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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
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l'arie Quarta — Italia Meridionale
CENNI STORICI
Le origini dell'antichissima Teate (Chieti) seno favolose e il suo storico Girolamo Nicolini (1 Ustoria delta città dì Chieti, Napoli 1057), seguitando altri cronisti, congettura che fosse l'ondata dai Greci dopo la presa di Troja; o da Teli regina dei l'ala-giglii, secondo il Cieco da Forii, ovvero dai compagni di Achille, che la chiamarono Teate da Teti, madre di lui. Fazio degli Uberti cantò nel Dillamondo :
Vidi Teate, dove gii fu il seggio Della madre d'Acliille e solo questo Per testiinon di quel paese cliieggio...
Lucio Camarra, che scrisse De Teate antiquo (Roma 1651), riferisce l'opinione di coloro che la vogliono fondata dai Greci e per avventura dagli Arcadi, come leggesi in Strabene; ovvero dai Felasgi giunti dal Peloponneso e mescolatisi poi con gli Aborigeni, che dimoravano in Cotilia. Dall'esame di queste opinioni e dalle indagini diligenti negli antichi scrittori ei conchiude che « Chieti fu fondata da Ercole o da compagni di Ercole » cinquantatrè anni prima della presa di Troja e quattrocentoquarantaquattro prima della fondazione di Roma. Finalmente il teatino I)e Chiara, nella sua opera Origine e Monumenti delta città dì Chieti, con probabilità assai maggiore ritiene che una colonia, proveniente dalla Magna Grecia e propriamente dalla costa jonica, sia stata la vera fondatrice di Chieti nel 509 av. C.
Da quel che precede chiara apparisce l'incertezza delle origini di Chieti, ma pare si possa con sicurezza affermare che fosse fondata dai Marrucini. Del pari che antica fu splendida al ferino e potente e Silio Italico la disse nobile e chiara in quei versi:
Uerixnnt cui nobile nomai Marntcìim doinus clariinique Teate feiebal.
L'Uglielli la chiama anliquissima Marruccinorum Urbem, ante ipsam Romani condilam; Teodoro Moiinnsen, magna Urbs, ecc.
Come abbiamo visto nell'introduzione alla provincia, i Marrucini (di cui Teate pare fosse l'unica città municipale) combatterono valorosamente fra gli eserciti romani nella Guerra Tarantina, nella Guerra Gallica, nella seconda Macedonica, nella seconda Guerra l'unica e nella celebre battaglia del Metauro. Nò minor parte prese Teate nella Guerra Sociale quando Coriinio, metropoli dei Peligni, divenne, come abbiamo visto in addietro, il centro di quella grande federazione, la quale fu a un pelo di togliere a Roma il primato sui popoli italici e con esso l'impero del mondo antico.
Sotto il dominio romano, Teate, come dimostra il Monmisen, fu municipio e vi fu dedotta una colonia militare; ebbe decurioni, quatuorviri, edili, seviri, augustali ed occupò un posto importante fra tutte le città italiche, come attestano i monumenti suddescritti e le varie epigrafi raccolte dal Camarra, dal Nicolini, da Sinibaldo Baroncini, dal Muratori ed ultimamente, per tacer d'altri, dal Ravizza e dal Mommsen.
Quando i Barbari invasero le Provincie meridionali, Teate fu spogliata intieramente d'ogni prerogativa durante il breve dominio dei Goti. Alarico, duce dei Visigoti, la prese a viva forza, l'innondò di sangue cittadino, la saccheggiò e la distrusse in gran parte. NI meno dolorosa fu la sua sorte quando Odoacre, duce degli Eruli, la assali e spogliò gli abitanti della maggior parte dei loro possessi, in pena della resistenza ostinata clic gli avevano opposta. Die tregua alle sue sciagure il re Teodorico di stirpe ostrogota, il quale la rialzò dalle sue rovine, le guarentì le proprietà, abolì o diminuì alcuni tributi e la pose sotto il governo di un comite. Rinnovò i suoi mali Giustiniano, imperatore d'Oriente, coi balzelli ed una rapace guarnigione greca. 11 siiiiigliante fece Giustino II suo successore, il quale, quando fondò l'Esarcato di Ravenna, affido ad uno dei duci l'aiiimiriistrazione civile e militare della città di Teate.