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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
(30 l'arie Quarta — Italia Meridionale
si stende sino all'Adriatico, sul quale strapiomba talvolta con altezze naturali, come a (Mona, l'unta della Penna, Vasto e altrove. Anche tale zona è profondamente erosa dai fiumi che vi hanno aperto la parte inferiore del loro corso; cosicché a Chieti, per es., havvi un dislivello di ben 300 metri fra la città e la sottostante valle del Pescara.
Viene da ultimo la stretta zona littorale, in media di poche diecine di metri, fra la base dell'altipiano e il mare, tutta costituita da materiali caduti dalle erte pareti dell'altipiano, o da quelli trasportativi dai fiumi o depositativi dal mare. Tale zona si allarga alquanto in prossimità delle foci dei fiumi, ed è percorsa dalla ferrovia littorale adriatica.
La stratificazione di tutti questi terroni è poco disturbata ed in generale pendente a nord-est, cioè verso l'Adriatico: la pendenza in questa direzione è sensibilissima sulla Majella, meno nei terreni successivi, quasi nulla negli ultimi, che vanno sempre più avvicinandosi alla orizzontale a misura che si procede verso il mare.
Valli. — Molte valli solcano in varie direzioni la regione alpestre della provincia di Cliieti, valli percorse da fiumi e ruscelli, nonché affossate da torrenti. Le più estese sommano a dieci, fra le quali primeggiano quelle già citate del Pescara, del Sangro, del Trigno, in comune questa con la provincia di Campobasso. Avanzandosi verso il mare codeste valli si abbassano e dilatano in pianure, le quali dannò origine alla regione marittima, in cui cigolisi ed abbassatisi in dolce declivio colli e poggi, formati di sedimenti marini conchigliacei, cui fanno seguito quelli clic traggono origine da interrimenti di melina, sabbia, ghiaia e marna depositati dai fiumi nelle inondazioni.
Una zona piatta dilungasi e talora allargasi dalla foce del Pescara a quella del Trigno presso la costa adriatica, lungo la quale protendonsi nel mare nove punte, il cui primitivo prolungamento apparisce scemato dalla corrosione delle onde ed in cui sboccano undici fi unii fra grandi e piccoli, ventitré ruscelli e sette torrenti, i quali lasciano talora piccoli stagni che cagionano infezioni atmosferiche. L'impeto dei marosi da nord-est fa piegare il loro corso verso sud-est. Alcuni tratti di tale zona attestano il ritrarsi dell'Adriatico con banchi, pochi metri sotterra, di sabbia e torba marina piena zoppa di testacei e di alghe e con torri erette anticamente lungo la spiaggia ed ora abbastanza lontane da essa.
Fiumi. — Facendo capo da settentrione scorre pel primo nella provincia di Chieti, separandola da quella di Teramo, il fiume principale degli Abruzzi, il Pescara, di cui abbiamo già trattato in principio ed al quale giova qui aggiungere alcuni particolari.
Verso l'estremità della gola di Intermonti, cioè al contatto fra la catena del Gran Sasso e le montagne del Morrone, questo fiume fa il suo ingresso nella provincia, di cui segna fino alla foce il limite nord-ovest: in esso mettono capo ben ventisei affluenti tra fiumi, rivi e torrenti, segnatamente ì'Orte, unito all'Oriento, e il Lavino sulla sponda destra, il Cigno e la Nora sulla sinistra. Il più sovente il Pescara corre in alvei profondi, dai cui fianchi le acque divelsero spesso Sonni massi che ne arrestarono talora per molte ore il corso, sì che, alzandosi, traboccarono, allagando le campagne adiacenti.
Nei bassi tempi ii Pescara era accavalciato da un ponte che congiungeva alle rive un'isoletta, in cui l'imperatore Lodovico Pio fece innalzare il monastero ili San Clemente a Casauria; (la un secondo ponte vicino alla selva di San Valentino, e da un terzo accosto all'osteria di Manoppello: tutti e tre questi ponti erano creduti opere degli antichi Romani, ed il primo si è conservato sino ai dì nostri. Allora il fiume era navigato per lungo tratto entro terra da grossi battelli carichi di mercanzie; e, sino ai primi anni del secolo in corso, la sua foce fu riputata il porto più sicuro dell'Adriatico, dal Tronto a Manfredonia, per lo scambio dei prodotti dei tre Abruzzi con quelli delle Puglie, delle Marche, di Venezia, Fiume e Trieste.
Ben diverso è lo stato odierno del Pescara per i suoi bassi fondi, banchi a fior d'acqua, allargamenti, restringimenti, piegamenti cagionati dagli ammassi immensi di