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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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l'arie Quarta — Italia Meridionale
Cosare, clic come capo della cavalleria leggiera militò nella Fiandra sotto gli ordini del duca d'Alba ; ed un altro Cesare, clic fu ambasciatore cattolico nella Corte di Vienna.
Il Francesco d'Aquino infatti, gran siniscalco e camerlengo del Regno, dal matrimonio colla Del Borgo ebbe ini figlio a nume Berardo Gaspare di cui la figlia unica Antonella si è maritata sotto gli auspici di Alfonso I d'Aragona, ad Inico d'Avalos, che per gloria di tale parentado aggiunse al suo cognome quello della moglie. Peraltro fu lungamente interrotto, nella Casa d'Avalos-d'Aquino, il possesso del marchesato di Pescara. Risulta invero da Ciniinello da Razzano, il quale scrisse della guerra di Braccio da Montone nell'Aquilano, che Pescara nel fili era di libero demanio. Risulta ancora che nell'ottobre del 1435 era tenuto, pel potente capitano Giacomo Caldora, da suo nipote Leonello Accrociamuro conte di Celano, il quale ne fu spogliato per sorpresa notturna da Riccio di Monte-chiaro e Minicuccio dell'Aquila. Lo stesso Caldora, quattro anni dopo, assediò Pescara e la riprese, sinché, nel 1442, re Alfonso non la ridusse nuovamente a regio demanio. Infine da un diploma di Ferdinando I d'Aragona del 1G luglio 14G1 si raccoglie, che prima di tale data la terra, passo e fortilizio di Pescara erano stati in potere di un Francesco de Iticcardis d'Ortona, come succeduto al conte Berardo Gaspare d'Aquino; ina che, essendo ribelle perche voltato alla parte angioina, ne era decaduto e se ne faceva concessione all'Università di Chieti con le seguenti parole: Con-ceilimm, comendaums diefam lerram Piscariae im~ bilalam, silam in dieta provincia Aprutii, cilra et uliva... BUM fortiìiliis seu caslris, domibus, pibitiis, vaxallis, vaxallonim reddilibns, salinis, passu, ijabellis, vectvjalibus, bajulationihus et Banco jusliliae...
Tanta interruzione di possesso rese necessaria per la Casa d'Avalos la conferma del marchesato, e questa ebbe luogo, a seguito di ribellione dell'Università di Chicli, coi diplomi di Carlo V dei 25 settembre 1528 o 29 luglio 1532, negli stessi termini dianzi riferiti della concessione ai Chietini.
Per chiudere il compendio dei ricordi, riferibili al precitato periodo, che fu il più disastroso per la vita di l'escara, resta parlare di pochi altri memorabili fatti.
Nel 1423, dopo terminate le sanguinose discordie tra la Giovanna li e l'aragonese Alfonso, accadde clic il condottiero Braccio da Montone, governatore di Abruzzo, fece proposito di conquistare per sé la signoria dell'Aquila, in attuazione di pretesi patti stabiliti con Alfonso; ed a tale effetto la recinse d'assedio, dandosi ad espugnare le castella d'intorno nel fine di isolarla da ogni soccorso. Ma la fiera ed indomita città oppose lunga ed eroica resistenza: talché Braccio, sorpreso dalla stagione rigida, dovette, scendere con parie delle sue genti a svernare nel Chietino, occupando, tra gli altri luoghi, Pescara con 200 fanti e 400 cavalli. E fu quivi raggiunto dalle truppe regie, condotte da Giacomo Muzio degli Attendoii, soprannominato Sforza; il quale, arrivato alla foce del liunie ,
la mattina del -4 gennaio 1424, risolse, di guadarlo, per non sostare a guadagnarsi il passo colle armi, e (fluidi accorrere più sollecitamente alla città assediata ridotta agli estremi. Ma passando in testa degli armati. onde incuorarli colPcscinpio, gli venne meno il cavallo per l'imperversare delle onde, cadde ed annegò miseramente. Restò celebrata, nota l'Antinori, la foce di questo fiume per l'annegamento di questo illustre capitano, tenuto pel migliore cavaliere di quell'età e non meritevole di sì sgraziato fine.
Nel 1447 Pescara, come gli altri luoghi marittimi di Abruzzo, fu danneggiala per opera di Andrea Lore-dano da Corfù, spedito con quattro galee dalla Repubblica di Venezia, cui re Alfonso aveva dichiarato la guerra. E lo stesso Loredano tornò verso la fine di giugno del 1482 sotlo gli ordini del generale di mare veneziano Vittore Soranzo, clic stava pel papa contro Ferdinando I d'Aragona. Fece sbarcare nella marina abruzzese 800 uomini a cavallo, di quelli in linguaggio illirico chiamati Stradiolli, che percorrevano in breve tempo lunghe distanze predando uomini e bestiame, dando il guasto alle biade e incendiando case e ville. Essi, non arrestati da vermi ostacolo, fecero scorrerie dal castello di San Vito alla rocca di Pescara.
Dal 1500 al 1501 si fecero varie fazioni ; prima per la conquista del reame, ai danni della dinastia d'Aragona, da parte di Spagna e di Francia collegate insieme ; e poi per dissensi intervenuti tra le medesime nella divisione delle provincie. Di seguito, regnando Carlo V e Filippo II, due altre volte la Francia mandò ad invadere il reame dalla parte dell'Abruzzo: la prima nel 1527, capitano Odetto di Foex duca di Lautrec, quando Pescara fu presa ; e la seconda nel 155G, capitano il conte di Guisa, la cui marcia fu arrestata presso Giidianova dal duca d'Alba, quando già la piazza di Pescara era stata ben influita.
Il duca d'Alba, al tonnine di tale fortunata guerra, considerando l'importanza strategica del luogo, ordinò clie le fortificazioni dulia piazza, incominciate sin dal 1510 per ordine di Carlo V, fossero proseguite. «Era stata già questa — narra l'Antinori, sulla fede dell'Andrea, del Vertere del Iìoseo — città importante. Era poi decaduta e ridotta a terra. S'era cominciata per ordine del marchese del Vasto ad accrescere, sulla destra riva del fiume, da Romagnoli e da alcuni merendanti forestieri clic vi fabbricarono di nuove abitazioni; ma con tutto ciò era conosciuta più pel titolo dì marchese clic ne avevano preso tre grandi capitani, che perchè essa fosse di grandezza o d'allra cosa notabile. Non si dubitava però clic non andrebbe ogni giorno crescendo; se il disegno, per ordine del duca d'Alba fatto perche si fortificasse, avesse effètto anche per le abitazioni. Il disegno fu di abbracciare quasi tolto il circuito della città antica, c far cosi passare di nuovo per mezzo a quella d fiume ».
Tale l'origine dell'ultimo fortilizio, abolito con regio decreto 30 dicembre MÌO, il, 3407, c di cui ancora alcune parti sopravvivono. Esso nel frattempo è stato più volte ristaurato e migliorato, da Pietro di Toledo nel 1583, da Filippo 111 e Filippo IV di Spagna, da