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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Lanciarlo
   19.3
   per una breve galleria a traverso monte Cirisolo, praticata superiormente a Taranta, passa presso Lama, dalla quale ultima la strada inette a Gasoli e di là a Lanciano.
   Cenni storici. — 11 nome primitivo di Ortona fu Orlon e n'è ignota l'origine, essendoché non regga alla critica l'opinione di coloro che la vogliono fondata dagli Aborigeni, dai Trojani o dai Liburni, gente feroce ed infame in gran parte per latrocinil marittimi, come leggesi in Plinio.
   Aveva tempii sacri ad Apollo Augusto, a Marte Ultore, a Giove, ad Iside, a Giano e vi fioriva il culto degli Dei agresti Vicani, Compitali ed Ortensi. Quando i Romani sottomisero il paese dei Frentani, Ortona divenne, dopo la battaglia d'Azio, in prima colonia, col soprannome di Angusta, e quindi municipio coll'ascrizione degli abitanti alla tribù Quirina. Ciò attestano le iscrizioni sepolcrali in memoria di Quinto Didio, di Por-cilio Grato e di Tito Momontio, del pari che il monumento a Marte. I suoi decurioni esercitavano lo stesso ufficio dei senatori in Roma.
   In tempo antico grande fu la floridezza di Ortona, la quale andò in decadenza sotto i Goti ; risorse a poco a poco sotto i Greci, i Longobardi ed i Franchi. Del dominio dei Normanni altra memoria non sopravvanza che l'incendio appiccato alla città dal conte Goffredo, il quale distrusse 11011 solo molte case, ma anche la chiesa di San Nicolò e il tempio principale. Prosperò sotto gli Svevi per l'incoraggiamento alle sue istituzioni, alle sue arti, alla sua marineria da guerra e mercantile e fu questa la seconda epoca della sua grandezza. I suoi abitanti resero più esteso e più attivo il commercio, formando, a parte e in unione coi Lancianesi, compagnie marittime, imprendendo in contrade vicino e lontane viaggi d'importazione e di esportazione ed attirando nel proprio porto gran numero di navi straniere.
   Arrigo VI ne rimase così appagato che, nel 1196, diede agli Ortonesi una legge navale, detta Capitolare di baiulazione (corrispondente agli odierni cosidetti porti franchi), con la quale determinò i diritti dei mercatanti, regolò l'andamento degli affari mercantili, concesse esenzioni e privilegi ed assoggettò al porto d'Ortona quello di Venere sul Sangro e l'altro detto Gualdo sotto il castello di San Vito.
   Federico II, vedendo che più che altrove erasi perfezionata in Ortona l'arte della costruzione navale ed osservando che i costruttori formavano una corporazione con capi, annullò, con diploma del 1225, tutti i dazi sui legni, le ferramenta, la pece, la canapa, il Imo ed ogni altro oggetto occorrente al mestiere navale, ed accordò le immunità di cui godevano i costruttori delle isole Tremiti. Il perchè Ortona portò la marineria a tale uno stato di floridezza da porgere a re Manfredi, alleato dei Veneziani. il soccorso di tre galee sotto il comando del celebre ammiraglio Leone Acciajuolo, con le quali la squadra genovese fu assalita e vinta, nel 1258, nell'arcipelago Greco.
   Come sotto gli Svevi, così sotto gli Angioini, Ortona fu in grande considerazione ed avendo i suoi abitanti giurato, nel Parlamento di Ghieti, fedeltà alla regina Giovanna II, succeduta a Ladislao il 13 agosto 1412, ebbe in guiderdone la concessione di una zecca e coniò moneta. Le monete ortonesi portano anche il nome di Carlo d'Angiò: Karolus Dei gratia rex e scudo con tre gigli, e dall'altra parte una croce con intorno la leggenda: Ortona fidelis.
   Renato d'Angio diede Ortona 111 feudo a Giacomo Caldera, il quale la cinse di mura, torri, baluardi, porte e ponti per difesa dalla parte di terra e di mare, rendendola così munita che Alfonso d'Aragona non potè sottometterla nel 1442 se non dopo assalti rinnovati. Non andò guari che i Veneziani ruppero guerra, sotto Luigi Loredano, a codesto re, assalirono Ortona con una flottiglia, incendiarono il porto e quattordici ricchi magazzini, trucidarono molti abitanti, catturarono alcune galee, diedero fuoco all'arsenale poco lungi dalla città ed atterrarono finalmente le case del borgo vicino al porto.
   Alfonso rimase compreso da sì profondo cordoglio che la risarcì immediatamente dei danni sofferti, costruì un castello sui ruderi d'un altro più antico contro gli assalti