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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Mandamenti e Comuni del Circondario di Lanciarlo
19.3
Uomini illustri. — Notevoli fra questi un Giovanni Ceccario, consigliere e ministro di Roberto d'Angiò, e parecchi artisti, fra i quali 1111 Nicola di Ortona del 1200, orefice ed argentiere peritissimo, di cui animi rasi uno scrignetto nella galloria niedievica del Museo Nazionale di Napoli. Un altro valente artista ortonese, Nicola Mancino, ornò, nel 1312, come abbiamo visto, di stupende scolture la porta della cattedrale d'Ortona e quella della chiesa di Santa Maria della Ci vitella in Chieti. Degni di ricordo sono anche Francesco De Iìiccardis, valente capitano nel secolo XV; Morello da Ortona, consigliere del duca di Urbino; Giovan Battista De Lectis, storico e biografo del secolo XVI; Domenico Pugliesi, prete liberale, professore, oratore e deputato nel Parlamento napolitano del 184«; Teseo De Lectis, magistrato, patriota e poeta, morto in questi ultimi anni.
Coli, elett. Ortona — Dioc, Lanciano — P2, T., Str. ferr. e Scalo marittimo.
Orecchio (2801 ab.). — All'altezza di 209 metri sul livello del mare, sulla destra del torrente Anelli, con territorio solcato dal nominato torrente Arielli e dal Iiifago, che menano barbi ed anguille. Sta sul pendìo di un colle, a 9 chilometri eia Ortona. Comprende nove frazioni: la più notevole è Villa Tucci. Prodotti , frumento, olio, vino.
Coli, elett. Ortona — Dioc. Lanciano — P2 locale, T, e Str. ferr. ad Ortona.
San Vito Chietino (4070 ab.). — Giace a 121 metri d'altezza sul livello del mare, al quale è vicinissimo, e a 10 chilometri da Ortona, sopra un colle fra due valli, in aria sana e con ameno orizzonte. Parecchie case di bello aspetto, alcune chiese, fra cui la parrocchiale, della quale il prof. De Nino ultimamente richiamò l'attenzione dei cultori di belle arti, sopra l'effigie di una Madonna dipinta in tavola e sopra una croce d'argento cesellato a grande rilievo, lavoro del Quattrocento.
11 mare forma pìccole insenature, in una delle quali sbocca «1 Feltrino, ove, ai tempi dei Frentani. era il porto di Gualdo con ampsi e lunghi muri che ne impedivano l'interrimento, che ricettava molte navi; era difeso da alcune torri e fornito di magazzini e di case. Per ingiuria dei tempi e, più aucora, per incuria degli abitanti, dice il Del Ite, i cavalloni del mare hanno colmato codesto porto di sassi e di arena in modo che pochi ruderi ne ricordano appena l'antica grandezza. Antiche carte fanno parola del porto Venere che stava poco discosto dal monastero di San Giovanni in Venere. Ne esistevano ruderi enormi dì costruzioni in opera reticolata, in linea retta verso il mare, fra le quali zampilla una sorgente d'acqua limpida. Ivi presso l'abate Oderisio fece costruire ricche saline che l'abate Giovanni ipotecò alla terra di Paglieta nel 1383.
Nei dintorni di San Vito Chietino s'incontrano depositi di una pozzolana che rassomiglia alle lave scomposte dell'isola d'Ischia e della Solfatara. Il cav. Tenore, nella delazione del viaggio fatto in alcuni luoghi di Abruzzo Citeriore, argomenta che questa pozzolana sia di natura vulcanica e la sua presenza in una regione senza alcun vestigio di fuochi sotterranei non può non eccitare l'attenzione dei geologi.
Il territorio, parte sull'altipiano e parte lungo la spiaggia dell'Adriatico, produce olio e vino di buona qualità e altre derrate, con pascoli. Fabbriche di paste alimentari, di laterizi, ecc.; commercio attivo, favorito da un porto discreto, assai frequentato.
Cenni storici. — Re Ladislao diede San Vito, in un col suddetto porto, ora colmato, di Gualdo in enfiteusi perpetua alla città di Lanciano. Questa concessione suscitò la gelosia degli abitanti d'Ortona, i quali tanto si adoperarono che ne ottennero la revoca dallo stesso Ladislao ed impugnarono le armi per impedire a quei di Lanciano il proseguimento dei lavori, a cui avevano posto mano per riscavare e fortificare il porto.
Queste contese riunovaronsi fra Lancianesi e Ortonesi sotto re Alfonso, il quale aveva fatto dono del porto a Lanciano in guiderdone della sua devozione. Le due parti verniero furiosamente e, con alterna vicenda, alle mani, finché venne fatto a San Giovanni da Capistrano riconciliarle nel 1427 accomunando i loro diritti. Ma questo