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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quarta — Italia Meridionale
   mutande, con giacca corta o solo corpetto di lana e fodera della stessa stoffa, con chiarine legate da cordelle: vi son donne con in capo fazzoletti a colon vivacissimi, con grosse rotelle di oro nelle orecchie, con collane d'oro, con guarnello senza maniche, trigliato, o pieghettato in cinta, il quale va tino alle ginocchia, con fasciatoio rosso di lana che dal petto va lino alle gambe, con trapizzo o pezzuola da collo, con scarpetta o pianelle, e quasi generalmente con le solite chiodile o cince.
   « Quando il primo tàlamo giunge innanzi alla chiesa del Refngio, la Madonna sorride, gli angioli si drizzano in piedi, e gli altri sacri rappresentanti abbandonano la posa obbligata.....Cosa naturalissima, perchè gli Angioli sono bimbi con ali di cartone, ì comici sono fanciulli furbaccliiotti, e la Madonna una bella ragazza. Scendono tutti, e il primo atto si chiude. Allora la Madonna, in compagnia della mamma o delia zia o di altri di famiglia, va con le proprie gambe a posarsi sopra il vertice di un altro tàlamo che aspetta anche in via Romana, ma più vicino alla piazza. Poco dopo, giunge anche il clero e la banda; e il tàlamo finisce pure per riposarsi innanzi alla chiesa. La Madonna fa una seconda passeggiata per abbellire il terzo tàlamo che deve muovere dal Mercato, e poi una terza passeggiata pel quarto tàlamo che aspetta in via Adriatica, e, in ultimo, un'altra ancora, per un quinto che deve partire dalla chiesa di San Iìocco.
   « Il dramma sta alla fine. Cresce la solennità della funzione, dovendosi andare a prendere il carro delle paliliae. E un carro di manipoli di grano, serbato apposta per quella circostanza, e cinto di festoni d'alloro. Le spighe si distribuiscono con allegra confusione. Precede il carro un albero di lauro con ciambelle dondolanti e nidi di piccioni tra i rami, a cui guarda il prete con epicurea compiacenza, perchè, a lui, di regola, spetta tutta quella grazia di Dio ».
   Cenni storici. — Sopra un colle discosto alcuni chilometri sorgeva il castello Septa, memorabile nel medioevo e denominato poi Sette. Sotto ì Longobardi ed i Franchi vuoisi fosse una stazione di soldati pronti ad accorrere ad ogni cenno, ovvero un quartiere od un luogo di guarnigione. Ne parlano, sotto il nome di Aruiannia, alcune carte di donazione fatta, nel 1041, dal conte Landolfo, tiglio di Trasmondo conte di Teate, al monastero di San Giovanni in Venere. Quel castello era munito di salde mura con una torre. Non vi si poteva porre piede che ila un solo lato fortificato da un'altra torre e da un baluardo con feritoie. Ne rimangono ancora i ruderi con residui di opera reticolata, che credonsi appartenenti ai tempi romani ; e se ne trae argomento da molte monete di Tiberio, di Claudio, di Vespasiano e di Lucio Vero, che si rinvennero a più riprese in quelle rovine.
   Sotto i Normanni il castello di Sette fu compreso da Goffredo, conte di Capitanata, nel contado di Loretello, istituito a favore di Roberto figliuolo suo, il quale diede ai vescovi di Teate la proprietà delle chiese e parte dei beni, largizioni confermate successivamente dai pontefici Urbano li, Pasquale li, Alessandro III, Innocenzo III ed Eugenio III. Nel 1359 re Manfredi cedè il castello al Comune di Lanciano e Carlo II d'Angiò ne confermò, nel 1802, il possesso.
   Coli, elett, Lanciano — Dioc. Chieti — P2 e T. locali, Str. ferr. ad Ortona a Mare.
   Castelfrentano (5629 ab.). — All'altezza di -300 metri sul mare e ad uguale distanza dalla Majella e dall'Adriatico, aveva nome Castelnuovo in addietro e sta a 6 chilometri a sud-ovest di Lanciano e 7 a sud-est da Orsogna, in aria salubre e in situazione amena e gradevole per vedute naturali sino ai paesi lontani. Vi si veggono abitazioni decenti e, presso alle falde del colle su cui sta, transita il Tratture delle pecore che dalla provincia d'Aquila scendono ai pascoli di quella di Foggia. Nel 1881 e nel 18S8, una parte del paese franò e scomparve. Molte case vi si rifabbricarono dalla parte opposta della frana.
   Coli, elett, e Dioc. Lanciano — F2 e T. locali, Str. ferr. a San Vito Chietino.