal popolo: A furore Hungarorum libera nos Domine. 1 Crociati, riuniti presso la foce del Sangro, nel 1194, prima d'imbarcarsi per Terra Santa, saccheggiarono le città del littorale fino a Termoli; e delle rovine apportatevi sono dolorosa eco i seguenti distici di Bernardo, monaco del convento di Santo Stefano ad rivum maris:
Piangile Sarieolae, Vaslanae piangile gentes,
Piangile Ruricolae, prmtdìa nuda, pagi. Tu quoque da laerymas, iufelix Termule Irislts,
Despoliata honis, atque oneratam alis. Quid faeerenl hosles Fidei? quid Turens et Afer? Armala in Numen quid j'uribunda manits? (4).
Nel 1352 Vasto fu saccheggiata da ventimila banditi, condotti da Fra Mortole di Provenza e Corrado Lupo; e finalmente, nel 1355, il conte Laudo la mise a sacco ed a fuoco (5).
11 3 dicembre 1456, verso le 11 ore, terribili scosse di terremoto distrussero Tocco, Solinomi ed altre terre del reame sino a Benevento (6). Da questo cataclisma anche il Vasto fu danneggiato: molte fabbriche rumarono e più di trecento persone restarono colte sotto le macerie (7).
Il giorno 1° agosto 1566 l'armata turca, forte di centocinque galee, comandata da Piali Baseià, sbarcò nel Vasto e, dopo avere involati dal castello cinquanta pezzi di artiglieria e saccheggiata la citta, la diede anche a fuoco. Oltre a centosessanta case,
(1) G. V. Ciarlanti, Memorie historiche del Saunio, lib. V, eap. 11.
(2) Pì ivilegium Concessionis Tcrrae mine Civitutis Vasti Aymonis.
(3) Romanelli, Scoverte fremane, voi. 1, pag. 270.
(4) L. Marchesini, Storia di }'usto, pag. 26.
(5) Op. ut., pag. 27.
(ti) iSetti, Storia di Vasto.
(7) Romanelli, Scoverte fremane, tomo 1, pag, 25G.