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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
6 Parte Quarta — Italia Meridionale
il governo (li re Manfredi. In memoria del fatto e in attestato di onore al loro concittadino gli Ortonesi murarono, sulla parete a destra della porta principale, un'epigrafe; latina trascritta dal Hindi nella sua opera erudita: Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi (Napoli 1889).
La facciata della chiesa fu ammodernata e nulla porge di notevole eccetto la porta principale, allato alla quale sorge, a sinistra, una torre moderna ed, a destra, un campanile tozzo e senza alcuna importanza architettonica. La porta maggiore (li fianco alla cattedrale schiudasi 111 un portico maestoso sorretto da nove colonne ottagono sorreggenti otto archi grandiosi a tutto sesto. Vi si ammirano lavori vaghissimi d'intaglio, colonnine scanalate ed attorte, sormontate da capitelli con fregi eleganti e fogliami che sostengono quattro archi a sesto acuto, ornati anch'essi di foglie, fiori, pampini, con in giro busti di santi e sante scolpiti con maestria. Tutto l'arco è chiuso da un terzo fregio triangolare basato su due colonne, con sopra i capitelli ben istoriati, due leoni in riposo maestoso. Sopra l'architrave massiccio, dentro la lunetta dell'arco, l'artista scolpì, a tutto rilievo, la Vergine seduta su faldisterio con in braccio il Bambino e due santi ai lati. Di forme classiche la faccia bellissima della Vergine ed espressive in sommo grado quelle del Bambino e dei due santi; semplice insieme e maestoso il panneggiamento, composto e decoroso l'atteggiamento delle persone. Quest'opera insigne fu eseguita, nel 1312, da 1111 poco noto artista di Ortona di nome Nicola Mancino, autore degli altri bei lavori che aniniiransi nel portone di Santa Maria della Civitella in Chieti. « Ma per somma sventura delle arti nostre — osserva qui, e giustamente, il Binili — di recente e col pretesto di un ben inteso restauro, questa porta venne deturpata. Si coprirono d'intonaco e di denso strato di gesso le belle scolture; si osò dipingere ad olio (incredibile a dire!) le vaglie colonnine, gli eleganti archi, la stupenda immagine della Yergine, il fogliame di squisito magistero! >.
L'interno della basilica, grandemente trasformato in vani tempi, è intieramente ammodernato e nulla offre di antico, eccettuati la volta e il coro a crociera e di stile ogivale. Veggonsi in una cappella alcune figure in rilievo di Vincenzo Perez, ortonese, rappresentanti quel noto motto di Gesù: Lasciate che i fanciulli vengano a me (Sinite parvulos venire ad me), di fattura mediocre: e, 111 un'altra cappella, due antichi bassorilievi in pietra rappresentanti: uno, l'Approdo della trireme hi Ortona col corpo di San Tommaso; l'altro San Tommaso dubitante che tocca la ferita del Salvatore. Nella bandiera sventolante sulla trireme vedesi lo stemma della città. Il piccolo monumento al canonico T. M. Verri, condotto da Fulgenzio Della Valle, è così mediocre che merita appena menzione. Del rimanente l'intiera cattedrale, non eccettuata la cappella in cui custodisconsi le reliquie di San Tommaso, non soddisfa l'occhio del riguardante e vor-rebbesi ricondurre al suo antico splendore. Tra i molti oggetti di oreficeria sacra che si conservano nella cattedrale, notevole è un calice d'argento lavorato a bulino.
Palazzi. — Allato alla cattedrale sorge l'antico palazzo De Pirris tutto ammodernato, eccetto cinque finestre a sesto acuto, ornate di colonnini e d'intagli di stile e gusto orientali, stupende invero e sorprendenti. Vanno fra i più boi lavori di tal genere che possegga l'Abruzzo e vi si ravvisa l'influsso e i ricordi dell'Alainlira in Granata, di che si argomenta che il De Pirris l'abbia costruito dopo il suo ritorno dalla Spagna.
Come vedremo più innanzi nei cenni storici, Margherita d'Austria aveva fatto innalzare in Ortona un palazzo grandioso. Nel demolire ultimamente porzione di questo palazzo per aprir la via Orientale furono rinvenute tre medaglie di bronzo con la medesima effigie e leggenda. Nel diritto vedesi il mezzo busto di Margherita con 111 eapo il diadema e la leggenda Margareta ab Austria.
Una strada, detta la Frentana, fu aperta da Ortona per Lanciano a Roccaraso, ove s'innesta alla strada maestra. Parte da Roccaraso e, costeggiando il fianco meridionale della Majella, giunge a Falena e, circa 7 chilometri più oltre, a Taranta; donde,