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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Aquila - Chieti - Teramo - Campobasso
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 379
Mandamenti e Comuni del Circondario di Lanciano
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Fig. 35. — l'entima: Abside della Basilica di San felino.
forma bizzarramente caratteristica ; questa cornice sorregge poi un cornicione a grossi modiglioni che integra l'elegante e svelto edilizio (fig. 35). Le pareti nulla offrono di importante ed erano forse dipinte a fresco anticamente, ma sono ora intonacate ed imbiancate.
Nella suddetta addossata chiesuola di Sant'Alessandro, l'abside, ornato di due nicchie, ha in mezzo un altare isolato su quattro colonnine, sopra due gradini sul pavimento; a destra vi èrnia finestra monotoni rimurata (fig. 3G), ì dipinti che fregiano l'interno dell'abside sono del secolo XIV e rappresentano San Gerolamo, Santa Caterina e Sant'Alessandro con tiara e pallio rosso e con la destra alzata in atto di benedire, mentre stringe un libro conia sinistra; dietro lui due angeli, con ali lunghe e variopinte reggono un baldacchino; davanti due piccole figure in atteggiamento riverente.
Un'urna — che si crede regalata da IJgone de genere Francorum, in un col monastero di S. Benedetto in l'erillis, quando fu accolto nel 1002 in Valva dal vescovo Giovanni — raccoglie le ossa di S. Alessandro papa, come attesta l'iscrizione in versi latini:
Me Alexandri situi, ossa recondita sancii scritta sui gradini dell'altare. Le ossa furono poi traslatate nell'interno della cattedrale, come si dirà qui appresso.
La chiesa di San Pelino, che vedesi tuttora, appartiene all'epoca sveva, e la chiesetta di Sant'Alessandro ha una torre avente per nucleo ufi colombario dell'età romana. Già sin dall'anno 881 la cattedrale, saccheggiata dai Saraceni, fu distrutta in parte; non lievi danni le arrecò, nel 937, un incendio appiccato dagli Origlieri, e nel 1073, il vescovo Trasalendo, figliuolo di Odorisio conte dei Marsi, a richiesta (lei monaci di San Clemente a Cri sa uria, di cui era abate, e del clero di Valva, ebbe la facoltà da Gregorio VII di potere alternare la sua dimora fra San Pelino e San Clemente. Costui rinnovò la chiesa miro opere, come lasciò scritto il cronista di Casalina; ma, carcerato dal conte Ugone di Malinozzetto, ebbe a soffrire non poche sventure.