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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Quarta — Italia Meridionale
   roccie, che adergonsi sopra le contrade (li Lama e di Taranta, formano saldi baluardi contro la gelida tramontana nell'istesso tempo che concentrano il calore del sole e della terra reudendo il clima temperato nel verno e favoreggiando la vegetazione, di che, nelle loro falde meridionali più che nelle opposte, prosperano l'ulivo, la vite, gli alberi da frutta, le ortaglie e maturano più presto le messi.
   A breve distanza da Lama dei Peligni, nella Madonna dell-Arco, si è, non ha guari, scoperto un'eco che ripete distintamente da dodici a tredici sillabe.
   Il territorio abbonda di ruderi e laterizi che ricordano l'esistenza degli antichi popoli che T'abitarono. Ne parlò si prof. De Nino nelle Notizie degli scavi del 1891. Ultimamente egli ha scoperta una stazione primitiva, di popoli nella contrada San Silvestro e tombe arcaiche nell'altra detta del Calvario.
   Cenni storici. — Lama dei Peligni fu un feudo successivo dei Capua e dei D'Aquino. Fu posseduto anche dalla famiglia Grandinato.
   Coli, elett, Gessopalena — Iiioc. Ghieti — P2 e T. locali, Str. feri1, a Falena.
   Civitella Messer Raimondo (1878 ab.). — All'altezza di G13 metri sul livello del mare e ad 8 chilometri da Lama dei Peligni. Giace in vetta ad un monticello, poco lungi dalle falde della Majella, in territorio ferace di vino, olio, frutta e grano in abbondanza. In certi luoghi scorgonsi traccie di lignite e vi abbonda il gesso; sonvi anche depositi avventizi di pozzolana e cave di pietra bianca da stucco. Il territorio è bagnato dall'Aventino affluente del Sangro.
   Cenni storici. — Questo paese sorse dalla distruzione di un pago romano di nome sconosciuto. Sulla collina detta II Piano, perchè spianata nella vetta, sorgeva un pago. Yi si rinvengono oggetti antichi, ruderi, musaici. I vecchi dicono quivi fosse la città di Lorano. Tutte le notizie di queste antichità, raccolte dal prof. De Nino furono, nel 18131, a pag. 323 delle Notizie degli scavi, comunicate ai Lincei.
   Coli, elett. Gessopalena — Dine. Ghieti — P2 locale, T. a Fara San Martino, Str. ferr. a Falena.
   Fara San Martino (3000 ab.). — A 560 metri sul livello del mare, al piede della Majella, e a 9 chilometri da Lama dei Peligni, in territorio vignato con boschi e pascoli, bagnato dal fiume Verde, tributario dell'Aventino, che dà moto a varie gualchiere ed altri edilizi idraulici. Manifattore di panni; pastifica. Grazie alle prossimità d'una caduta d'acqua il paese è ora illuminato a luce elettrica.
   Nella chiesa principale di Fara esiste un quadro in tela rappresentante la Circoncisione, con undici ligure, opera dello Zingaro, ed una Croce di rame dorato del secolo XIV nel cui davanti c'è il Crocefisso e a pie la Maddalena, e nella parte posteriore v'è l'immagine della Madonna. Nell'anellone, sotto al globulo, v'hanno sei figurine in cornicette circolari, tutte smaltate.
   Nel territorio di questo Comune vi è il celebre monastero di San Martino in Valle, fondato nel 1014 da un conte Credmdeo di Ghieti, situato tra due monti altissimi, in mezzo ad una valle. Nel 181'J un grande alluvione io seppellì e solo nel 1891 la popolazione lo rimise in luce. Della chiesa rimangono non pochi avanzi di gran pregio architettonico. Vi si rinvennero nelle vicinanze tombe dell'epoca pagana.
   Cenni storici. — Nel secolo XIV era un castello che in una lite fra un Giovanili Filippo Valignano e il Capitolo di San Pietro di Roma fu dalla II. Camera della Sommaria assegnato, nel 1579, al suddetto Capitolo. Il Valignano cedeva poi, nel 1584, la giurisdizione criminale con tutti gli altri diritti sul paese a Melchiorre Ileviglione per la somma di 4000 ducati.
   Coli, elett. Gessopalena — Dioe. Chieti — Pa e T. locali, Str. ferr. a Palena.
   Taranta Peiigna (1539 ab.). — All'altezza di 533 metri sul mare e a 4 chilometri da Lama dei Peligni, sulla sinistra dell'Aventino, ai piedi di uno stretto e profondo