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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'JG
   Parie Quarta — Italia Merli!innata
   marittimi, sancì gli antichi privilegi e pose fine alle discordie con Tannano, assegnandogli la proprietà esclusiva del porto di San A ito. Alla morte di lui Qrtoua, sposò le parti di Renato d'Angiò. Rimasto vincitore dopo aspra guerra, Ferdinando le accordò indulto e la conservò nel R. demanio; la diede quindi, con altri luoghi dell'Abruzzo, alla moglie Giovanna come dote, con dominio assoluto.
   Quando l'Italia divenne il campo delle famose guerre tra Francesco I di Francia e Carlo V di Spagna il generale Lautrec invase, nel 1528, le proviucie meridionali e il suo luogotenente Antonio Ricci pose l'assedio ad Ot tona difesa da Sciarla Colonna, capitano di ventura, il quale oppose fiera resistenza a Federico Carafa, giunto con tredici legni alla foce del Sangro per dare l'assalto alla città. La quale, tradita dagli avventurieri al suo soldo, fu costretta ad aprir le porte al nemico, che la pose a sacco ed a fuoco in uu con le chiese e i conventi, rubando vasi ed arredi sacri con la statua d'argento dell'apostolo San Tommaso. La ricuperò per Carlo V il conte di l'alena nel settembre del medesimo anno, punendo severamente coloro che avevano parteggiato per i Francesi. La famosa peste, che spense 2500 abitanti, e l'assalto nel 15GG con 105 galee di Pialy Pascià, che ne arse la Cattedrale, posero il colmo alle sciagure dell'infelice (Mona, la quale rimase scemata dell'industria, del commercio, delle ricchezze e di cittadini. Carlo V la diede in dono a Carlo di Lanov, il quale la vendè, nel 1582, per 34.000 ducati a Margherita d'Austria, pel cui maritaggio col Farnese, duca di l'arnia, passò in retaggio ad Elisabetta Farnese e cadde così in podestà dei Borboni.
   Como già abbiamo visto, Margherita aveva fatto innalzare in Ortona un palazzo grandioso, desiderando passar l'autunno e l'inverno in quel clima delizioso, ma la morte troncò ì suoi disegni nel gennaio del 158G. Ortona, finalmente, dopo quasi due secoli di dominio dei Farnesi, passò, con tutti gli Stati farnesiani, a Carlo 111 Borbone.
   Ortona fu più volte devastata dai terremoti, fra i quali terribile quello della notte di Santa Barbara del 145G, che la scosse da cima a fondo, atterrando molte case ed edilizi ed uccidendo 433 abitanti. Più violento ancora il terremoto del G marzo 150G alle ore 3 di notte, ili cui subissarono molte case ed edilizi pubblici, tre strade intiere e le ville situate lungo l'attigua spiaggia. In un terzo terremoto, quello del 1782, sprofondò la rupe dalla parte del mare ed una grande voragine inghiottì moltissimi edilizi, gran parte del predetto palazzo di Margherita d'Austria, parecchie strade e tutto il tratto dalla Pupetta al monastero delle monache ed alla porta Orientale. Nell'anno 1818, finalmente, uu quarto terremoto cagionò danni immensi e mise in pericolo gran parte della città, sì che il governo borbonico fu costretto a por subito riparo con argini e altre opere, con non lieve dispendio.
   Ortona fu sede episcopale fin dai tempi apostolici ed ebbe una serie di vescovi insigni, fra gli altri un Pertinace, un Martiniano, un Yiatore, i quali, negli anni 325, 502 e G49, presero parte ai Concili Niceno, Romano e Lateranense; quindi un Blando, vissuto sullo scorcio del secolo VI, amico dei Longobardi e nemico dei Greci, tratto prigione in Ravenna e poi liberato per intercessione di San Gregorio papa. Blando tornò, ma morì strada facendo ed ebbe per successore un Blandino,
   Altri vescovi ortonesi di cui troviamo ricordo furono: Calunnioso, di cui fa menzione in una lettera lo stesso papa San Gregorio; e Pietro, il quale, come legato di papa Giovanni X, intimò, nel 91G, il Concilio Al telili ens e nella Rezia.
   Secondo la tradizione, l'ultimo vescovo di Ortona, avendo per le sne scelleratezze indignato il popolo, fu ucciso e precipitato in un certo luogo della città che ne serba ancora il nome. Certo è ad ogni modo che la Chiesa d'Ortona riebbe, nel 1570, la sede vescovile da Pio V, il quale la diede per suffraganea alla Chiesa teatina; ma, a cagione della tenuità dei suoi redditi, Clemente. Vili l'uni, nel IGOi, alla sede di Campii da lui fondata. In seguito al Concordato del 1818 la sua diocesi fu aggregata alla sede dì Lanciano; ma ristabilita poi da papa Gregorio XVI con sua bolla del 17 maggio 1851;