Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso', Gustavo Strafforello

   

Pagina (212/386)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (212/386)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   206
   Parte Quarta — Italia Meridionale
   Giove fiolicteiiio. — Anche a Giove Dolichenio fu innalzato un tempio in Istonio, e ne fa fede questa iscrizione disotterrata, nel 181% presso la casa del dottor Pietro Muzii:
   r. o. M. DOL pr. s. imi'. p
   sacrvm
   A Giove Ottima Massimo Dolielienio, per la salute dell'Imperatore posero questo sacro monumento (1).
   Cerere. — Di altri tempii dedicati in Istonio a Giunone, a Pacco, ad Ercole e ad Arpocrate, trovasi menzione negli storici patisti , male notizie che di essi danno sono così vaglie, che non permettono di stabilire né la loro importanza, nò il luogo dove erano
   edificati. Solo del tempio di Cerere si può dire che sorgeva dov'è l'attuale chiesa di San Pietro; e ciò ci viene provato dal fatto che il 20 agosto 1794, rifabbricandosi un muro nella detta chiesa, si rinvenne una testa di donna in marmo, con la vitta di greco lavoro; una mezza statua di altra donna, alcuni «melloni di metallo antico, molti pezzi di vetro colorato, varii avanzi di sepolcri ed una lapide marmorea, su cui era inciso:
   P, PAQV1VS T. L. AZMEXVS J1AG. GERIUAL SANCTVM REFEGIT PEGVNIA PVBL1CA 1DE3IQVE PIIOBAV1T.
   Benedetto Maria Betti così interpretò questa iscrizione: « Publio Paquio Azmeno, liberto di Publio maestro dei cereali, rifabbricò il tempio col pubblico danaro e lo approvò >. Il maestro dei Cereali era il capo dei sacerdoti di Cerere; e tale lapide, trovata in quel luogo, accerta che la chiesa di San Pietro fu rifabbricata sul luogo dove sorgeva l'antico tempio di Cerere. Quando poi si venne a quel periodo storico tanto bene rilevato dal vastese Yalerico Laccetti nel suo gran quadro Christus imperati, anche nel tempio della Cerere istoniese venne atterrata la statua della dea, rotto il simulacro della sacerdotessa con la vitta, gettati gli anellom dove le vittime si legavano, cancellato, forse anche col sangue, tutto ciò che avesse potuto rammentare il mondo pagano, ed al terribile grido di Christus imperati il tempio si convertì alla nuova fede.
   San Pietra. — Dedicata all'apostolo San Pietro, Trasmondo, conte di Chieti, per redenzione dei suoi peccati, donò questa chiesa al monastero di San Giovanni in Venere, da lui fondato verso l'anno 1015 (2). Per tale dominio, sulla porta della chiesa e sul muro della sagrestia verso le Lame, vedesi anche oggi scolpito in pietra un agnello con la bandiera, emblema di San Giovanni in Venere. Restò ai monaci soggetta sino al 1410, poscia divenne proprietà dei preti che vi erano aggregati, e nell'invasione del 1566 i Turchi vi rubarono le campane e la danneggiarono per oltre diecimila ducati (3). L'interno del tempio, d'ordine ionico, nulla presenta di notevole per architettura; bellissima invece è l'antica porta di travertino di stile lombardo (fìg. 47). Del
   (1) L. Marcuesani, Storia di Vasto, pag. 3-i.
   (i) Romanelli, Scoverte frenlane, tomo I, pg, 221.
   l'ò) Nicola Alfoisso Viti, Memoria ddl'untichilà di Vasto, pag. 37.
   Fi-, 47.
   Vasto: l'urta della Chiesa di San Pietro (ila fotografia).